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Dodi Battaglia: quando la musica e' l'unico presente possibile - Giovedi' 26.10.2017

Dodi Battaglia


Un mese fa, il 26 settembre 2017, Fabio Martini di Radio RTR 99 mandava in onda l'intervistava fatta a Dodi Battaglia in occasione di uno dei concerti tenuti nel corso dell'estate.
Il conduttore radiofonico ha cominciato l'incontro accennando al tema della nostalgia, osservando come essa faccia parte della nostra vita. «La nostalgia è diversa dalla malinconia», ha osservato Dodi. «Si potrebbe confondere la nostalgia e ripercorrere dei momenti belli con una carineria nei confronti di se stessi, con un bell'atteggiamento nei confronti di quello che abbiamo vissuto e nei confronti di quello che siamo noi. La malinconia alle volte ha delle accezioni negative».

Sono contento di avere fatto questa vita, di avere condiviso con delle persone così belle un tragitto altrettanto fantastico e credo che sia una delle cose più fantastiche che possano accadere a uno che fa il mio mestiere. Dodi

Poi, rispondendo alla domanda su quali siano i suoi ricordi nostalgici legati alla sua vita come Pooh, il chitarrista ha spiegato: «Spesso mi ritrovo a pensare a quello che è stato l'ultimo anno, una esperienza molto invasiva sotto il profilo emozionale per me, per tutti, anche per i miei amici e colleghi, per Riccardo anche immagino in maniera particolare. Credo sia una di quelle cose che una persona se ne ha la possibilità darebbe un anno di vita per vivere una emozione tale e tanta. Però non ti nego che in questo ultimo anno sono stati così tanti gli impegni che probabilmente non avevamo il tempo per riflettere, per dedicarci a soppesare quelle che erano state le cose importanti. Spesso mi ritrovo invece a pensare a quelle che sono state le cose belle e anche alle volte meno belle, le più emozionanti di quelli che sono stati cinquant'anni di carriera, cinquant'anni di coabitazione. Noi abbiamo vissuto più insieme tra noi piuttosto che con le nostre famiglie, per cui è stata veramente [...] una condivisione, è stata una grande scuola di vita e non voglio dire che mi manca, perché cadrei nella malinconia, però nostalgicamente sono contento di avere fatto questa vita, di avere condiviso con delle persone così belle un tragitto altrettanto fantastico e credo che sia una delle cose più fantastiche che possano accadere a uno che fa il mio mestiere. La prima è di fare da grande il mestiere del musicista e la seconda quello di farlo in maniera così fantastica, con la condivisione di altre persone che avevano anche loro messo davanti come priorità non tanto il successo, il guadagno, la popolarità, ma un certo tipo di rapporto umano fra noi stessi, fra noi quattro, noi cinque e soprattutto anche col pubblico [...]. Molti che erano i fans sono diventati amici, non c'è più quel rapporto di gente che si strappa i vestiti addosso quando passi per strada, ma c'è un bel senso di fratellanza, di condivisione di quello che siamo stati, di quello che noi abbiamo dato a loro, di quello che loro hanno dato a noi».

Da quando Valerio se n'è andato le cose non son più state le stesse, perché mancava il fratello maggiore. Dodi

Martini ha poi posto una domanda che molti fan si sono fatti: quanto ha influito sulla decisione di scioglimento dei Pooh, la prematura scomparsa di Valerio Negrini? Il fondatore e paroliere del gruppo è venuto a mancare il 03 gennaio 2013 per un problema cardiaco. Dodi: «E' difficile a dirsi. Intanto lui è stato colui che ha inventato i Pooh, lui ha formato i Pooh insieme a Mauro Bertoli per cui è colui che per primo ha avuto questa proiezione. E poi non ti so dire sinceramente, perché credo che non sia stato la causa scatenante della fine dei Pooh, ma sicuramente una ottima concausa. Stefano è sicuramente una persona molto in gamba, molto valida e credo che avrebbe potuto sicuramente prendere un po' il posto di Valerio, anche se ha un altro linguaggio, però è sempre uno dei Pooh, ha vissuto con noi tanti anni per cui credo che avrebbe potuto impersonificare colui che raccontava le nostre storie. In un certo senso, al di là della fine dei Pooh, da quando Valerio se n'è andato le cose non son più state le stesse perché mancava il fratello maggiore, quello che vedi ogni tanto, che ha la capacità vedendoti ogni tanto di criticare e tu hai la necessità di stare a sentire perché sai che ti vuol bene, che non parla per interessi, ma parla perché lui aveva creato i Pooh, per cui è una sua creatura, al di là di noi come persone fisiche. Per cui quando parlava, parlava a ragion veduta, parlava per portare avanti una sua creatura».

