Anno 1977
L’essersi affrancati dal controllo di Giancarlo Lucariello e la constatazione che rendere omogenea la produzione in studio a quella in concerto sia stata la mossa vincente dà nuova sicurezza al gruppo che recepisce stimoli anche da nuove prospettive che si aprono, come quella certamente lusinghiera di poter lavorare a delle colonne sonore, cosa che nel piccolo mondo discografico italiano li pone ulteriormente un gradino più in alto, nonostante la scarsa attenzione di certa critica al loro lavoro. Carlo Tuzii, regista dello special RAI Un po’ del nostro tempo migliore, chiede a Facchinetti di scrivere le musiche per il serial RAI che sta girando, La Gabbia, ed il tastierista accoglie come un regalo la proposta, data la sua passione per le colonne sonore.
"La trama era intrigante. La Gabbia parlava di un esperimento cui erano stati sottoposti alcuni uomini, rinchiusi in un finto penitenziario e divisi in guardie e detenuti. Serviva un brano di tensione, per sottolineare il crescendo di angoscia e di violenza che si respirava nelle celle. E poi un tema gioioso, liberatorio, che desse corpo alle immagini della fantasia". Roby Facchinetti
"In quel periodo avevamo una gran voglia di sperimentare. Quella fu la prima volta che arrangiammo da soli i nostri pezzi. La linea di Risveglio, negli studi Fonorama di Milano, venne giù alla prima. Riascoltammo la registrazione, ero tentato di ripetere l’esecuzione. Un automatismo: noi lavoravamo così. Quella volta Roby me l’impedì: ‘È perfetta così’, mi disse. ‘Dovrai passare sul mio cadavere prima di cambiarla’". Dodi Battaglia
Il singolo Risveglio / La Gabbia è il primo lavoro interamente arrangiato dai Pooh, con Monaldi in veste di collaboratore musicale, e gli permette di presentarsi alla Mostra del Cinema di Venezia.
Agli inizi dell’anno, in sordina, era apparso un 45 giri a nome di un fantomatico gruppo, i Mediterraneo System, per la CBS Sugar, probabilmente a risoluzione del contratto con la casa discografica. Dietro gli pseudonimi degli autori, Zurbo e Robymiro, si celano Negrini e Facchinetti (come svelato anni dopo) che affiancati da Battaglia e D’Orazio presentano due brani che a tratti sembrano delle out-take dal periodo finale della produzione Lucariello per le sonorità particolarmente soffuse, che hanno anche il pregio di vedere il ritorno della bella voce di Negrini.
Dalla fine di gennaio sono in tour, con una nuova scenografia preparata alacremente per settimane a Budrio da falegnami, fabbri ed elettricisti, da un’idea di D’Orazio. Uno schermo circolare montato alle spalle della batteria, rivestito di lamè come le pedane su cui suonano i Pooh. Dei raggi di luce bianca imprigionano il palco, simulando le sbarre di una cella durante l’esecuzione de La Gabbia, creando un momento spettacolare dello show che, ogni sera, viene aperto dall’esordiente Gianni Togni che fa da spalla ai Pooh fino al 1979 e ricorda i frenetici momenti che precedono ogni tappa del tour.
"Cenare in dieci minuti non è ne facile ne comodo. Poi la corsa verso il teatro, lo spiegamento delle forze dell’ordine all’entrata non è indifferente. Ma tutto, per fortuna, si svolge nella pace assoluta". Gianni Togni
Mestre, 1979. La coreografia delle luci durante l'esecuzione di "La gabbia".
Si ringrazia Anto Nello per la foto.
Dietro le quinte il gruppo e tutti gli addetti ai lavori hanno scoperto la passione per il gioco delle carte. Il gruppo ha scoperto la magia del mazzo di carte nel corso del tour nell’Est europeo, durante le lunghe pause in teatro, tra il concerto pomeridiano e la replica serale. Da lì scoppia una febbre: si inizia dalla scala quaranta, poi sette e mezzo, ed infine il poker. Giocano tutti: musicisti, manager, tecnici.
"Non vedevamo l’ora di rientrare in albergo e cominciare a giocare. Potevamo tirare l’alba. Una notte a Red portai via l’orologio. Un’altra volta, a Saint Vincent, aspettavamo il nostro manager che, come noi, non saltava una partita. Tardava. Pensammo a un piccolo imprevisto e restammo in attesa. Passavano le ore. Di Salvadori, nessuna traccia. Tornò in albergo che era quasi mattina. Lo guardavamo allibiti. Senza aprire bocca, lanciò la sua 24 ore sul letto. Era piena di soldi. Era andato al casinò a giocare l’incasso del nostro concerto. Per nostra fortuna, aveva vinto. Da quella volta non gli permettemmo più di allontanarsi da noi". Roby Facchinetti
Il nuovo album dei Pooh prende forma pensato inizialmente come concept metropolitano, dove ogni canzone narra una storia figlia del vivere in una grande città, come in un puzzle dove ogni pezzo si incastra all’altro, nello spirito dell’album concept nella sua accezione più compiuta.
