Nota
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Anno 1990
26 gennaio 1990 - Grand Hotel - N. 6 - "La prima volta dei Pooh"
«Abbiamo presentato "Uomini soli", la canzone che dà il titolo al nostro nuovo album, alla commissione del Festival di Sanremo: speriamo che venga accettata». Con queste parole i Pooh si sono divertiti a commentare la loro «incerta» partecipazione alla manifestazione canora alle telecamere di «Fantastico» e sulle pagine dei giornali, instillando il dubbio di poterne essere esclusi! Divertente davvero, se si pensa che l'organizzazione deve aver insistito molto per averli [...]. Senza contare che Roby, Stefano, Red e Dodi giuravano, fino a ieri, che mai avrebbero partecipato; perché, dunque, hanno cambiato idea? «Perché si canta e si suona dal vivo, e poi perché dalla musica abbiamo avuto tutto», spiega Stefano D'Orazio, «milioni di fischi venduti, stadi col tutto esaurito, premi e benessere economico garantito anche ai nostri nipoti! È ora di fare qualcosa di nuovo, di rischiare un po', di lanciare una sfida. Qualcuno lo doveva pur fare...».
È chiara l'allusione agli altri "mostri sacri" della canzone italiana, quelli che, appena si sentono «arrivati», sputano veleno sul Festival. Se questi personaggi dessero una mano, andando a Sanremo, a valorizzare la tanto criticata rassegna canora, si aprirebbero rosei orizzonti anche ai nuovi talenti. «E poi c'è l'abbinamento con gli artisti stranieri, che contribuirà a diffondere all'estero la buona musica italiana. A noi non servono conferme», proseguono i Pooh, «per questo abbiamo scelto la canzone meno adatta ad un festival, il cui tema è la solitudine». Ed è vero; per vincere avrebbero potuto contare sul loro nuovo singolo, «Donne italiane», talmente bello, furbo e ammiccante da riuscire a conquistare facilmente le platee femminili. Quello a cui tengono maggiormente, invece, è il nuovo album, che uscirà il 1° marzo, seguito da una breve tournée ad aprile. E il loro nuovo video, il primo girato in Italia con la tecnica dell'alta definizione [...].
Gennaio 1990 - Sorrisi e Canzoni TV - "Da vent'anni non siamo soli", dei Pooh
I Pooh al Festival di Sanremo. E Perché no? Certamente in ventidue anni di lavoro insieme non avevamo mai pensato a una eventualità del genere, ma stavolta noi ci siamo sentiti attirati da un'esperienza di questo tipo, da un'emozione che non avevamo mai provato.
L'interesse è nato anche dal fatto che abbiamo creduto nell'impostazione che l'organizzazione vuole dare alla manifestazione: tanta musica, rigorosamente dal vivo, e uno spazio dedicato agli stranieri "al servizio" della musica italiana e non come esclusiva passerella promozionale per i loro prodotti.
[...] Altra cosa che ci ha interessato, l'attenzione che verrà riservata ai giovani. Secondo noi non è giusto che le loro esibizioni vengano trasmesse in TV in orari di scarso ascolto perché proprio questi ragazzi saranno i protagonisti della realtà musicale italiana dei prossimi anni e hanno tutti i diritti di essere ascoltati dal grande pubblico.
[...] Alla vittoria non pensiamo, una volta tanto facciamo nostra la frase di sapore olimpico. L'importante è partecipare. E siamo sinceri. La musica ci ha dato tanto, compresi grandi ed esaltanti successi: perciò non andiamo a Sanremo perché ci serve una verifica. Ci andiamo, in realtà, perché siamo molto soddisfatti del nostro nuovissimo album, "Uomini soli", che è anche il titolo del brano che presenteremo alla gara.
[...] "Uomini soli" è un album dedicato a tutti, e un po' anche a noi stessi. L'uomo solo può essere chiunque: il manager arrivato, l'artista, il ragazzo in cerca della sua strada, il marito in crisi con sua moglie, l'innamorato. Ma oltre a frammenti di vita quotidiana abbiamo anche affrontato la voglia di libertà che anima ogni essere umano, con precisi riferimenti a fatti legati all'attualità e al periodo storico che stiamo vivendo.
