Roby Facchinetti canta le parole di Valerio Negrini in "Ma che vita la mia" - Martedi' 18.03.2014
Dopo mesi di attesa da parte dei fan, è finalmente uscito oggi nei negozi il terzo album solista di Roby Facchinetti, dal titolo “Ma che vita la mia” (etichetta e distribuzione Carosello Records). Pubblicato oltre venti anni dopo “Fai col cuore” e trenta dopo “Roby Facchinetti”, questo lavoro è stato accolto con una aspettativa del tutto diversa, in quanto accoglie gli ultimi testi scritti da Valerio Negrini, fondatore e paroliere dei Pooh, scomparso il 03 gennaio 2013 per una complicazione cardiaca.
Aperto e chiuso da due brani strumentali,
“Ma che vita la mia” contiene otto brani dove la voce di Facchinetti trova la sua piena espressione nelle parole di Negrini che, come Dodi Battaglia ha puntualizzato parlando di lui in una intervista, trasportano l'ascoltatore in quel mondo tutto suo e dal quale ci osservava, descrivendoci così bene. La tracklist è così composta: “Il volo di Haziel” (strumentale), “Ma che vita la mia”, “Un mondo che non c’è”, “È per me”, “Vola che non sei sola”, “Ieri oggi e per sempre”, “Il tempo di guardare la luna”, “Bugie”, “Gocce nel mare”, “Poeta” (strumentale).
Come Facchinetti ha avuto modo di dichiarare nelle numerose interviste che sta rilasciando in questi giorni, “Ma che vita la mia” ha un taglio da cantautore perché così voleva Valerio Negrini e per la voglia di raccontarsi dello stesso Roby, che con questo album si è divertito a sperimentare ed a fare cose non legate alla coralità dei Pooh. Gli arrangiamenti sono stati curati da Danilo Ballo, che insieme al soprano Valeria Caponnetto Delleani ha contribuito ai cori. La lavorazione ha avuto inizio nel 2012, con l'ultimo testo consegnato da Negrini il 24 dicembre, quel "Gocce nel mare" che precede lo strumentale di chiusura. Facchinetti: «Mi sono ritrovato di colpo senza una gamba, ma ho sentito forte la responsabilità di completare il lavoro. Ho voluto comporre uno strumentale, "Poeta", perché non potevo esimermi dal dedicargli un pensiero: in questo caso, un pensiero musicale. E ho sentito l'esigenza di dare molta aria, molto spazio alle sue parole. Sono stato molto attento alla pronuncia, cercando anche di usare alcune timbriche vocali che quanto meno nei dischi non avevo mai utilizzato prima. Volevo sottolineare la sua grandezza, le cose bellissime che ha scritto. Nel corso della sua vita e anche in questo lavoro. Anche il pezzo che intitola l'album sembra un suo epitaffio».
Tra Negrini e Facchinetti è sempre esistito uno stretto legame che li ha portati a collaborare per decenni: «Da sempre lui capiva le cose che mi stavano addosso e che potevo cantare meglio; gli argomenti che in qualche modo facevano parte della mia vita: mi ci sono sempre ritrovato in pieno, a cantare le sue parole». Valerio ha dato letteralmente la parola ai Pooh, facendo loro raccontare storie di uomini, di donne e del mondo stesso. Ma ha anche condiviso la sua vita, i suoi viaggi ed i sogni.
"Il volo di Haziel", il brano strumentale d'apertura dell'album, è un ricettacolo del sapere facchinettiano: «Ho voluto concentrare in questo lavoro le mie radici e tutte le mie esperienze musicali: dal beat al prog sinfonico, dal rock alla melodia. E quella è una suite che attraversa un po' tutti i miei mondi, con un inizio molto energico e sinfonico che poi si stempera in passaggi più melodici. La sua costruzione musicale mi ha fatto subito pensare a una sorta di volo che ho voluto dedicare al mio angelo custode: un cherubino molto speciale da cui sento di essere molto protetto. Ho voluto metterci tutte le mie sfaccettature musicali, in questo disco, e tutte le mie voglie». Ma chi è l'Haziel citato nel titolo? E' quello che Roby considera il suo angelo custode, il cherubino che protegge i nati tra l'1 ed il 5 maggio, il cui nome significa “Dio misericordioso”.