Ho sempre cercato di vivere per la musica, ho sempre vissuto per la musica perché è nel mio DNA. Dodi

Alla domanda su come sia proseguire la carriera da solo, Battaglia ha risposto: «Non ho mai temuto né prima, né durante, né dopo i Pooh di cambiare mestiere, per cui la mia grande motivazione era fare il musicista, indipendentemente se fossi stato quello di successo, quello che comprava la casa in Sardegna piuttosto che la macchina bella. Per cui, come spesso accade, noi di Bologna abbiamo questo tipo di proiezione, vogliamo fare i musicisti. Poi accade che spesso qualcuno di noi ha successo. Non per quello consideriamo quelli che non hanno avuto successo meno bravi di noi, tant'è vero che ho molti amici ancora che facevano parte dei primi gruppi che frequentavo quando ho cominciato a suonare. Per cui questa io credo che sia una delle grandi motivazioni della mia vita: io ho sempre cercato di vivere per la musica, ho sempre vissuto per la musica [...] perché è nel mio DNA. Voglio citare una frase che ho letto recentemente di Pino Daniele [...]: il vero musicista fa il musicista finché campa. Se tu sei un musicista lo sei fino a che vai al Creatore».
Poi, riferendosi a carriere alternative, Dodi ha aggiunto: «Ho avuto anche la passione di correre in macchina e andavo anche abbastanza veloce. Qualcuno ha detto "Dai, vieni a provare un Formula 3!" e son stato lì lì, ho detto "Meglio che non vada!" perché se poi mi fosse piaciuto sarei stato veramente tentato di provarci, però sai lì le strade si dividono, poi diventa una cosa pericolosa. Ma non ho mai avuto tentennamenti ad alternative, non ho mai pensato di aprire una gelateria in centro a Bologna... non vedo perché. Son sempre stato dell'idea che il musicista deve cambiare mestiere, deve aprire gelaterie o qualsiasi altra cosa quando la gente non va più a vedere i suoi concerti, non compra più i suoi dischi. Ma fino a che fai del bene alla gente, la genete si diverte con quello che tu fai, non vedo per quale motivo cambiare...».

Io ogni cosa che faccio comincio sempre da capo: prendo la stessa chitarra che avevo in mano 50 anni fa, come fossi un principiante. Dodi

Fabio Martini ha domandato cosa del suo mestiere Dodi ha raccontato a Sofia, la figlia più piccola. Battaglia ha spiegato: «Non le ho raccontato proprio niente perché, tanto per cominciare, credo che i ragazzi, i bambini sanno molte più cose di quelle  che noi potremmo eventualmente pensare: quelle scene tipo "Vieni piccina, ti racconto come funziona il mondo" sono solo nei film. Credo che lei sia molto più intelligente, abbia capito tante cose di me come gli altri miei figli, ai quali non devo raccontare niente: ti vedono, te lo leggono in faccia quando torni a casa da un tour che sei stanco, che hai la macchina piena di chitarre, che devi andare a far le prove... han già capito come funziona. Certo, lei è molto giovane, per cui delle volte mi fa dei colpi tipo: "Vedi quello là? Mi ha chiesto se tu sei uno dei Pooh", ma molto carinamente. Sno una persona molto discreta, non ostento mai certe cose, per cui anche lei molto discretamente come anche mio figlio Daniele, come gli altri miei figli non ostentano mai la grandeur di una pesantezza tale e tanta di cento milioni di dischi venduti [...]. Non voglio fare gravare a loro la pesantezza di una storia così importante, ma neanche a me, quando io ci penso, non ci voglio pensare a quello che sono stati veramente... l'importanza di aver creato un mood, un ambiente, un clima, un'aspettativa da parte del pubblico. Sarebbe una responsabilità immensa, ma questo mestiere penso che sia corretto viverselo così come viene, senza portarsi dietro un bagaglio come "Perché vedi io sono quello che ha venduto, che ha fatto, che ha cantato", perché sennò sei rovinato. Io ogni cosa che faccio comincio sempre da capo: prendo la stessa chitarra che avevo in mano cinquanta anni fa, come fossi un principiante. Ma in tutte le cose che faccio. Poi l'esperienza va da sé, ma non prendo mai per scontate quelle che sono le cose che ti portano avanti nel tuo mestiere».

