Christian Iansante: una voce, infinite storie - Martedi' 16.07.2013
«Ho camminato da solo nel grande bosco dei girasoli di pietra e in una bolla di luce di luna smarrita, stanotte ho risvegliato te.
Cadono in autunno i girasoli del mio giardino e una primavera stanca genera nuove pietre soltanto, ma oggi, amore mio, ho imparato da te il suono vibrante della mia voce, ho nella pelle, amore mio, il brivido meraviglioso della mia prima idea».
Questo è l'incipit che apre i concerti di "Opera Seconda in Tour". Ma se sull'album "Opera Prima" la voce era di Valerio Negrini, per la tournée i Pooh hanno scelto un fan d'eccezione: il doppiatore Christian Iansante.
E' lo stesso Iansante ad aver raccontato come ha conosciuto la musica dei Pooh e quali circostanze lo abbiano condotto a dare il proprio contributo al tour:
«C'era una volta un ragazzo di provincia che all'età di 12 anni venne incaricato di ritirare presso un negozio di dischi della sua piccola città, un lp dell'epoca di un noto gruppo musicale italiano. Era il regalo di compleanno che la sua classe aveva fatto a un compagno di scuola. Tornato a casa non resistette e malgrado non fosse di sua proprieta', lo apri' ascoltandolo più volte. Da quel giorno, quel gruppo entrò per sempre nel suo cuore e nonostante il tempo passasse e la sua vita vivesse varie vite, c'era sempre un giorno che non cambiava mai. Il giorno della pubblicazione di un nuovo disco di quel gruppo. Quel momento continuava ad essere un'attesa, un'ansia...una festa! Quel ragazzo ebbe 20 anni, ne ebbe 30, ne ebbe 40 ma per fortuna, quel "giorno" tornava sempre. Passarono molti anni e il ragazzo fece un po' di strada. Diede voce alla radio, alla tv, ai grandi attori della sua generazione. Fece praticamente quasi tutto ciò che si era messo in testa di fare, fino a quando uno di quei famosi "giorni", divenne ancora più suo. Il "sogno bambino" si realizzò'. Quel gruppo che tanto aveva amato e che amava, parti' per una nuova tournée. Uno spettacolo bellissimo, con la presenza di un'intera orchestra sinfonica e un monologo, che apriva lo show, interpretato...da lui. Quando ritirò' quel disco per il suo amico era l'anno 1978 ovvero 34 anni prima e il monologo, quasi per magia, durava esattamente 34 secondi. Un secondo, per ogni anno di emozioni!!! Grazie a Danilo Ballo per l'occasione che mi ha dato e a Roby Facchinetti, Red Canzian e Dody Battaglia per avermi fatto sognare ancora e un po' di più! Non vi ho mai sentiti così vicini!».
Iansante voce e anima l'ha data a davvero tanti personaggi. Uno degli ultimi in ordine di tempo ed attualmente presente nelle sale cinematografiche italiane è Bradley Cooper in "Una notte da leoni 3", attore che ha doppiato anche in altre pellicole, come ad esempio i due film precedenti della serie ed in "A-Team".
Una voce, tante storie, tanti volti. Come ad esempio quello di
Jeremy Renner in "The Avengers", Johnny Depp in "Paura e delirio a Las Vegas", Matt Damon in "Will Hunting - Genio ribelle", Ahmed Best (Jar Jar Binks) in "Star Wars", Colin Farrell in "Daredevil", Jude Law in "A. I. - Intelligenza Artificiale". Solo alcuni esempi nel suo ampio repertorio cinematografico, perché Christian ha doppiato anche per il settore dei cartoni animati, per le serie televisive (Nicholas Brendon in "Buffy l'ammazzavampiri", oppure "Doctor Who" interpretato da David Tennant), per le soap opera, per gli spot pubblicitari, per la televisione e per la radio.
Abruzzese, originario di Chieti, Iansante con la propria voce ha cominciato a lavorarci presto, quando all'età di dodici anni ha avuto il primo approccio con il mondo delle radio libere. Dopo una serie di esperienze con le emittenti radiofoniche di Chieti e Pescara, nel 1990 Christian si è trasferito a Roma.
L'interesse per il doppiaggio è nato grazie al direttore di una televisione di Pescara presso cui Iansante ha lavorato per quattro anni. Christian ha frequentato dei corsi di dizione appena trasferitosi a Roma e, nel corso degli anni, di recitazione quasi tutti basati sul metodo Strasberg, ma fondamentalmente il doppiaggio lo ha imparato in sala, facendolo, esperienza che lo ha condotto a divenire a sua volta insegnante di doppiaggio.
