Nota
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1974
03 gennaio 1974 - Supplemento a Il Monello numero 1 - "Io Proprio Io - I Pooh"
[...] Per questa intervista ci siamo riuniti nella piccola ma accogliente abitazione milanese che Stefano, il batterista, ha ammobiliato con tanto gusto [...].
"Vediamo di fare innanzitutto una piccola storia musicale: come è stato che hai iniziato a suonare?".
"Direi che mi sono accorto quasi per sbaglio di voler cominciare a suonare. Ricordo che nel quartiere dove abitavo, a Roma, eravamo una compagnia che si riuniva tutte le domeniche per ascoltare insieme della musica: erano i primi tempi dei Beatles e dei complessi. A queste feste intervenivano anche delle compagne di scuola, con le quali si cercava di mettersi in mostra. Mi ricordo che nel nostro gruppo c'erano due ragazzi, che suonavano la chitarra ed erano sempre circondati ed ammirati dalle ragazze, perché ad un certo punto della festa prendevano appunto il loro strumento e cominciavano a cantare accompagnadosi. Mi facevano una rabbia incredibile: mi sembravano dei mostri. [...] per non essere inferiore a loro e poter creare dell'interesse anche nei miei confronti, dissi che anch'io suonavo uno strumento e precisamente la batteria. Dissi la batteria, perché ero tranquillo che in quella sede non avrei dovuto dare una dimostrazione delle mie effettive capacità, dato che non c'erano batterie a disposizione [...].
DODY: MUSICA IN EREDITA'
"[...] io vengo da una famiglia nella quale tutti suonano, a partire dai bisnonni per arrivare a mio padre, quindi il fatto che io suonassi, o ne avessi l'intenzione, era una cosa data per scontata. Infatti, a cinque anni, prima ancora di andare a scuola, frequentavo già dei corsi di musica e studiavo la fisarmonica. Così andai avanti, aiutando mio padre nelle sue serate, fino a quattordici anni [...]".
"Quando formasti il tuo primo complesso?".
"All'incirca all'età di quindici anni [...]. Ero sempre alla ricerca di espressioni nuove, e così cambiai più complessi, fino a che arrivai ai Pooh, che a quell'epoca a Bologna erano un mito [...]".
"E che significato aveva per te entrare in un complesso così famoso, anche se per quei tempi solo a livello cittadino?".
"Era un normale progresso musicale, ma niente di più. Anche adesso per me il successo ha una dimensione tutta sua. E' una semplice soddisfazione a livello di riconoscimento musicale e non ha nessun altro risvolto".
"Qual è il periodo della tua vita che ricordi con maggiore gioia?".
"Direi agli inizi dei Pooh, quando, anche se pressati da problemi di sopravvivenza, per cui eramo costretti a dividerci in quattro una scatoletta di carne, eravamo molto uniti, tesi nello sforzo di portare avanti il discorso dei Pooh [...]".
ROBY, IL FONDATORE
"[...] io suonavo il pianoforte quasi per gioco, con un complesso di Bergamo, che si chiamava "I monelli". Girando con loro ebbi modo di conoscere un altro musicista, Pierfilippi, e mi misi con lui. Pensa che io partii da casa dicendo che sarei stato via quattro mesi, ed invece sono passati degli anni. [...] Posso anche asserire in effetti di essere stato il fondatore dei Pooh [...]".
IL "PICCOLO" DEI POOH
"[...] pensi che la tua introduzione nel complesso sia stata una nota positiva o no?".
"Non sta a me rispondere ad una simile domanda, in quanto è il pubblico a dover giudicare. Una cosa è comunque certa, e cioè che ho portato una ventata di giovinezza, di rinnovamento, in quanto, ad esempio, il mio modo di suonare è decisamente diverso da quello che aveva Riccardo: è più giovane, più entusiasta[...]".
13 gennaio 1974 - Alba - N.2 - Pag. 83 - «JUKE-BOX - Gli ospiti: I POOH», di D. S
Ennesimo appuntamento dei Pooh con i propri fans e le classifiche discografiche italiane: sono infatti in testa alle classifiche con il loro ultimo LP «Parsifal», che da tre mesi imperversa sena dar cenno di cedimento. Ed è giusto che sia così, dal momento che con i nove brani di questo 33 giri essi hanno raggiunto il massimo in almeno sei.
