Anno 1969
I Pooh preparano i pezzi per il nuovo album per quindici giorni al "Roxy", il locale di Piazza Duomo in cui sono stati scritturati. "Memorie" arriva nei negozi a maggio, un album concept con cui i Pooh hanno alzato il tiro, ed in cui sono incluse le versioni definitive di parte dei demo pubblicati su "Contrasto" (che non era conosciuto a gran parte dei loro fans per essere stato ritirato dal commercio e non è mai stato considerato dal gruppo come appartenente alla loro discografia ufficiale). Il lavoro presenta ulteriori punti di forza nell’uso dell’organo Hammond da parte di Facchinetti e di suoni particolarmente distorti per le chitarre di Battaglia, che proprio in questo album usa un nuovissimo amplificatore, costruito dall'ex-Pooh Mario Goretti su sue specifiche indicazioni.
«Nonostante tutto ci fecero incidere un altro album, Memorie: noi ci puntavamo molto, era un concept-album che raccontava la vita di un uomo, dal momento in cui nasce a quello in cui muore. Registrammo negli studi della Vedette, gli uffici della casa discografica erano sopra gli studi. Il titolare della Vedette, il maestro Sciascia, ideò un collegamento via cavo, in modo da poter comunicare con noi dal suo ufficio. Però lui poteva parlare con noi, ma non noi con lui. Così ogni tanto arrivava questa voce dall’alto, dava qualche direttiva al tecnico o al maestro Anselmo, l’arrangiatore. Poi riscompariva nel nulla. Forse era un album un po’ troppo ambizioso, non ebbe l’esito che speravamo». Roby Facchinetti
Dall’album viene tratto il singolo "Mary Ann", con il quale il gruppo si classifica ottavo su dieci nel girone B del "Cantagiro", fra gli emergenti nonostante gli ormai tre anni di intensa attività alle spalle. L'esibizione viene trasmessa in televisione ed a condurla è Johnny Dorelli, lo stesso che i Pooh avrebbero trovato al "Festival di Sanremo" del 1990.
È proprio in "Mary Ann" che per la prima volta Facchinetti viene accreditato come autore, mentre per Negrini occorre attendere l'uscita dell'album "Memorie".
I Pooh a Teramo durante la tappa del "Cantagiro".
L’attività live è caratterizzata da un fitto calendario, ma è in pratica finalizzata alla pura sopravvivenza del gruppo, con annessi e connessi che mettono a dura prova la volontà dei Pooh di andare avanti.
Roberto Saggini, figlio e socio di Ivo Saggini, impresario della I.S.R. che procurava gli ingaggi ai Pooh nel periodo:
«Non sempre era facile. I Pooh, ai tempi, suonavano per 350.000 lire nella formula volante, cioè un solo concerto, oppure per 75.000 lire a sera, negli ingaggi da una settimana o più. A volte, per strappare un contratto, occorreva rinunciare al 30 o al 40 per cento del cachet, che finiva direttamente nelle tasche dei gestori delle balere». Roberto Saggini
Durante una serata al "Vun Vun" di Roma, locale che rappresentava l’alternativa al Piper in quegli anni, i Pooh si ritrovano ancora senza batterista nel bel mezzo del concerto. Pensano alla solita irruzione del titolare di turno sul palco, per il volume troppo alto, ed invece non è così.
«Valerio, sudato com’era, sfiorando il microfono cantando si era preso la scossa. E la scarica, potentissima, l’aveva fatto volare dallo sgabello, lanciandolo contro la parete». Roby Facchinetti
«Per un secondo pensavamo ci avesse lasciato le penne. Poi lo vediamo muoversi e imprecare "Maledetto impianto!”. Tutto ok: era il Valerio di sempre!».Riccardo Fogli
Per un periodo i Pooh suonano in una line-up a tre durante quest’anno. Battaglia è riuscito ad evitare il servizio di leva per motivi familiari, ma non un’epatite virale che lo tiene per due mesi a letto. I Pooh ora viaggiano a bordo di un furgone a sei ruote, Fogli ha una Porsche parcheggiata nel garage, ma al di là delle apparenze il gruppo, nonostante le varie difficoltà tenacemente affrontate da quando è nato, si trova per la prima volta in crisi. Un altro singolo, non estratto dall’album "Memorie" ma con due nuove canzoni, "Goodbye Madama Butterfly", non riesce a smuovere la situazione.