[...] Per tutto questo ci è stato di valido aiuto un giovane arrangiatore, Emanuele Ruffinengo, che ha ventisette anni [...].
02 febbraio 1990 - La Repubblica - Pagina 34 - "Festival con Dee Dee voce nera per i Pooh", di Laura Putti
I Pooh si sono innamorati, tutti della stessa donna. Lei è nera, bella, esuberante, ma soprattutto ha una gran voce. Si chiama Dee Dee Bridgewater [...]. Il nostro più famoso gruppo pop e la cantante faranno coppia al Festival di Sanremo che quest'anno riproporrà la vecchia formula di un italiano e uno straniero in gara con la stessa canzone, stavolta però tradotta in inglese per l'ospite.
[...] i Pooh [...] le hanno mandato una cassetta a Parigi, dove risiede dall'86 (pur essendo nata a Memphis) da quando lì ha interpretato la parte di Billie Holiday in "Lady Day", un musical sulla vita della mitica cantante nera. Sul nastro era incisa "Uomini soli", la canzone (Facchinetti-Negrini) che i Pooh canteranno a Sanremo [...].
"Perché avete deciso di andare a Sanremo dopo 24 anni di carriera?" chiede lei. "Perché abbiamo aspettato l'edizione del festival che ci piaceva di più" risponde Canzian. "Abbiamo aspettato che il Totip e i suoi votanti scomparissero, che il playback fosse abolito e con lui tutti quei meccanismi poco chiari che da anni caratterizzavano il festival". E lei, signora Bridgewater, perché ha deciso di partecipare [...] e perché con i Pooh? "Perché la canzone che mi hanno mandato mi è piaciuta moltissimo: parla di solitudine e di sensazioni che tutti nella vita prima o poi proviamo". Ora lei stessa tradurrà il testo in inglese, conservando, anche se arrangiata secondo le sue esigenze, la stessa musica [...].
24 febbraio 1990 - TV Radiocorriere - Numero 8 - Pagina 24 - "Andiamo cantiamo vinciamo", di Mario Gamba
[...] La gara di cui si parla è il Festival di Sanremo. E i Pooh ci vanno per la prima volta in venticinque anni di carriera [...]. Il motivo per il quale non ci sono mai andati prima è che a un certo punto il loro circuito e quello festivaliero non si sono più intrecciati[...].
«Con la Sanremo delle canzoni a base di cuore e mamma, sì», sostiene Stefano D'Orazio. Fecero un tentativo nel 1970 ma li bocciarono in fase eliminatoria perché in quel momento passavano per eretici. Colpa di una loro canzone, "Brennero 66", che era stata colpita dagli strali della censura.
[...] Hanno preparato una canzone che [...] ha tutte le caratteristiche per conquistare la prima posizione al Festival del Palafiori.
Si intitola "Uomini soli". Certo non parla né di cuore né di mamme, ma è piena di sentimenti nobili, sia pure sul versante «del disagio e del dissenso», è cantata col cuore [...] in mano da quattro voci tenorili moderne, è sontuosa nell'arrangiamento, chiama l'applauso verso la metà e poi alla fine.
«Noi non abbiamo mai pensato di confezionare la canzone giusta per Sanremo», dice Red Canzian. «Per intenderci: la canzone di tre minuti che si deve canticchiare dopo averla sentita una sola volta, la canzone nella quale dopo quaranta secondi scatta l'inciso possibilmente con apertura di braccia del cantante sul palco».
[...] La struttura della canzone è un po' più complessa delle solite sanremesi [...].
«Quando ce l'hanno proposto, di andarci, ci è venuto da ridere», assicura Canzian. «Poi cia abbiamo riflettuto. Ci siamo detti: quest'anno cambia il sistema di votazione; si suona dal vivo. Cioè in una situazione a cui noi abbiamo sempre tenuto, tanto è vero che abbiamo rifiutato non so quanti "Fantastico" e "Domenica in..." pur di non suonare in playback; poi c'è l'abbinamento con gli artisti stranieri, che cantano nella loro lingua, quindi più credibilmente di quando, in passato, li facevano cantare in italiano [...]».
