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1979
14 gennaio 1979 - Ciao 2001 - N. 1/2 - Pagina 59 - "Pooh/Boomerang - E di ritorno il successo", di Piergiuseppe Caporale
Tredici singoli di successo, dieci album altrettanto noti, sei dischi d'oro, un LP d'oro, miriadi di riconoscimenti nazionali ed internazionali, il tutto in dodici anni di carriera: questo il bilancio, finora, di uno dei gruppi più popolari della musica leggera italiana, i Pooh [...].
Bisogna dire che i Pooh sanno suonare, sanno tenere la scena, sanno destreggiarsi in mezzo a mille problemi di immagine che un gruppo come il loro necessariamente deve sopportare. E' indubbiamente difficile lasciare una strada redditizia come quella loro: con ogni probabilità il fatto di essere nati e di avere sfondato in un momento in cui il mondo dei musicofili si divideva nettamente fra "impegnati" e "leggeri", ha creato sulla loro immagine un crisma di facilità che ben difficilmente potrà essere dimenticato in breve tempo [...].
Il 1978 è stato caratterizzato per i Pooh dall'inizio della svolta: già "Rotolando respirando", l'album dell'anno scorso, il secondo autoprodotto dopo il "divorzio" con Giancarlo Lucariello, recava i primi segni del rinnovamento. Un sound decisamente più internazionale, una ricerca di sonorità al passo con i tempi, e, soprattutto, una parvenza di testi meno ovvi e disimpegnati dei precedenti. Il recentissimo "Boomerang" rappresenta un deciso passo avanti [...]. Il supporto musicale s'è fatto più scarno, meno barocco, anche se la ricchezza degli strumenti usati [...] è sempre tanta: soprattutto ci è sembrato che tutto l'impasto musicale sia decisamente di gusto, raffinato nei colori. Finalmente, poi c'è un certo abbandono dei falsetti, o perlomeno della parte più accattivante di quegli impasti vocali che, con ogni probabilità, erano i più anatemizzati da taluni critici dell'era precedente [...].
STEFANO - [...] ci siamo accorti che il pubblico che veniva ai nostri concerti non era poi quello che acquistava i nostri dischi: parlandone con i ragazzi che trovavamo negli spettacoli ci siamo resi conto che il fatto che nei nostri dischi ci fosse sempre, in più rispetto al prodotto dal vivo, l'orchestra, magari l'orchestrona con tutta la pomposità conseguente, dava al prodotto una sensazione di stantio, di vecchio. A questo punto con "Poohlover" abbiamo tolto l'orchestra ed abbiamo cominciato a fare tutto da noi, per cercare di riportare in disco il nostro sound dal vivo. Con "Boomerang" abbiamo tralasciato anche il resto e cioè ogni tipo di arrangiamento barocco, di sovraincisioni chilometriche: per questo forse c'è un senso più immediato, a volte anche sinfonico, ma in modo differente dai nostri precedenti lavori.
[...] il nostro prodotto è stato sempre al di sopra delle mode: fare qualcosa alla moda è abbastanza semplice, basta ricalcare quello che fanno tutti. I Pooh ancora prima che arrivassi io avevano fatto una loro musica: una musica che può piacere e non, ma che è stata abbastanza identificabile, abbastanza personale [...]. Quello che probabilmente non ha mai capito certa critica è che il pubblico riesce ad accettare tutte le differenti facciate della musica [...].
Una grossa influenza, erano i Bee Gees: devo dire che Roby Facchinetti componeva con un occhio attento a quello che era il suo amore per i Bee Gees. Precedentemente, invece, erano stai i Beatles: uno degli accorgimenti iniziali era infatti quello di gonfiare in sede di arrangiamento le soluzioni trovate dal quartetto di Liverpool per quanto riguardava soprattutto gli impasti vocali [...].
CIAO 2001 - [...] Giancarlo Lucariello: fino a che punto lui è stato responsabile dei vostri suoni, sia in senso negativo che positivo?
STEFANO - [...] c'è stato un certo momento in cui non ci ritrovavamo nelle cose che invece piacevano e continuavano a piacere a Giancarlo e che fino ad allora erano piaciute anche a noi. [...] noi continuavamo ad andare in giro per l'Italia a fare i nostri concerti e ci rendevamo conto personalmente di dove ci divertivamo di più, di quali erano le cose che ci sentivamo più addosso; al limite, di un album, dal vivo non facevamo nemmeno un pezzo, proprio perché non ci divertiva [...].
