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1976
25 novembre 1976 - Corrier Boy - N°47 - Pag.45 - "I Pooh alla scoperta dell'America", di Lucia Castagna
Dopo due anni di assenza, I Pooh sono tornati in Hit Parade. Il loro successo attuale si chiama «Linda» ed è arrivato nelle prime posizioni in classifica a neppure un mese dall'uscita del disco. Una vera, magnifica sorpresa che ha accolto i quattro ragazzi al ritorno da una fortunata tournée nei paesi dell'Est, dove hanno raccolto consensi e manifestazioni di simpatia indescrivibili. E adesso sono a casa, ma solo per pochi giorni, e poi di nuovo le valigie pronte e via ancora, questa volta verso l'America, dove terranno una serie di concerti nei più importanti teatri degli States [...].
- [...] "Linda" rappresenta un po' il nostro nuovo modo di essere, la nostra nuova fisionomia. Infatti, è il primo disco che abbiamo prodotto da soli, noi quattro e basta, senza giudizi e indirizzi esterni, cercando di ritrovare la nostra freschezza e le nostre capacità musicali che ultimamente erano state un po' mortificate da certe scelte... involutive. Insomma, la linea vagamente sinfonica e classicheggiante che stavamo seguendo poteva rivelarsi, alla lunga, anche pericolosa, e abbiamo sentito il bisogno di cambiare, di ritornare noi stessi, anche se arricchiti da anni di esperienze. In questo senso, "Linda" si inserisce nella linea melodica di "Tanta voglia di lei", che è ancora il pezzo con cui il pubblico ci ricorda con nostalgia.
Prima di "Linda", qual è stato l'ultimo pezzo che vi ha visti in classifica?
- "Infiniti noi", ed è stato due anni fa. Poi, comunque, ci sono stati "Se sai, se puoi, se vuoi", e "Per te qualcosa ancora" e "Ninna nanna" che sono rimasti moltissime settimane a Dischi caldi, proprio a un passo dalla Hit Parade [...].
"Linda" fa parte del vostro recente longplaying "Poohlover". Che cosa vi ha spinto a scegliere questo pezzo come 45 giri?
- La sua immediatezza, il linguaggio fresco e orecchiabile, il fatto che, mentre incidevamo l'album, tutti i tecnici e le persone di passaggio che capitavano in sala, continuavano a canticchiarlo. E crediamo di aver fatto una scelta giusta, visti i risultati [...]. Tutto l'album, comunque, è molto valido, e lo dimostra il fatto che è nelle primissime posizioni di classifica dei 33 giri. Ci abbiamo messo un anno per realizzarlo, scegliendo continuamente i pezzi, selezionandoli, arricchendoli, pensando agli arrangiamenti, alle sonorità, all'impasto vocale, ai testi, cambiando le cose che non ci convincevano, ricercando nuovi effetti... [...]. Il nostro "Poohlover" è piaciuto molto, anche perché, nell'ambito del longplaying, abbiamo potuto sviluppare tutto un nostro discorso musicale con un linguaggio più ampio. Ci sono dei pezzi molto importanti, come "Padre del fuoco, padre del tuono, padre del nulla" o "Uno straniero venuto dal tempo", e poi immagini suggestive e poetiche in "Pierre" e "Tra la stazione e le stelle" e "Gitano", e poi il divertente "Fare, sfare, dire indovinare" e il nostalgico "Io sono il vento e quel giorno ero là"... insomma, tante situazioni, tante sfaccettature di una realtà che ci circonda e che noi abbiamo cercato di rivestire di musica e di poesia.
Il successo di certi cantautori, oggi, è soprattutto basato sui loro "messaggi" politici. Non credete che vi si potrebbe accusare di poco "impegno", a questo livello?