Dodi Battaglia [...]: «Ci chiedono tutti come ci comporteremo nella bagarre, in mezzo alle beghe, alle risse, alle polemicucce. Io spero proprio che ne resteremo fuori».
[...] risponde Red, «il nostro rapporto col WWF continua, la copertina del nostro prossimo album, che si intitola anche lui "Uomini soli", sarà ancora in carta riciclata. Restiamo ambientalisti ferventi» [...].
Nell'abbinamento all'artista straniero la linea che sono riusciti ad imporre è: altissima qualità. Infatti la loro canzone sarà cantata (in americano) dalla superlativa Dee Dee Bridgewater, una delle migliori voci «soul» della generazione recente.
E dopo Sanremo? Un videoclip in alta definizione, il primo in Europa ad essere girato con questa tecnica. Riferimento sonoro della trama: "Uomini soli", naturalmente. Sarà pronto appena finito il Festival. Poi gli Stati Uniti [...].
24 febbraio 1990 - Testata sconosciuta - "I Pooh a Sanremo sono già vincitori", di Paolo Zefferi
Gianni Ippoliti ci riprova. Già lo scorso anno il presentatore di «Provini», di «Dibattito» e dei «Grandi sceneggiati» aveva, ben prima dell'inizio del Festival di Sanremo '89, proposto il suo «Speciale» sulla vittoria di Anna Oxa, che poi si è puntualmente verificata. [...] raccoglierà i suoi ormai famosi collaboratori con in testa l'opinionista signor Clemente, per «Sanremo speciale dibattito: perché hanno vinto i Pooh».
Inoltre avrà con sé le ipotetiche prime pagine di domeniche 4 marzo: «A Sanremo hanno vinto i Pooh», titola il Corriere della Sera, «Trainata dai Pooh la borsa in ripresa», è invece l'articolo di prima pagina del Sole 24 Ore, mentre un «fondo» di Scalfari prospetta «L'ombra di Berlusconi sul Festival». Occhetto, dalle colonne dell'Unità, afferma che «È urgente cambiare il nome del gruppo vincitore», con Intini e Martelli che, sull'Avanti!, ne approfittano per puntualizzare le rispettive posizioni.
Naturalmente è tutto uno scherzo [...].
26 febbraio 1990 - Avvenire - "I Pooh hanno già vinto, tutto il resto è kermesse", di Paolo Taggi
[...] Da anni la certezza del vincitore di Sanremo trova conferme puntuali, mai un'eccezione a incrinare le previsioni della vigilia [...].
Febbraio 1990 - Testata sconosciuta - "Pooh, debuttanti ...e vincenti?", di Ernesto Assante
[...] «Vogliamo dare un segnale», dicono Stefano D'Orazio, Dody Battaglia, Roby Facchinetti e Red Canzian, «ci abbiamo ragionato su molto bene e molto spesso prima di fare questa scelta, ma ci sembra importante che, in una situazione di mercato come quella italiana, dove la maggioranza dei dischi venduti è straniera, cercare di rimettere in moto quelle occasioni in cui il grande pubblico si accosta alla musica prodotta nel nostro paese». Come mai, allora, non avete partecipato negli anni precedenti? «Perché Sanremo è sempre stata innanzitutto promozione, cosa della quale non avevamo davvero bisogno, soprattutto in una situazione in cui, comunque, il prodotto italiano veniva penalizzato e che non corrispondeva alla musica che poi si suona e si ascolta in Italia tutti i giorni. Poi c'era il playback e soprattutto, poi, il meccanismo delle votazioni con la cartolina Totip, che distorceva completamente l'ottica del festival, perché non si può chiedere a 18 milioni di telespettatori di rappresentare il pubblico della musica in Italia, che è molto più ristretto. Ad ottobre ci hanno proposto un festival diverso, tutto dal vivo, lontano dal Totip e ci è piaciuta l'idea di creare un precedente e di spingere magari altri artisti a riappropriarsi del Festival».
