Anno 1963
Valerio Negrini e Mauro Bertoli cominciano ad esibirsi nelle balere. A loro si unisce il chitarrista ritmico Orlando Piccinelli, ma sarà una collaborazione di breve durata. Prendono il suo posto Bruno Barraco (chitarrista, bassista, tastierista) e Francesco Vittorio Costa, cantante.
Per pagare le rate della batteria Negrini bazzica nelle orchestre dei locali da ballo. Ottiene il primo ingaggio in un’orchestra a conduzione familiare, guidata dalla signora Beccafichi, sassofonista. Da un ingaggio iniziale come percussionista, sostituisce il marito della donna alle tumbe (una tipologia di percussioni), in seguito alla sua scomparsa.
«Nei primi anni Sessanta Bologna è un po’ la Liverpool italiana: orchestre e gruppi occupano le cantine e si contendono il palco dei locali più in voga. Nella formazione c’erano anche la figlia della Beccafichi, Giovanna, che per un breve periodo sarebbe diventata la mia morosa, il figlio Luigi, che suonava il sax e la batteria, e un barbiere alla chitarra. Quando Beccafichi junior doveva allontanarsi dai tamburi e imbracciare il sax, io lo sostituivo alla batteria. È così che ho imparato a suonare e ho cominciato a sognare un complesso tutto mio. Quella era davvero un’epoca pioneristica, chiunque possedesse uno strumento poteva provarci, non c’era limite ai sogni. Ma io volevo fare qualcosa di più, così proposi a Mauro Bertoli, un ragazzo che aveva una chitarra Fender e al quale la nonna aveva regalato un amplificatore, di metterci insieme». Valerio Negrini
1963, forse - I Golden Star di Bologna: da sinstra Luigi Beccafichi (polistrumentista), la sorella Giovanna Beccafichi (diplomata in pianoforte e arpa), la madre Antonia Poligrossi (bassista), Franco Zazzeri (con la doppia chitarra/basso), Valerio Negrini (alla batteria). Foto dell'archivio di Felice Tonelli. Clicca per ingrandire.