- Noi crediamo che si possa fare un discorso politico anche senza parlare di bandiere o colorazioni. Se noi ad esempio, raccontiamo la storia di "Pierre", che è un ragazzo diverso, un emarginato, e gli diamo la nostra stima, la nostra solidarietà umana, è senz'altro una presa di posizione nei confronti di una società che ancora esclude i tipi come lui... Insomma, si possono dire le stesse cose in tanti modi diversi, e noi abbiamo scelto quello dei suoni più dolci, più gentili, più immediati e quindi più facilmente recepibili dal grosso pubblico. Perché, in fondo, se voglio dire delle cose, è bene che le capiscano tutti e non solo una ristretta élite di intellettuali...
Siete appena tornati da una tournée nei paesi dell'Est. Quali sono state le vostre impressioni?
- Stupende. Anche se può sembrare retorico. Ma fa sempre un certo effetto suonare in un teatro dove ci sono seimila persone ad ascoltarti, in religioso silenzio, e alla fine le ragazze salgono ordinatamente sul palco a regalarti dei fiori e nei loro occhi leggi tutta quell'ammirazione che magari non sanno dirti a parole... sì, conserviamo della Romania e della Bulgaria dei ricordi dolcissimi, e abbiamo già dei discorsi aperti per una nuova tournée l'anno prossimo, oltre che una distribuzione e diffusione di tutti i nostri dischi. [...] quasi appena il tempo di rifare le valigie e poi saremo in America, dove ci tratterremo per circa un mese. [...] terremo una serie di concerti proprio per gli americani, e non per i soliti oriundi o emigranti a cui troppo spesso ci si rivolge nelle tournée all'estero. D'altra parte, il 1977 dovrebbe essere l'anno della nostra affermazione internazionale: in America uscirà un nostro 33 giri tutto inciso in inglese, e poi ci aspettano la Francia, la Spagna e il Giappone.
I Pooh quest'anno festeggiano il decennale della loro nascita. Quanto tempo credete di poter restare ancora ai primi posti della popolarità?
- Speriamo altri dieci anni, almeno. E lo speriamo perché il nostro lavoro ci piace, perché cerchiamo di migliorarci sempre più, di offrire al pubblico sempre qualcosa di nuovo e di più valido [...].
Dicembre 1976 - Grand Hotel - Pagina 77 - "Niente rabbia ma tanta voglia di lavorare", di M. A.
I «Pooh» stanno vivendo una stagione ricca di successi e di impegni. Mentre il loro ultimo 45 giri, «Linda», trionfa in «Hit parade» e il long playing «Poohlover» sale sempre più nella classifica delle vendite, loro si preparano per la lunga tournée americana che li vedrà nei maggiori teatri statunitensi. Poi, a fine anno, giusto il tempo di fare un brindisi al 1977 con le rispettive famiglie, e poi via ancora, a preparare il nuovo spettacolo che, da febbraio, porteranno nei più grandi teatri italiani [...].
Ascoltando le vostre canzoni, qualcuno potrebbe muovervi l'accusa di scarso impegno sociale o politico, oggi così di moda per certi cantautori...
«Secondo noi, la canzone non deve essere un comizio, un discorso riservato a pochi intellettuali che il più delle volte fingono di seguirlo e di accettarlo solo perché è un fatto di moda. Molto spesso ascoltiamo delle cose assolutamente ermetiche, a cui tutti si sforzano di attribuire significati profondi e concettuosi, e magari chi le ha scritte è lontano migliaia di chilometri da quelle interpretazioni... E poi, che cosa vuol dire la parola "impegno"? In fondo, chiunque faccia qualcosa, a qualsiasi livello, deve per forza impegnarsi: niente nasce dal nulla. Comunque, per tornare a noi, crediamo di aver fatto sempre delle cose di un certo decoro, e anche nella nostra ultima produzione affrontiamo dei temi abbastanza attuali e scottanti, come quello della prostituzione in "Tra la stazione e le stelle", e quello degli emarginati in "Gitano". Certo, lo facciamo nel nostro stile, con una certa dolcezza di linguaggio, con una certa ricerca poetica, ma è sempre affrontare certi problemi...» [...].