Nota
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Anno 1991
01 febbraio 1991 - Il Mattino - "Pooh: da domani il tour dei 25 anni"
04 febbraio 1991 - Il Mattino - "Con "La nostra storia" i Pooh raccontano venticinque anni di pop"
Il tour delle nozze d'argento dei Pooh si è aperto sabato sera al Goldoni di Venezia: già il titolo dello show, "La nostra storia", anticipa la voglia dei Pooh di raccontare in una sera una carriera lunga venticinque anni. Un viaggio in cui la musica e le canzoni sono usate per raccontare l'evoluzione della band, ma anche delle mode giovanili, e persino delle tendenze sociali e storiche: l'immagine di Mao Tse Tung si confonde con quella di Che Guevara, Mary Quant e la sua minigonna sono assunte a simbolo del mondo giovanile, la Fiat 124 viene proposta come sogno degli italiani.
[...] L'autocelebrazione è velata da abbondanti dosi di ironia, soprattutto quando il quartetto racconta - e lo fa con l'uso di vecchie fotografie e diapositive - le vicende più personali quasi in un dopo cena in famiglia con gli amici, sfoggiando tra l'altro le vecchie giacche da palcoscenico: da quelle di linea severa e fortemente ispirata ai Beatles del debutto al mitico Piper alle militaresche divise quasi da ussari dei primi anni settanta, dai kimono con decorazioni floreali fino allo smoking impeccabile usato un anno fa a Sanremo [...].
18 febbraio 1991 - Il Gazzettino di Vicenza - "Pooh oggi a Bassano"
Tornano i Pooh nel Veneto con il loro tour celebrativo di venticinque anni di carriera. I quattro Robi, Red, Dodi e Stefano saranno stasera e domani al Teatro Astra di Bassano del Grappa con uno spettacolo che ne ripercorre la carriera fra canzoni, costumi, foto e aneddoti [...].
12 marzo 1991 - Il Secolo XIX - "Pooh, le ragioni del cuore", di Renato Tortarolo
[...] Pooh un esempio molto accattivante di come si può arrivare in alto con buoni principi, rispettando i valori più tradizionali di famiglia, lavoro e moralità.
E che i Pooh esprimano questi valori è già lampante dai testi delle loro canzoni, che, molti ritengono sdolcinati e inconcludenti, ma che molti altri ascoltano come una loro intima proiezione: quel saper cantare la vita quotidiana che ruota sempre e comunque intorno ai sentimenti, al di là delle idee che contagiano le persone, al di là dei mutamenti sociali che finiscono per alternare inevitabilmente l'esistenza.
C'è nei Pooh (e non è superficialità, anche se lo abbiamo creduto per almeno vent'anni) la consapevolezza che due persone soffrono e gioiscono anche se intorno a loro qualcosa cambia, si struggono e si commuovono per la semplicità di una carezza, di un bacio, dello stare insieme, si chiudono come in un guscio, mentre altre, intorno a loro, magari si battono per motivi più o meno nobili.
I Pooh cantano questo impalpabile egoismo, talvolta immaginando un mondo dagli occhi spietati, dai colori plumbei, che insidia e può anche travolgere lui o lei. Soltanto il sentimento è la spada magica, il balsamo che può lenire le passioni finite male, gli amori bruciati, le ferite del cuore. Poi c'è un passo successivo. Quello che fa osservare ai Pooh un altro tipo di mancanza d'amore. Che è l'intolleranza (vedi "Pierre" dall'album "Pooh Lover", dedicata all'omosessualità e ai pregiudizi della gente comune), che è l'indifferenza per la progressiva lacerazione delle risorse naturali (vedi l'adesione dei Pooh ai programmi del WWF e centinaia di loro concerti per sostenerli) […].
13 marzo 1991 - La Gazzetta di Mantova - "I Pooh strappano applausi"
Sono entrati dalla platea, tra le poltrone, accolti dagli applausi. Addosso giacche strette di colore grigio con bordature in velluto. Calzoni attillati, a tubo. Un ritorno agli anni Sessanta. Quasi un'atmosfera da Beatles «prima maniera». In questo modo i quattro «Pooh» hanno salutato il pubblico mantovano, ieri sera al teatro Ariston per il primo dei due loro concerti. Il secondo appuntamento è per stasera, sempre all'Ariston, con inizio alle ore 21.15 [...].
Le prime note su un palco retrò, allestito appositamente con reminiscenze allo storico «Piper» romano, sono quelle di una misconosciuta «Vieni fuori» dove gli yeh-yeh fanno rizzare la pelle ai quarantenni di oggi. C'è poi la pietra miliare del più famoso gruppo musicale italiano, quella canzone dedicata alla «Piccola Katy» che diventa oggi più che mai un simbolo.
L'abbigliamento e la strumentazione sono originali. C'è persino una splendida e scarsamente accessoriata batteria «Premiere» su cui Stefano D'Orazio sfoga ancora un giovanile entusiasmo. La voce e le tastiere di Roby Facchinetti, il basso di Red Canzian e le chitarre di Dody Battaglia completando questa immagine di ieri che poco per volta, nel corso di tre ore di show, si trasforma con video, fotografie, suoni che tracciano 25 anni di storia musicale non solo italiana [...].
Marzo 1991 - Testata sconosciuta - "La "tre giorni" dei Pooh"
09 aprile 1991 - Il Mattino - "Il viaggio nel tempo dei "vecchi" Pooh"
[...] Il «back to the future» dei Pooh non è però solo di natura musicale: la band più longeva della musica leggera italiana, che da sempre, nei suoi spettacoli, ha puntato molto sulla componente spettacolare, questa volta, messi da parte i laser, cerca l'effetto dèja-vu riproponendo gli abiti di scena utilizzati nelle varie fasi della loro carriera, proiettando su uno schermo immagini del costume italiano di questi venticinque anni [...].
11 aprile 1991 - Il Mattino - "Pooh: l'insostenibile leggerezza del pop e la nostalgia degli anni Sessanta", di Federico Vacalebre
Dal Piper a Sanremo, venticinque anni di Pooh: questa, in sintesi, la trama dello spettacolo auto-celebrativo che i Pooh stanno portando in giro per l'Italia e che da martedì è approdato al Delle Palme (ultime repliche stasera e domani). Venticinque anni di canzonette intrise sino al midollo di melodia, un viaggio nell'immaginario collettivo canoro più nazional-popolare che si possa immaginare.
[...] il rosario di suoni della Pooh-novela: tanti successi, canzoncine reiterate, assoli tecnicamente perfetti, ma noiosissimi, storie tenere e rassicuranti anche quando parlano di omosessualità [...].
Lo spettacolo è l'ideale per i fan dei Pooh che martedì, anche se non gremivano il Delle Palme, si sbracciavano e si accaloravano di fronte ad una interminabile «antologia dal vivo» della loro band preferita. Per gli altri, quelli che fan dei Pooh proprio non sono, il concerto è invece l'ennesima dimostrazione dell'insostenibile leggerezza - e presunzione - di certo pop nostrano.