Ma Sanremo serve davvero alla musica italiana? «La situazione in Italia, per la musica, è molto difficile, non va fotografata solo quella dei soliti quattro o cinque grandi nomi, ma è il mare dei personaggi più piccoli e soprattutto dei giovani che vive in condizioni difficili. Tra gli artisti in Italia non c'è confronto, ci si incontra e si parla solo quando gioca la nazionale di calcio dei cantanti; non c'è una legislatura che tuteli la musica italiana, abbiamo una televisione dove ogni trasmissione chiede solo i personaggi famosi perché fanno audience e che non offre nessuno spazio ad un giovane che vuole farsi conoscere ed emergere. Negli altri paesi, poi, c'è un forte protezionismo, si cerca di favorire in tutti i modi la produzione nazionale, il sindacato dei musicisti funziona e garantisce la possibilità a chi suona di poter vivere lavorando, mentre qui in Italia non ci sono prospettive e fare il musicista è come essere uno zingaro. E poi ci sono le case discografiche, praticamente tutte multinazionali, che fanno più soldi stampando i dischi degli stranieri che non investendo in personaggi nuovi che è difficoltosissimo far affermare. In questo quadro Sanremo così com'era davvero non serviva a nessuno, era il festival degli impresari e non di quelli che fanno canzoni e lo è ancora in parte oggi. Solo che quest'anno i presupposti, sulla carta, potevano essere vincenti [...]».
Come vi sentite nella posizione di quelli che vengono già dati per vincitori? «È imbarazzante [...]. Ma adesso se non vinciamo sembriamo stupidi e se vinciamo si dirà che è stato tutto organizzato prima, crediamo, insomma, che tutto questo ci faccia più male che bene».
04 marzo 1990 - Telepiù - "Tutto Sanremo"
04 marzo 1990 - Testata sconosciuta - "Sanremo ha scelto i Pooh, seconda è la canzone di Toto Cutugno", di Mario Luzzatto Fegiz
I Pooh, abbinati alla cantante Dee Dee Bridgewater, con la canzone «Uomini soli», hanno vinto il 40° Festival della Canzone Italiana. Al secondo posto Toto Cutugno, con «Gli amori», che ha trionfato anche grazie alla splendida versione inglese di Ray Charles. Al terzo posto Mietta e Amedeo Minghi, con «Vattene amore».
Con un verdetto in gran parte prevedibile è così calato il sipario su un festival musicale dove gli artisti cantavano (e steccavano) dal vero, dagli archi, dalle trombe e dal coro usciva musica vera (bella o brutta) [...].
Per riportare il festival agli antichi rituali, ma con i suoni di oggi, ci sono volute però proprio sofisticate tecnologie di ripresa e di produzione musicale computerizzata (come in sala di registrazione). E, soprattutto, ci sono voluti i tanti miliardi stanziati dalla Rai (chi dice 4 chi 11) e la determinazione d'un personaggio pittoresco e fino a ieri sconosciuto come Aragozzini, che, combinando gusto del rischio e incoscienza, amicizie politiche e intuizioni personali insieme alla capacità di scegliere (e a retribuire) uno staff di prim'ordine, firma un Festival probabilmente irripetibile [...].
Ma neanche un investimento multimiliardario è riuscito a fare di Sanremo lo specchio fedele della realtà musicale italiana: i complessi, il rock, la canzone d'autore sono rimasti fuori della porta [...].
nno audience e che non offre nessuno spazio ad un giovane che vuole farsi conoscere ed emergere. Negli altri paesi, poi, c'è un forte protezionismo, si cerca di favorire in tutti i modi la produzione nazionale, il sindacato dei musicisti funziona e garantisce la possibilità a chi suona di poter vivere lavorando, mentre qui in Italia non ci sono prospettive e fare il musicista è come essere uno zingaro. E poi ci sono le case discografiche, praticamente tutte multinazionali, che fanno più soldi stampando i dischi degli stranieri che non investendo in personaggi nuovi che è difficoltosissimo far affermare. In questo quadro Sanremo così com'era davvero non serviva a nessuno, era il festival degli impresari e non di quelli che fanno canzoni e lo è ancora in parte oggi. Solo che quest'anno i presupposti, sulla carta, potevano essere vincenti [...]».