Roby,Stefano, Dody e Red questa volta si sono rivolti al tormentato padre di Lohengrin, Parsifal, e non per mettersi in concorrenza con Riccardo Wagner (autore di un celeberrimo dramma musicale con lo stesso titolo), ma per rivolgersi a un predestinato al Mito, per rivolgersi insomma all'eterno puro di cuore (come era appunto Parsifal, cavaliere di re Artù), quel puro di cuore che conquistò il santo Graal e ne diventò il re. Qui gli autori (che sono gli stessi Pooh) all'ombra delle grandi parole e dei grandi simboli candidamente proteggono ricordi, emozioni, dolcezza inconfessata che può dall'inerzia violenta della solitudine. Musica e poesia insomma attraverso il filtro universale dell'amore. Notevoli i brani più belli, «Parsifal» e «Infiniti noi», che circolano anche a 45 giri (Dischi CBS) [...].
07 febbraio 1974 - Qui Giovani - N.6
03 marzo 1974 - Grazia - «Senza festival per la nostra strada»
10 marzo 1974 - Alba - N.10 - Pagina 28 - «Credono ancora in qualche cosa», di Umberto Longoni
Li ho seguiti fin qui, al teatro Impero di Varese per ascoltarli dal «vivo». Il sipario è ancora calato. Genitori e figli incredibilmente uniti almeno una volta nei gusti musicali, aspettano pazienti. Aspettano i Pooh. Un hippy accanto a me, assicura che lui è venuto soltanto per ridere, perché «quei quattro lì» non sanno mica suonare e non sono neppure stranieri. Lo ribadisce come fosse una colpa [...].
Le luci si accendono su Dody che si staglia quasi ascetico e irreale sullo sfondo piatto. Poi, uno ad uno, vengono illuminati dai riflettori. Termina la prima canzone «Infiniti noi», il primo applauso scrosciante. Il ghiaccio è rotto, il pubblico si è già lasciato conquistare: ormai è in loro balia. Quattro voci, quattro anime mirabilmente fuse alla ricerca di una musica intima, del cuore. Non si può restare insensibili alla voce di cristallo di Dody il chitarrista, a quella metallica e calda insieme di Roby l'organista o a Stefano il batterista. Red [...] sembra modulare la voce sulla corda tesa di un violino, in una gara di armonia per scoprire chi trova note più delicate [...].
Cantano le cose di ogni giorno anche se per un attimo hanno ascoltato la musica degli angeli, ma le ali erano troppo fragili. L'amore il sentimento l'amicizia: ecco i temi fondamentali che non toccano mai la banalità, anzi talvolta diventano pura poesia accordata sui violini, arrampicata sulle corde dei violoncelli, esplosa nel tocco romantico del pianoforte. Ne risulta un'armonia delicata che «strappa» dentro, ci fa rivivere sensazioni e ricordi seppelliti nel tempo. Il merio dei Pooh è soprattutto quello di aver scoperto qualcosa di nuovo, proprio in quel filone romantico sentimentale che pochi anni fa sembrava sull'orlo del fallimento. Il beat, la musica pop, underground, sembrano aver lasciato poche tracce apprezzabili su di loro che, come all'estero i Bee Gees, hanno continuato per un'unica strada, convinti di ciò che facevano [...]. Tuttavia, proprio i Pooh, dimostrano che noi abbiamo qualcosa di buono, pur essendo talvolta sminuiti dal pubblico meno intelligente forse perché sono quattro bravi ragazzi che non si drogano, non spaccano chitarre in pubblico, non si abbandonano a stupidi esibizionismi e soprattutto non creano scandali a scopo pubblicitario. Perché credono ancora in qualcosa: a un Dio, a un amore, alla solidarietà umana e non vogliono cambiare il mondo e distruggere la società [...].
«Parsifal»: l'ultimo trentatré giri che ricalca il successo di «Opera Prima» e di «Alessandra», comprende canzoni notevolissime per significato poetico e per talento musicale ed esecutivo. Ecco le note di «Io e te per altri giorni»; «Solo cari ricordi»; «L'anno, il posto, l'ora» [...]. È il canto rassegnato di un uomo che muore tra i ghiacci azzurri, aridi giganti: insensibili e immoti. La sua anima è colma di ricordi: parole, luoghi, persone. Nell'attimo supremo pensa alla casa lontana, alla moglie, al figlio [...]. Qui sboccia in pieno la delicatissima poesia dei Pooh che sublima le semplici cose di ogni giorno. Anche i particolari più banali. Il significato si riallaccia a «Parsifal», la canzone da cui il long-playing prende il titolo: il protagonista si muove sullo sfondo epico dei cavalieri. Destinato a grandi imprese, abbandona le armi sulla sponda di un fiume, preferendo l'amore di una donna alla gloria. La mediocrità umana alla solitudine dell'eroismo. Il messaggio di Parsifal è tuttora valido: la realizzazione dell'individuo non è nella sublimazione di se stesso, ma in valori ridimensionati, umani. Modesti, antichi [...].
19 maggio 1974 - Topolino - Numero 964 - «I Pooh»