CIAO 2001 - [...] sono dell'idea che, perlomeno da un paio di album, i Pooh stiano facendo una lenta sterzata. La lentezza dell'operazione è da addebitare alla paura di perdere un certo mercato che voi avete abituato in un certo modo?
STEFANO - A parte questo motivo è anche una precisa scelta. [...] secondo noi le famose musiche alternative non sono altro che un fatto d'élite, anche se in apparenza vogliono sembrare un fatto popolare nel senso più tradizionale della parola e cioè rivolte al popolo. [...] un'Italia che veniva fino a qualche tempo fa dai "Vola colomba" e "Vecchio scarpone" non poteva accettare un discorso all'improvviso del tutto differente. Noi stiamo certamente crescendo come strumentisti, e cerchiamo di crescere di pari passo con la cultura musicale italiana [...]. Noi cerchiamo [...] di proporre il nostro tipo di evoluzione: se fai un salto indietro di cinque anni ti accorgi che "Boomerang" non ha nulla a che vedere con "Opera prima".
Gennaio 1979 - Tutto - Numero 19
Marzo 1979 - Bolero - Pagina 86 - "Per il bel Red Jinni fa piangere Dalia?", di T. B.
Red Canzian, il «bello» dei «Pooh» al quale nessun cuore femminile sa resistere, ha un nuovo amore. Dopo una lunga e turbinosa relazione con una giornalista, lasciata per portare nella sua casa di Albengo, in provincia di Bergamo, la splendida Dalia, un'aspirante cantante; dopo aver detto (sia pure a mezza voce) di voler sposare Dalia per avere da lei un figlio, Red ha trovato un'altra donna. È Jinni Steffan, la graziosa attrice che, tra l'altro, dalla prossima settimana apparirà su «Bolero» insieme con Ugo Pagliai nel fotoromanzo a puntate intitolato «Come il giorno e la notte» […].
Marzo 1979 - Testata sconosciuta
I Pooh, da dieci anni sulla cresta dell'onda, continuano ad interessare il pubblico e non solo quello italiano, come dimostrano le tournées del complesso in molti paesi stranieri, fra cui America, Romania, Cecoslovacchia e Bulgaria. Porta la loro firma anche la sigla della trasmissione televisiva «Racconti fantastici» del regista Daniele D'Anza, liberamente ispirati a Edgar Allan Poe. I brani che introducono tali racconti e che fanno parte di un 45 giri hanno per titolo «FANTASTIC FLY» e «ODISSEY» e a nostro parere rendono molto bene l'atmosfera particolare della trasmissione. (CGD)
Marzo 1979 - Nuovo Sound - Pagina 63 - "Ci piace...", di Klaus
[...] questo 'singolo' che sicuramente esula abbastanza dalla loro corrente produzione. Infatti 'Fantastic fly' ed 'Odissey' (il retro) sono due brani interamente strumentali concepiti per il commento sonoro di una prossima ed importante serie di sceneggiati televisivi intitolata 'Racconti fantastici', per la regia di Daniele D'Anza, liberamente ispirati a delle famose novelle di Edgar Allan Poe.
Non nuovi a questo genere di impresa, ricorderete il tema de 'La gabbia' altro lavoro per la Televisione, i Pooh dimostrano ancora una volta di saperci fare non solo come creatori di immediate melodie ma soprattutto come provetti strumentisti e compositori. Entrati appieno nello spirito di quello che probabilmente sarà la materia televisiva, essi hanno dato vita a due pezzi molto incisivi, molto carichi di contenuto emozionale, riusciti nell'intento di evocare atmosfere orrifiche. Il gioco probabilmente è stato facile grazie al corretto e sicuro uso da parte di Roby Facchinetti (autore di entrambe le facciate del disco) del suo ormai collaudato Polymoog, strumento del quale il tastierista è ormi padrone [...].
Marzo 1979 - Testata sconosciuta - Spazio pubblicitario
Aprile 1979 - Nuovo Sound - Numero 4 - "Pooh Fans Club"
[...] Il tesseramento al 'Nuovo Sound' POOH FANS CLUB è gratuito; basta compilare l'apposito tagliando ed inviarlo alla nostra redazione, corredato da due fotografie formato tessera. L'iscrizione [...] dà diritto a sconti su tutti gli oggetti che il P.F.C. realizzerà, a partecipare ai vari raduni che via via si organizzeranno e alle riduzioni sui biglietti d'ingresso di alcuni concerti dei POOH [...].