In "Ma che vita la mia" la voce di Roby è un inno gioioso alla vita ed a quanto essa può regalare. La voce viene supportata dalle tastiere e dai ritmi con cui Danilo Ballo ha saputo cadenzare l’incedere del pezzo.
"Un mondo che non c'è" è stata scelta come singolo perché «è una canzone intensa, che verso la fine dell'inciso svela la sua domanda essenziale: "perché non si può diventare migliori partendo da me?". E' la chiave di volta del disco e il problema principale dell'umanità: ci aspettiamo che siano gli altri a cambiare questo mondo quando tutto dovrebbe partire da noi».
Facchinetti considera "E' per me" uno dei testi d'amore più belli del paroliere bolognese, un ringraziamento a quanto l’universo femminile fa per gli uomini, mentre "Vola che non sei sola" rappresenta la normalità degli affetti.
"Ieri, oggi e per sempre", a detta di Facchinetti, accoglie l'anima più pop dell'album.
In "Il tempo di guardare la luna" Negrini ha parlato dell’amore vissuto anche nell’invecchiare insieme.
"Bugie" è un esempio delle sceneggiature in musica in cui Negrini era così bravo. Racconta di un amore clandestino, della voglia di evadere dalle sue bugie.
Nella canzone "Gocce nel mare" «la protagonista dice no a una possibilità di vita e di amore. A un'opportunità che avrebbe potuto migliorarne l'esistenza. Il brano esprime il dubbio del perché l'essere umano non sia in grado di capire, di apprezzare fino in fondo quel che ha. Valerio lo ha raccontato con grandissima poesia, ed è uno dei brani che preferisco». Questo è l'ultimo testo consegnato da Negrini a Facchinetti, il 24 dicembre 2012.
Nello strumentale di chiusura, "Poeta", la voce di Facchinetti e della soprano Valeria Caponnetto Delleani «dialogano come se fossero due strumenti: l'ho inteso come un colloquio senza parole tra me e Valerio». Composto appositamente per Negrini, questo brano è un susseguirsi di varie declinazioni di due temi portanti, con le voci di Facchineti e della Caponnetto Delleani «che si fanno strumenti, per dialogare con l’Oltre. Nella partitura ci sono piccole eco della strada musicale percorsa con Valerio, ci sono dolore e commozione, speranza e rinascita. E’ un mondo di colori che cantano in coro una melodia molto mia, ed evocano dolcezza, intensità, vigore. E nel finale la melodia si spezza per lanciare uno sguardo al Cielo e dire che il mio mondo è qui, in questo spartito. Per te, Valerio, amico mio».
Nel parlare degli arrangiamenti curati con Danilo Ballo, Facchinetti ha così spiegato: «Danilo è penetrato a fondo nello spirito e nella filosofia del progetto facendo cose straordinarie. Insieme abbiamo creato centinaia di mondi sonori diversi. Il disco lo abbiamo realizzato in due, utilizzando tutta la tecnologia disponibile e applicandola alle nostre tastiere. [...] non ho sentito la mancanza degli archi "veri", mi piace questa contaminazione di analogico e digitale e l'obiettivo di ottenere un suono più attuale è stato raggiunto: in brani come "ll mondo che non c'è" le ritmiche sono sempre molto presenti. Ma allo stesso tempo abbiamo voluto conservare nell'inciso melodie molto spiegate, alla "Uomini soli", che hanno sempre caratterizzato la mia musica».
Dopo la serie di date organizzate a maggio per il tour legato all'album, sono previste ulteriori esibizioni nei mesi di luglio ed agosto, oltre ad una probabile ripresa in autunno all'interno dei teatri. Sul palco, oltre a Roby Facchinetti, saliranno sul palco Danilo Ballo ed un terzo tastierista, una batterista, un chitarrista e due coriste (una delle quali sarà la Caponnetto Delleani).
Non rimane che ascoltare "Ma che vita la mia" lasciandosi avvolgere e trasportare dalle suggestioni sonore che sa suscitare, cullati ma anche sorpresi da un Roby Facchinetti che si esprime con una vocalità piena e corposa, della quale dimostra di possedere la piena padronanza. Ma soprattutto ci sono le parole di Valerio Negrini a regalare nuove prospettive e riflessioni, a permetterci nuovamente di esclamare "Ma in questa canzone ha scritto di me...".
Autore - La Redazione