05 marzo 1990 - Corriere della Sera - "Ora Sanremo sogna il Palafestival", di Camilla Arcuri
[...] i vincitori che arrivano ovviamente esultanti al tradizionale appuntamento in sala stampa subito dopo la chiusura della kermesse. Sono le due di notte, ma qualcuno ha ancora voglia di domandare ai Pooh se la loro vittoria oltre che annunciata fosse in qualche modo predestinata.
«Non è comodo arrivare a Sanremo accompagnati da tante favorevoli e non richieste profezie. A furia di essere dati per vincitori cominciavamo a essere antipatici a noi stessi», commenta uno. E un altro Pooh: «Le previsioni unanimi? Se dopo 24 anni di onorata carriera, decidiamo di venire a Sanremo con una canzone diversa dallo stereotipo festivaliero, era chiaro a tutti che avevamo un pezzo forte da presentare».
11 marzo 1990 - RadioCorriere TV - "Cronaca di una vittoria annunciata", di Lina Agostini, Francesco De Vitis, Nicola Sisto
Un Sanremo non poteva accontentarsi di un solo vincitore: ne ha voluti quattro, i Pooh. E se poi ci vogliamo aggiungere la loro «partner» di canzone Dee Dee Bridgewater, allora i vincitori sono cinque. Dopo aver esaurito tutte le scorte di camomilla dell'albergo, i Pooh, Stefano D'Orazio, Red Canzian, Dodi Battaglia e Roby Facchinetti, possono festeggiare la vittoria a questo Festival che, con la loro canzone Uomini soli li ha visti sempre favoriti. «Da anni ci chiedevano di partecipare, questa volta ci è sembrato giusto accettare». [...] «L'abbinamento con Dee Dee è stato importante», dicono, «non soltanto per la gara. Riguarda soprattutto il dopo-Festival, quando bisognerà portare la nostra musica fuori dall'Italia, con rappresentanti di alto livello come lei» […].
11 marzo 1990 - Onda Tivù - "Trionfano i Pooh"
21 marzo 1990 - Testata Sconosciuta - "I «Pooh» in concerto"
LOCARNO. I Pooh, nel concerto di questa sera al Palazzetto Fevi, non saranno sicuramente «uomini soli». A dispetto di quanto recita il titolo del loro ultimo album, per i quattro famosi cantanti, sulla cresta dell'onda da oltre vent'anni, sono attese alle 21 oltre 3 mila persone.
Il concerto sulle rive del lago fa parte di una minitournée internazionale, che vede impegnato il complesso subito dopo il tour mondiale «Sanremo in the world».
«Uomini soli», l'album che contiene il pezzo vincitore e che è stato interpretato anche dalla bravissima D. D. Bridgewater, è l'ultima tappa in ordine cronologico dei 25 anni d'attività della band più apprezzata della musica leggera italiana. [...] faranno anche un salto all'indietro negli anni «d'oro» con canzoni come «Pensiero», «Infiniti noi», «Alessandra», «Piccola Katy», «Pooh lover», altri brani, più recenti, verranno pescati dagli ultimi album, come «Il colore dei pensieri» e «Oasi», che è stato il perno di una tournée per il Wwf.
Proprio ad Omegna i Pooh si erano esibiti presentando «Oasi» [...].