"Brani come Pierre o Gitano ci avevano dato una diversa credibilità agli occhi della critica. Il successo del 33 giri aveva inoltre convinto i discografici della nostra professionalità. Ci sentivamo pronti per un disco importante". Red Canzian
Al rinnovo del contratto discografico è il momento per il gruppo di prendersi la soddisfazione di dettare condizioni. La CGD ha in loro il suo gruppo di punta ed è ben conscia del filo che le altre case discografiche fanno ai Pooh. Tre giorni di riunioni a porte chiuse si concludono con la firma di un contratto che prevede un minimo garantito riconosciuto al gruppo equivalente alla vendita di 333.000 copie ad album, un record per l’epoca.
La lavorazione del nuovo album inizia a gennaio e si conclude a marzo ed è da considerarsi il primo vero tentativo del gruppo di affrancarsi dalla tradizione melodica italiana e dal pop inglese per assorbire le influenze nuove e rinnovare il loro sound, rendendolo più energico e graffiante, influenzati dai mondi musicali che il gruppo aveva scoperto oltreoceano alla fine dell’anno precedente, durante il tour negli Stati Uniti ed in Canada.
"Allo show degli Aerosmith al Madison Square Garden di New York, avevamo i filtri di sigaretta nelle orecchie perché il suono era tremendo. Ma la band funzionava. A Toronto, al concerto dei Boston, rimanemmo colpiti dal loro modo di armonizzare: suonavano in terze, sperimentando assoli non svisati ma melodici. Da lì, tornati in Italia, la nostra idea di impastare moog e chitarra elettrica, come nel brano Rotolando Respirando. Ognuno portava in studio quello che aveva assimilato. I viaggi erano per noi degli stage. Spendevamo più di quanto guadagnavamo per comperare strumenti e partiture musicali. Andavamo in America per respirarne il mood, per esplorare universi sonori diversi dal nostro". Red Canzian
"Volevamo valorizzare il suono della band, dare spazio solo ai nostri strumenti. L’era del pop sinfonico si era esaurita, sentivamo l’influenza dei gruppi rock. E volevamo incidere una musica che trasmettesse la stessa energia dei nostri spettacoli". Roby Facchinetti
Un romanzo metropolitano è il layout su cui Negrini vorrebbe scrivere ed ogni canzone ne costituisce un ideale capitolo. L’anno precedente il fenomeno delle radio libere aveva cominciato a propagarsi in Italia e uno dei protagonisti dell’album è proprio un deejay di “una radio libera del centro”. Sarà proprio grazie al fenomeno delle emittenti svincolate da quelli che erano i canali obbligati fin'ora in Italia ad aprire nuovi orizzonti alla musica pop nella nostra nazione.
"Le piccole emittenti mi piacevano. Non solo quelle politicizzate, come Radio Alice a Bologna, che avrebbe fatto storia; anche quelle nate per mettere musica. Semplicemente e liberamente. In quel momento era già questa una trasgressione. Un fenomeno di rottura, una realtà al limite della clandestinità". Valerio Negrini
L’impronta americana si fa sentire già dalla prima traccia del disco, Sara nel sole, con la slide di Battaglia ad aprire il brano in un’esplosione di energia. Ambientata alla Stazione Centrale di Milano, un ingresso alla città in cui Negrini viveva, in un appartamento di Piazza IV Novembre, e dalle cui finestre amava guardare i treni che vi arrivavano. La traccia più rock dell’album è quella che verrà scelta come title-track, Rotolando respirando, la cui musica già dal 1975 apre a volte i concerti del gruppo, con un testo provvisorio di tutt’altra ispirazione rispetto a quella che ne costituisce la versione definitiva. L’idea di scegliere questa canzone come title-track si deve a D’Orazio.
