Pooh - 1977 Tour all'estero

1977 Tour all'estero

OTTOBRE
NOVEMBRE
DICEMBRE

Spagna
Svizzera
Germania
Stati Uniti
Paesi dell'Est
Bulgaria - Sofia
Bulgaria - Varna
Romania

Rassegna stampa

11 marzo 1978 - Nuovo Sound - "Ma da che parte sta la verità?", di Stefano D'Orazio

11.03.1978 - Nuovo Sound - Ma da che parte sta la verità?, di Stefano D'Orazio

Riflessioni all'indomani di una tournée effettuata con i Pooh nei Paesi dell'Est. Cosa significa governare? Farsi obbedire oppure orientare le coscienze verso una giustizia individuale e al contempo collettiva?
Ma da che parte sta la verità? Me lo sono chiesto; per tutto il tempo che sono rimasto nell'Est d'Europa. E stavolta, questa domanda, me la sono fatta ancora più spesso che non lo scorso anno, forse perché ho avuto modo di rivedere le cose con maggiore obiettività, con meno entusiasmo e forse ho guardato tra le pieghe di una situazione che a prima vista non riesce e farti avere un quadro vero delle cose.
Sono tornato in Bulgaria e Romania per lavoro, per fare dei concerti e da questo punto di vista è stato tutto molto bello: grande successo, teatri meravigliosi e poi c'era la gente, tanta gente, ma tanto lontana, non per tradizione, per cultura o diffidenza, ma lontana fisicamente: arrivavano quindici minuti prima dell'inizio dei concerti, riempivano in silenzio i cingue-seimila posti dei teatri, e finito il concerto in silenzio ed in fretta risparivano, fuori non rimaneva quasi più niente ed i pochi disposti a sfidare i meno-guindici del loro dicembre, venivano tenuti lontani da efficientissimi poliziotti.
L'unico momento in cui la gente non era lontana era durante il concerto: allora si sentiva il calore, l'entusiasmo, l'affetto che usciva dai loro applausi; la voglia di vivere che sembra abbia paura di affacciarsi dai loro cappotti quando per la strada ti guardano solo un attimo e quasi con timore, nel teatro te la senti gettare addosso e non t1 sembra possibile che quella gente che ti siede davanti, sia la stessa che durante il giorno affolla in silenzio i grandi magazzini.
Di tutto ciò quest'anno mi sono chiesto il perché ed ho cercato di parlare con qualcuno che me lo potesse spiegare; questo non è stato facile non tanto per un problema di lingua, dato che, specialmente i giovani, riescono quasi tutti a farsi capire un po' in inglese, in francese, in italiano, ma proprio per una difficoltà materiale di contattare persone al di fuori di quelle che ci circondavano abitualmente.
"Non si può" te lo senti dire spesso una volta che riesci a stare vicino a qualcuno e cominci a parlare.
C'è una paura di fondo a farsi vedere in giro discutere con uno 'straniero'. Boris è un po' più disinibito degli altri e quindi veniva anche in hotel, lui, dice, non ha molto da perdere, ha perso il suo lavoro tre anni fa, e da allora vive con lo stipendio della moglie, faceva l'interprete, ma probabilmente deve essergli successo qualcosa con i dollari che nell'Est sono richiestissimi perché danno la possibilità di acquistare quelle cose che con la moneta locale non vengono vendute e quindi c'è un grosso mercato nero di dollari, te li chiedono un po' dappertutto, ti fermano addirittura per la strada se vedono una targa straniera e li pagano fino a quattro volte il valore ufficiale; Boris forse ha combinato qualcosa con questa valuta e adesso da tre anni è a spasso, si arrangia dove può quando arriva qualche italiano che non vuole l'interprete ufficiale e intanto aspetta il momento per venir via, sembra che ci abbia provato già un paio di volte ma senza successo.
Parla l'italiano benissimo, tanto che in un primo momento pensavo facesse parte di un gruppo di montatori di macchinari per pneumatici che sono a Sofia per conto di una ditta di Lucca invece è Bulgaro da sempre. Mi ha cominciato a raccontare di come la Bulgaria abbia risentito di quasi mille anni di dominio turco, di come poi verso la fine dell'Ottocento i Russi la liberarono da questa sudditanza che il popolo bulgaro non era mai riuscito ad accettare, di come nei primi del Novecento abbiano dovuto ricominciare tutto da capo: case, strade, scuole non c'era niente, i Turchi non avevano fatto mai nulla per la Bulgaria e loro si trovavano duecento anni non facili da colmare in meno di un secolo, e di come oggi la Bulgaria sia una Nazione. con le sue strutture, le sue città, le sue strade e la sua gente cresciuta di pari passo con il progredire della propria terra e che oggi si guarda intorno e sente il bisogno di muoversi e di partecipare pari passo con il progredire della propria terra e che oggi si guarda intorno e sente il bisogno di muoversi e di partecipare direttamente al 'progresso' del proprio Paese. Ed è qui che Boris e di giovani in genere si sentono castrati, in questa partecipazione.
"È il governo che pensa a tutto, al popolo non resta che obbedire, le leggi non si mettono in discussione, e soprattutto non ci si deve chiedere mai perché".
Queste parole, dette amaramente da un giovane che in qualche modo rappresenta il 'dissenso della gioventù dell'Est', fanno pensare lungamente.
Noi, da questa parte, lottiamo per ottenere la modifica di quelle strutture che il tempo ha reso superate o che la giustizia degli uomini ha reso ingiuste e partiamo con le nostre esigenze esattamente da dove dall'altra parte sperano di arrivare. Il Capitalismo ha fatto le sue scelte e le ha sbagliate, ce ne stiamo accorgendo e le stiamo combattendo; altre scelte ha fatto il Comunismo, scelte che fino a ieri personalmente vedevo come alternativa agli errori di un indirizzo di vita troppo lontano dalla nostra natura, ma che, a loro volta, non si avvicinano alle esigenze di una vita intesa come partecipazione alle proprie scelte.
Sembra un gioco di parole, invece è un po' un mordersi la coda alla ricerca di un sistema ideale.
Cosa significa governare? Farsi obbedire, come accade oggi nell'Est? Oppure orientare le coscienze verso una giustizia individuale e al contempo collettiva perché appartenente a tutti come non avviene in Occidente?
È ingiusto subire la libertà degli altri quando sconfina nella nostra mutilandola, così come è ingiusto aver paura di pretendere di essere liberi. E allora, da che parte sta la libertà? E soprattutto, le bombe di casa nostra, possono aiutarci a trovarla?