«A questo punto iniziò la prima vera crisi dei Pooh. Eravamo al palo. Incredibilmente, dopo il clamore di Piccola Katy, tutto era tornato piatto e difficile come agli inizi. Ci sentivamo pronti al grande salto ma non l’avevamo fatto. Quello che abbiamo imparato in quei mesi difficili è che il successo, una volta che l’hai toccato, devi saperlo mantenere. Ed è l’impresa più difficile. Eravamo delusi, sfiduciati, e faticavamo a far quadrare i conti a fine mese”». Roby Facchinetti
Da sinistra: Dodi Battaglia, Valerio Negrini, Riccardo Fogli, Roby Facchinetti.
«Io forse sono quello che ha sofferto meno di questo periodo di crisi. Si, mi rendevo conto che c’era qualcosa che non andava, che non riuscivamo più a ritrovare la via del successo. Ci eravamo seduti. Era bastato azzeccare una canzone come Piccola Katy, per sperare di poter vivere di rendita. Nessuno forse aveva mai pensato di investire i primi guadagni nel gruppo, per migliorarne le potenzialità. Ci eravamo comprati tutti una bella macchina. Io per primo, che dopo l’ingresso nei Pooh giravo già con una Lancia Fulvia HF, un’auto da rally». Dodi Battaglia
I rapporti con la casa discografica cominciano ad inasprirsi. La Vedette sembra non credere più nelle capacità del duo Facchinetti-Negrini, ora affrancatosi dall’ombra e che firma ufficialmente le proprie composizioni.
«In effetti il successo di Piccola Katy ce lo siamo giocato maluccio. La Vedette non sapeva gestirci. Eravamo in mano a persone che avrebbero dovuto gestire una salumeria, non una casa discografica. Lo stesso era successo a Giorgio Gaber e all’Equipe 84, che infatti se ne erano andati. Noi invece eravamo ancora lì, inchiodati da un contratto triennale che sarebbe scaduto solo alla fine del 1971. Se quel disco lo avesse pubblicato la RCA o la Ricordi, sarebbe stata tutta un’altra storia. Per un po’ siamo andati avanti sull’onda dell’euforia, ma poi l’orologio ha ricominciato a girare all’indietro, e i problemi aumentavano. C’è stato un periodo in cui pensavamo di andare a piantare banane in Guatemala». Valerio Negrini
«Erano arrivati a consigliarci di metterci da parte per affidarci ad altri autori più in linea, dicevano, con i gusti del pubblico». Roby Facchinetti
L’unico tentativo fatto seguendo la linea proposta dalla Vedette, è un singolo pubblicato in pochissime copie limitate, con la canzone "Otto rampe di scale", firmata da Giuseppe Cassia, Bruno Filippini e Roberto Castiglione (quest'ultimo altri non era che Roby Crispiano, loro compagno di disavventura al Festival delle Rose del 1966, con il suo vero nome). Il gruppo per tanto tempo non ha accettato questo brano nella propria discografia ufficiale. Restano a lungo inedite negli archivi della Vedette anche "Non ti sento più", "E poi vedo lei" e "Vulcano spento", probabilmente out-takes di "Memorie" tenute da parte per un eventuale quarto album, insieme a numerose alternate take inedite del materiale registrato nel periodo sotto contratto per la Vedette.
Gli anni ’60 per i Pooh si chiudono con il 31 dicembre ad interpretare "Mary Ann" in televisione ospiti di "Pianofortissimo", mentre un grande punto interrogativo è posto sul loro futuro.
Manifesto pubblicitario di "In silenzio".
Da sinistra: Roby Facchinetti, Valerio Negrini, Riccardo Fogli, Dodi Battaglia.