"Un’idea geniale. Ricordo riunioni infinite a caccia di spunti che nessuno riusciva a trovare. Lui seppe portare l’immagine giusta: ‘rotolando’ perché in quel periodo eravamo in corsa, molto carichi; ‘respirando’ perché vivi, vitali". Dodi Battaglia
Tuttavia il progetto di riuscire ad incastrare tutte le canzoni sullo sfondo della “città” non riesce a concretizzarsi, Negrini sembra ad un certo punto sentire i vincoli del tema portante che comincia ad imbrigliare la sua creatività. Nonostante l’ambientazione urbana faccia da sfondo ad altre canzoni dell’album, come ad esempio Bella, e in un gioco di rimandi il deejay appaia nella canzone di cui è il protagonista principale, In diretta nel vento, dopo l’immagine datane in Sara nel sole, alcuni luoghi non connotano perfettamente la dimensione della città nelle altre canzoni. È la stessa stazione del pezzo di apertura dell’album a fare da sfondo alla storia di un amore arrivato al capolinea, in Dammi solo un minuto, che sembra essere il brano più difficile dell'LP su cui il gruppo si impantana. Negrini propone un primo testo che non incontra il gradimento dei quattro compagni ed in pochi giorni vengono provati otto testi diversi. Infine la versione vincente, rivalutata dal gruppo, è proprio quella iniziale. Nell’album appare anche per la prima volta una canzone scritta da Canzian, dal sapore inglese, con un andamento quasi da madrigale su cui Negrini scrive un testo delicato, ispirato alla nascita della seconda figlia di Facchinetti, che dal titolo iniziale Un fiore nell’acqua passa a quello definitivo Il suo tempo e noi.
I Pooh diventano ancora più esigenti sul risultato finale, ora che il loro suono comincia ad avere un’immagine più definita dopo lo slegarsi dall’orchestra, imperante in buona parte della produzione di Lucariello. Particolare attenzione viene dedicata agli impasti vocali, uno dei punti di forza del loro sound, da loro stessi tardivamente compreso nella sua importanza.
"Cantavamo nel tardo pomeriggio, quando la voce è più calda. Ascoltando i dischi dei Queen avevamo scoperto che per ottenere i cori che li avevano resi famosi doppiavano le voci. Abbiamo iniziato a farlo anche noi. Le registravamo su due piste diverse, rallentando la macchina, poi le passavamo in una sola. Una volta riportato il nastro alla velocità normale, le voci risultavano così più cristalline, più acute. Friggevano, come con l’effetto Aphex, che non possedevamo. È la tecnica che, di fatto, usiamo ancora. Da Rotolando Respirando non abbiamo più cantato insieme davanti allo stesso microfono, se non per qualche unisono, fino ad Ascolta". Red Canzian
Alla fine dei lavori il gruppo si ritrova per l’ascolto negli impianti nuovissimi dello studio di Via Quintiliano, a Milano, e scopre che il risultato non è per niente soddisfacente.
"I brani che avevamo registrato non rendevano affatto. Il disco suonava piatto, senza spessore. Ci eravamo lasciati ingannare da macchinari che non conoscevamo. Le sonorità, bellissime all’interno dello studio, suonavano fiacche fuori di lì. I missaggi erano da rifare. Per mixare Dammi solo un minuto ci abbiamo messo un mese". Red Canzian
Inizia una corsa contro il tempo per far sì che l’album sia pronto prima dell’inizio del tour di 50 date che li attende. I Pooh si rivolgono ad Arun Chakraverty per il rimissaggio, tecnico del suono di origine indiane dei Trafalgar Studios di Londra che collabora con gli Stone Castle Studios di Carimate, i nuovi studi appena aperti che Canzian acquisterà nel 1984 trasformandoli nei Morning Studio. L’ultima notte viene impiegata per la scelta della copertina, firmata ancora da Luciano Tallarini, che presenta quattro varianti dello stesso progetto e che resta tuttora una delle preferite di Facchinetti.
"Abbiamo sempre voluto che l’immagine fosse un soggetto facile da memorizzare e capace di dare il senso del contenuto del disco. L’uovo è il simbolo della nascita, della vita che sta per scoppiare. Il papavero è rosso, il colore dell’amore e della passione. Insieme, annunciano che era nato un nuovo modo di essere dei Pooh". Roby Facchinetti
Cresce intanto la voglia di tentare la carta internazionale, sulla scorta degli ottimi riscontri avuti nelle tournèe in Romania, Bulgaria, Nord America e del successo riscosso da Miguel Bosè con la versione spagnola della loro Linda. Cominciano quindi i progetti per un album in lingua inglese, che troverà concretizzazione solo nel 1980. L’album uscirà in autunno nei negozi, quando i Pooh saranno oltre frontiera per l’ennesimo tour, dopo un’ultima apparizione al Festivalbar che li aveva visti gareggiare con il loro singolo Dammi solo un minuto. Il lungo tour internazionale tocca Spagna, Svizzera, Germania, Stati Uniti e Paesi dell’Est.
Il vero e proprio muro di fuoco sprigionato durante l'esibizione all'arena di Verona in occasione del Festivalbar.