Marzo 1990 - Novella 2000 - N. 10 - Pag. 34 - "I Pooh cantan vittoria: Siamo noi i più forti da vent'anni!", di Michele Farina
«Il segreto del nostro successo? La vera ragione della nostra longevità artistica?». Dodi Battaglia, chitarrista saggio del gruppo, risponde così: «E' che questo, per noi, non è un lavoro, ma una "voglia" continua. Ogni volta è la prima volta, siamo sempre coinvolti, magari un po' bambinescamente, in quello che facciamo». Entusiasmo e una sottospecie di eterna giovinezza, la ricetta sembra tutta qui. Dopo 25 anni di fulgida carriera, una trentina di Lp sfornati, una collezione di dischi di platino, oro e metalli vari all'attivo, i Pooh hanno debuttato al Festival di Sanremo facendola da padroni [...]. «I giovani», spiega il batterista sbarazzino Stefano D'Orazio, «ci sentono giovani dentro, anche se non facciamo nulla per mascherare la nostra età. In realtà, io, per esempio, sono un ragazzino camuffato da adulto, da grande», prosegue l'incallito «single» della band, «potrò sempre fare in concorso per entrare nelle Poste, quando non mi divertirò più a suonare il tamburo. E magari, sposarmi» [...].
A sentir loro, infatti, andrebbero avanti a sfornar canzoni per altri venticinque anni. Ineluttabile come la primavera, o come il polline per gli allergici (a seconda dei punti di vista, pro o contro la loro musica) esce a marzo il nuovo, l'ennesimo Lp, in cui è contenuto il singolo "Uomini soli" presentato e osannato a Sanremo [...].
Nel 1987 Riccardo ha persino inciso un brano con gli ex compagni: un segnale che le polemiche dei vecchi tempi sono davvero acqua passata. In realtà, da anni, Fogli è tornato in sintonia con i Pooh, in particolare con Stefano D'Orazio. Quando la storia con Patty Pravo finì in una bolla di sapone, Riccardo trovò rifugio proprio a casa di Stefano, il quale fece anche da intermediario tra lui e la moglie Virginia, diventata cantante con il nome d'arte di Viola Valentino. E i due tornarono insieme.
[...] «L'amicizia e la stima reciproca», dice Red Canzian, «sono il vaccino che ci ha immunizzato da rotture e lotte intestine». [...] «Ragioniamo secondo il motto tutti per uno, uno per tutti», filosofeggia Battaglia, «rinunciando ciascuno a qualcosa se questo è necessario per l'omogeneità del risultato. Tra di noi non c'è un leader: se un pezzo non ci trova d'accordo lo scartiamo, chiunque di noi lo abbia scritto».
[...] Ha detto Canzian in una intervista: «Gli altri gruppi sono finiti e noi siamo rimasti. Forse perché siamo sempre stati italiani fino in fondo. Negli anni Sessanta non avremmo mai scritto un pezzo sul Vietnam. Tra il '65 e il '70 c'erano gli attentati in Trentino-Alto Adige. Noi abbiamo cantato "Brennero '66" [...]. La gente moriva lo stesso, solo che era una storia meno facile».
18 aprile 1990 - Testata sconosciuta - "I Pooh si fanno in due"
È bastato, un mese fa, l'annuncio del loro concerto al Palatrussardi per far registrare la consueta coda ai botteghini e il conseguente, rapido esaurimento dei biglietti disponibili [...].
[...] il quartetto si presenta stasera al Platrussardi con un repertorio che rispolvera vecchi successi e intanto attinge copiosamente all'ultimo album, che si intitola «Uomini soli», come la canzone vincitrice del Festival.
A generale richiesta [...] si replica domani sera: inizio sempre alle 21, posto unico sempre 30mila lire. Ma domani sera, ci sarà, forse, una sorpresa: sul palco è prevista, con qualche margine di dubbio imputabile agli impegni dell'ultima ora, anche di Dee Dee Bridgewater, che a Sanremo fu loro compagna d'avventura e di successo [...].
Aprile 1990 - Tutto - "I Pooh si sciolgono"
Il classico fulmine a ciel sereno. Una frase di Red a tavola con qualche amico («Vorrei più tempo da dedicare a mia figlia») ha innescato, come un sasso buttato nello stagno, un fuoco d'artificio di battute tra i quattro panda, che non lascia spazio alle speranze dei fans: niente nozze d'argento per i Pooh. Dopo 24 anni di musica insieme e 27 album, infatti, Red, Dodi, Roby e Stefano prenderanno strade diverse, appena terminato il tour di Uomini soli. Siamo andati a trovarli a casa, sul lavoro e durante i loro concerti: la solita cortesia e simpatia, ma nessun accenno al vero motivo per cui hanno scelto di sciogliersi.