L'attività professionale di Iansante ha preso il via quando ancora si utilizzava il cosiddetto "anello", cioé la sezione di pellicola da doppiare che veniva unita a pellicola bianca e fatta girare nel proiettore. Poi c'è stato l'avvento delle videocassette, per approdare oggi ai DVD ed agli hard disk. L'evoluzione tecnologica ha portato ad una accelerazione nello svolgimento del lavoro: se in precedenza si era in grado di incidere su 3 / 4 piste al massimo con turni composti da 4 persone, attualmente si lavora con la colonna separata, cioé ognuno si dedica in solitaria al proprio personaggio, con il risultato che i tempi dilavorazione sono più rapidi, realizzando in un turno ciò che in precedenza si faceva in quattro. «Oggi si entra, si vede e si fa, perché se non è così, se tu non accetti questo fai un altro mestiere. [...] non c'è più il contatto umano con gli altri, io non incontro quasi mai nessuno nei film che faccio. [...] se vuoi stare a certi livelli, sia che tu faccia il doppiatore, il giornalista, l'avvocato, l'architetto, quello che ti pare, se sei un libero professionista per stare ad alti livelli devi lavorare dodici ore al giorno minimo e devi stare sempre sul pezzo, altrimenti sei fuori dal giro [...]. Mai provato frustrazione quando un attore che avevo doppiato in un film importante e stato doppiato da un altro, è successo con Ewan McGregor». La citazione di McGregor non è stata riportata a caso, in quanto il suo film risalente al 1996 è quello a cui più è rimasto legato: «Sono affezionato a Renton di "Trainspotting" perché è stato il film che mi ha lanciato come doppiatore. Mi ha dato la possibilità, da lì in poi, di coprire dei grandi ruoli».
Nell'ambito dei telefilm, Iansante ha espresso un'altra sua preferenza: «Per esempio mi è piaciuto il Doctor Who, anche perché quell'attore è straordinario». Mentre, tra gli attori a cui ancora non ha avuto occasione di dare la voce , ne cita uno: «Lo dico sempre, è Edward Norton, che non ho mai doppiato, e che trovo molto bravo».
Tornando alle meccaniche del doppiaggio, Christian spiega: «Nel doppiaggio non ci si prepara: a doppiaggio si vede una scena e la si doppia. [...] il doppiatore non si prepara prima, il doppiatore non vede niente prima, il doppiatore non studia nulla prima. [...] nel doppiaggio si arriva, si guarda la scena e si doppia, spesso senza sapere neanche la storia: l'importante, e questo sta al direttore di doppiaggio, è capire che aria tira all'interno di quel contesto scenico. Una scena che dura 2 / 3 minuti può essere divisa in 3 / 4 anelli, sezioni di scena di 30 / 40 secondi. Tu devi fare quello che c'è all'interno di quella scena per il tempo che ti viene chiesto, dopo di che si va avanti. [...] non è che si studia prima di arrivare».
In merito a come vengono assegnati i ruoli ai doppiatori, Iansante ha spiegato che in Italia si decide in base alle caratteristiche peculiari del personaggio, mentre quando si tratta di produzioni americane i supervisor controllano tutto il processo del doppiaggio scegliendo la voce che possiede la frequenza più simile a quella originaria: un personaggio che gli è stato assegnato proprio con tale criterio è stato Sindrome, il supercattivo in "Gli Incredibili". Christian spiega: «È un lavoro di interpretazione, cioé tu devi essere prima attore, poi divieni doppio-attore: se non sei attore puoi avere la più bella voce del mondo, dirai delle cose con un bel suono, ma non arriverai dal punto di vista emozionale se non copri quello stato d'animo, se non c'è quella tensione emotiva, se non c'è la costruzione di quel personaggio attraverso un percorso che non è attoriale. [...] attenzione a non fare la confusione che secondo me fanno in molti: confondere la bella voce con la personalità. In realtà non è la bella voce, è la personalità che ti sta arrivando e siccome tu vieni ammaliato, colpito da quella personalità dici "Oddio che bella voce!"».
Alcune considerazioni in merito ai talent: «Io non sono mai stato contrario a questo tipo di scelta. Non mi sento di criticarla perché è completamente commerciale e la condivido appieno. Se poi parliamo della prestazione è chiaro invece che i talent fanno un mestiere che non è il loro. [...] Sinceramente un talent che fa un film in un anno non porta via lavoro ai doppiatori: saranno cinque ruoli all’anno, mentre il doppiaggio è fatto di migliaia di ruoli all’interno anche di serie televisive, di prodotti radiofonici, di pubblicità, di documentari».
La passione, la professionalità di Iansante per il doppiaggio traspaiono da ogni personaggio cui presta la propria voce. Non sapremo mai quanti attori hanno tratto vantaggio dalla sua interpretazione, magari perché più abili nel metterci la faccia piuttosto che la capacità interpretativa. Dal canto mio posso dire che mi ha fatto amare ancora più personaggi della fiction come Doctor Who o apprezzare l'estrosità di esseri come Jar Jar Binks.
Ma ascoltare Iansante introdurre i concerti dei Pooh è come la chiusura di un cerchio, il ricongiungersi di voci che, anche se in ambito diverso, ho sempre seguito con passione. E questo può solo arricchire il proprio carico di emozioni.
Autore - Michaela