[...] vi anticipiamo che tra la fine di maggio e i primi di giugno, si terrà a Roma il PRIMO RADUNO "POOH FANS CLUB" di 'Nuovo Sound' con la presenza dei MAGNIFICI 4 in carne ed ossa [...].
Costo della t-shirt L. 4.000.
Aprile 1979 - Nuovo Sound - Numero 4 - "Ma siamo proprio fatti così?", di Stefano D'Orazio
Catanzaro-Torino 2 Juventus-Bologna 1, non è che se faccio 13 cambio vita, anzi, per me il fatto di fare la schedina è più una tradizione che altro, la faceva mio nonno, la faceva papà e adesso la faccio io; non ho sogni di gloria repressi, io sto bene come sto e... [...].
13 giugno 1979 - Boy Music - N. 23 - Pagina 3 - "I Pooh - Lo sbarco in USA", di Mario Luzzatto Fegiz
Predore, località turistica un po' decadente sulle sponde del lago d'Iseo. Sulle pendici del monte, con la vista del lago [...], sorge una villa bianca [...].
È il ritiro spirituale e musicale di uno dei quartetti più popolari e intramontabili della musica leggera italiana: Dodi, Red, Stefano e Roby, in arte i Pooh.
[...] l'unica persona che assiste i Pooh nel loro eremo è Enzo Di Francesco, che unisce alle doti di ottimo tecnico e creatore di effetti speciali per i concerti del gruppo le qualità di eccelso cuoco e «balia asciutta» dei quattro cuccioli.
L'orario e lo stile di vita dei Pooh che preparano una nuova tournée, un nuovo Lp, e, soprattutto, il grande balzo negli Stati Uniti [...]: sveglia ore 8. Prove nell'apposita saletta del seminterrato dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 19. [...] e dopo cena tutti a nanna [...].
«La chiave del nostro ambizioso progetto», spiegano, «ha un nome: Teddy Randazzo, già produttore di Sinatra, della Streisand, di Neil Young. È con lui che intendiamo avviare il discorso "americano" dei Pooh».
Cosa intendete per «discorso americano»?
«La nostra carriera è stata caratterizzata da numerose tournée all'estero: ci siamo esibiti con successo in Bulgaria, Cecoslovacchia, Romania, Urss, Francia e Spagna; siamo stati per ben tre volte negli Stati Uniti e in Canada. Ma in questi ultimi paesi, che rappresentano situazioni artistiche e di mercato tra le più stimolanti, abbiamo dovuto limitarci al circuito italo-americano. Adesso desideriamo confrontarci con il "giro grosso", quello dei big».
[...] Oggi i Pooh possono vantarsi d'essere il primo complesso ad aver lanciato negli spettacoli dal vivo la tecnica dello show. Come è nata questa svolta artistica?
«È cominciata nel 1973, insieme a Parsifal, che ha rappresentato per noi l'abbandono del melodico italiano per cercare una linea di rock sinfonico. C'era bisogno di qualcosa che sottolineasse queste nuove sonorità e allora ci procurammo due lanciafiamme, di quelli militari a gasolio che producevano fiamme alte una decina di metri. Con questo rudimentale artificio rischiavamo ogni volta di finire arrosto, bucavamo i tetti dei teatri, però l'effetto sulla gente era sconvolgente. Cosicché ci improvvisammo artificieri e cominciammo, prima degli spettacoli, a predisporre polveri e materiale pirotecnico per il gran finale. E, sempre con la paura di finire allo spiedo, riuscivamo a ottenere dei finali sempre più esaltanti».
Quando abbandonate, come fate sempre più spesso, il repertorio dell'amore per toccare temi più impegnati, come quello del «diverso», ritenete di poter essere credibili?
«Sì, perché il nostro discorso non punta sul politico, ma parte dal personale che fra l'altro adesso è anche molto di moda...».
Qual è la critiche che vi fa arrabbiare di più?
«Quella di chi considera il successo dei Pooh un colpo di fortuna, un fatto casuale. Noi sulla musica e per la musica 365 giorni all'anno [...]».
E la cosa che vi preoccupa di più al vostro interno, perché può costituire una minaccia alla stabilità del gruppo?
«Chi si rilassa e non collabora oppure chi mescola gli affari privati o di famiglia con il lavoro. Ma si tratta di semplici ipotesi. Non è mai successo».