Aprile 1990 - La Stampa di Torino - "Buone canzonette - L'anteprima estiva dei Pooh al Palasport"
Ha un bel dire, il Bertoncelli, che dopo «Brennero 66» i Pooh hanno prodotto soltanto «un mucchio alto così di detriti sonori pestiferi». Forse ha pure ragione, nel senso che la storia del rock d'autore e la storia personale dei Pooh battono, da tempo ormai immemorabile, strade separate: però la strada dei Pooh è lastricata non soltanto di buone intenzioni, ma anche, e soprattutto, di buone canzonette. Buone, magari ruffiane ma ben costruite, professionali e quindi degne.
E visto che le canzonette le ascoltano tutti, e il rock d'autore è amato da minoranze, è importante che qualcuno scriva buone canzonette. Perché le canzonette cattive entrano in ogni casa, entrano in ogni testa, e causano danni ingenti.
Se poi storcete il naso ascoltando «Pensiero» e «Tanta voglia di lei», se avete spento il televisore dopo Sanremo con il dubbio che «Uomini soli» avrebbe meritato di meno, se pensate che Dee Dee Bridgewater abbia comunque offerto di quel brano una versione più artistica di quella degli «orsacchiotti», bé, magari avete pure ragione. Ma sull'altro piatto della bilancia pesa un quarto di secolo vissuto in musica, fin dai tempi in cui i Pooh non erano i Pooh ma si facevano chiamare Jaguars e della banda attuale c'era Valerio Negrini e nessun altro [...]. E nessuno dura un quarto di secolo, nello show business, se non sa fare il suo mestiere, se non è un tipo tosto e in gamba.
«Non solo musica» s'intitola una delle canzoni del disco nuovo (arrangiato da un giovane musicista torinese, Emanuele Ruffinengo), e che i Pooh presentano con un'anteprima della tournée estiva: anteprima che toccherà sette città e una di queste è Torino, dove i quattro saranno venerdì 20 aprile (Palasport, ore 21, ingresso 30 mila lire [...]).
In «Non solo musica» i Pooh raccontano dei loro esordi al «Piper» di Roma, e si atteggiano a padri nobili incoraggiando i ragazzi che oggi tentano di entrare nel mondo della canzonetta, e li invitano a credere in se stessi e darsi da fare [...].
Maggio 1990 - Alta Fedeltà - "Pooh: i miei primi 25 anni", di Giordano Casiraghi
L'avevano prevista tutti la loro vittoria al Festival. Indubbiamente la loro partecipazione ha alzato non poco il livello delle canzoni partecipanti alla gara canora più importante d'Italia. Eppure il loro motivo non aveva tutti i connotati della canzone adatta al Festival ed era stata scritta un anno prima dal team vincente Facchinetti-Negrini. [...] Nel mese di aprile il quartetto ha collaudato lo spettacolo live suonando in sei palasport di altrettante città italiane. Uno spettacolo all'insegna del divertimento con molta cura negli effetti visivi e un'amplificazione all'avanguardia. [...] Roby Facchinetti, il più anziano come esperienza, tira le fila del discorso. Le tastiere da lui suonate si arricchiscono ogni anno di nuove sonorità mentre la sua voce è sempre vibrante.
Dodi Battaglia, che viene considerato uno dei migliori chitarristi italiani, canta motivi intimistici e da qualche tempo compone canzoni per altri artisti.
Stefano D'Orazio, il batterista dai capelli ricciolati, scrive testi (e cura la produzione di Lena Biolcati) e inifne Red Canzian, bassista che da poco è diventato papà, compone musiche e produce nel suo Morning Studio giovani autori come Miki e le Lipstick, gruppo di sole donne che ha partecipato a Sanremo nella sezione giovani […].