[...] Mentre andiamo in macchina i Pooh sono occupati nella registrazione dei film promozionale prodotto dalla CGD, la loro casa discografica. Il regista del film è Ivan Falardi [...]. «È un lavoro grosso che durerà parecchi mesi», ci ha dichiarato Falardi, «Io intendo muovermi nel maggior numero di situazioni possibili con il gruppo. I Pooh hanno anche la possibilità di recitare in alcune riprese mentre in altre verrà filmato l'ultimo spettacolo in questi mesi in allestimento in un piccolo centro di provincia» [...].
Giugno 1979 - Katiuscia, pagina 37 - "Pooh", di Marina Morra
Non c'è che dire, un orsacchiotto può veramente funzionare come portafortuna, specie se si chiama POOH e se presta il suo nome ad un quartetto di ragazzi [...]. Nella città dove suonano sono sempre preceduti da 3 camion TIR, con le gigantesche scritte "POOH", da un rod manager e da una moltitudine di tecnici super specializzati, tra i quali Pasquale Di Lauro sul palco e Osiride Gozzi alla consolle. I Pooh possiedono un palco gigantesco perfettamente smontabile, furono i primi in Italia ad usare il raggio laser, i fumi, i fuochi e le luci un po' particolari, tutto ciò più una ricercatissima scenografia fanno di questo gruppo delle vere star dell'"easy listening" italiano [...].
Stefano D'Orazio è l'unico romano, ha 31 anni ed è fissato per l'arredamento, si può dire che trascorra tutto il suo tempo libero arredando e disfando case. Cambia spesso abitazione, attualmente sembra aver trovato pace in due case, una fuori Roma, l'altra a Bergamo, nello stesso palazzo dove vive anche Red [...]. Ha un'incredibile collezione di elefanti, finti naturalmente, ed è difficile reperirne di nuovi. Si racconta che questa collezione sia posta sopra il suo letto e che spesso viene usata per i suoi... flirt. Si scrive ogni cosa, appuntamenti, idee, proposte, su una grossa agenda che poi regolarmente perde nei momenti di bisogno. Ma oltre agli appuntamenti Stefano ama scrivere racconti ed impressioni personali [...].
Dodi Battaglia, nato a Bologna nel 1951 da una famiglia di musicisti, è il più introverso, il più silenzioso, ogni sera va a letto con la sua chitarra. Nonostante siano 13 anni che suona questo strumento, Dodi studia sempre e si esercita in continuazione, ottenendo nei suoi concerti degli splendidi risultati. Difficilmente parla troppo e quando fa un complimento è perché lo pensa veramente [...]. Red Canzian, nato nel 1952 a Treviso [...]. Il suo amore per la musica nacque molto presto, a soli 13 anni aveva già un gruppo, "La prima volta che vidi una chitarra elettrica - ricorda Red - fu per me una cosa stranissima... la guardai da vicino e nacque il grande amore; forse perché era rossa, bella, lucida... mi elettrizzai a tal punto che volli farla suonare subito". Pluristrumentista, suona infatti il basso, la chitarra, il violoncello, Red ha un secondo amore: la pittura, in cui riesce assai bene. Quando è libero Red ama dipingere, nella sua casa bergamasca, quadri naif avvolto in kimoni di seta rossa, crea fantasiosi paesaggi in compagnia di Delia, sua ragazza da parecchi anni [...]. È il più agitato sul palco, il più istrione, mentre accarezza il suo basso, incide sulla folla con accordi pieni di gusto ed una serie di sorrisi che eccitano le sue elettrizzate fans [...]. Roby (Camillo) Facchinetti, nato nel 1948 a Bergamo [...]; è l'unico superstite della vecchia formazione dei Pooh. È un po' il capo musicista del gruppo, è lui che firma tutte le musiche dei Pooh, attualmente sta per diventare papà per la terza volta [...]. La caratteristica di Roby consiste nei suoi azzurrissimi occhi [...]. Ama molto il calcio, è tifoso dell'Atalanta, se potesse andrebbe a pesca o a cercare funghi, ma non ha molto tempo libero, vive praticamente sul suo pianoforte alla ricerca di nuovi temi. È detto dagli altri Pooh "Asola" perché attacca sempre dei "bottoni" con interminabili discorsi, a Roby piace infatti fare lunghe chiacchierate, conoscere dei segreti e dare consigli.
Ci sarebbe ancora un quinto Pooh, non compare sul palco ma firma tutti i testi delle loro canzoni, che risponde al nome di Valerio Negrini [...]. Anche lui papà di una bella bambina, Alice, nessun Pooh ha avuto un maschio, è il più scatenato e il più satirico; niente sfugge alle sue ironiche frecciate [...].