Valerio Negrini io credo che sia stato veramente irripetibile perché lui era bravissimo, ma oltre a essere bravissimo era uno dei Pooh. Dodi

Martini ha osservato come nelle canzoni dei Pooh tutti coloro che le hanno ascoltate abbiano avuto modo di ritrovarcisi, sia che si trattasse di momento belli o tristi: una responsabilità ed una soddisfazione grandi per un musicista. Dodi ha spiegato: «Voglio prendere solo la seconda accezione che tu hai detto: una soddisfazione immensa. Come responsabilità c'è solo quella di essere seri sul lavoro, di prendere seriamente questo mestiere, di prenderlo coi tempi, con le persone giuste, con gli investimenti giusti, senza cialtroneria, senza lasciare niente al caso. Questo è stato un po' l'atteggiamento dei Pooh per quanto riguarda i testi, gli arrangiamenti, le incisioni, i titoli, i tour e tutte le cose e devo dire che alla fine non è che altri atteggiamenti non paghino, non è obbligatorio essere come i Pooh per fare successo, puoi essere anche un cialtrone che ubriaco dalla mattina alla sera... Non ci sono regole in questo nostro mestiere. Per quanto riguarda noi, siamo così, siamo sempre stati così e mi fa piacere che molte delle persone che ci hanno seguito abbiano recepito questa maniera, se vuoi alla Pooh, pulita, italiana, onesta, trasparente di fare musica e soprattutto devo dire che in questo Valerio ha dato una grande, grande, grande botta di energia perché è vero che le nostre musiche erano molto belle, devo dire che Roby l'ho sempre considerato uno dei più grandi autori di musica italiana, ma Valerio Negrini io credo che sia stato veramente irripetibile perché lui era bravissimo, ma oltre a essere bravissimo era uno dei Pooh. Lo è stato, per cui ha vissuto sulla sua pelle cosa significa salire sul palcoscenico dei Pooh, per cui quando lui scriveva aveva una maniera assolutamente nostra, per cui chi aspettava il prossimo disco dei Pooh si domandava "E adesso cosa si va a inventare questo genio?". E lui ci stupiva sempre».

Mi succede sempre più spesso di cercare di capire per quale motivo certe cose che a me d'acchito non piacciono, invece piacciono. Dodi

Alla domanda su cosa un artista come lui presti attenzione quando ascolta musica, Battaglia ha risposto: «Ho sempre un atteggiamento molto normale. Cerco di essere il più ascoltatore possibile, una persona della strada. Poi spesso invece mi accade di estraniarmi, di andare a sentire il missaggio, la frase di chitarra, il passaggio di batteria... un discorso molto più tecnico. Ma mi succede sempre più spesso di cercare di capire per quale motivo certe cose che a me d'acchito non piacciono, invece piacciono. E devo dire che poi la gente non è stupida per niente: quando una cosa funziona esattamente come la musica dei Pooh, che ai tempi alcuni dicevano "A me non piace"... chi diceva "A me non piace" si dovrebbe chiedere per quale motivo milioni di persone hanno detto "Che bella questa musica!". Per cui mi metto in discussione, provo a capire... magari c'è una frase particolare, un ritmo particolare, una melodia particolare. Per cui quando sento musica cerco di capire, anche perché dai tempi dei Beatles, di Jimi Hendrix dai quali io prendo origine, a oggi la musica è un po' cambiata, per cui bisogna credo cercare non dico di adeguarsi, ma di capire dove sta andando il mondo».

Appoggio la reunion dei Pooh a una piccola, grande condizione: di trovare una persona che stacchi un assegno che finisca per "oni". Dodi

Martini ha poi rievocato l'album "Walzer d'un Blues" del 1993, domandando se è auspicabile un ritorno del gruppo Adelmo e i suoi Sorapis. La risposta di Dodi: «Noi con Zucchero, Vandelli e gli altri Sorapis abbiamo mancato una grande occasione: dovevamo festeggiare il ventennale e ci è sfuggito! Dovevamo far la reunion anche lì! [...] vedo fermento sotto questo profilo, parlo dei Sorapis, perché sarebbe molto bello che degli amici a più di vent'anni di distanza si ritrovassero per fare un disco, un tour: qualsiasi cosa assieme sarebbe molto bella. Al di là poi dei tour e dei dischi, perché poi insieme stiamo bene». Poi, riferendosi ad una ipotetica reunion dei Pooh: «Io non ho nessun problema e appoggio la reunion dei Pooh a una piccola, grande condizione: di trovare una persona che stacchi un assegno credibile, che non finisca per ila, ma finisca per oni. Diciamo due milioni: se troviamo una persona così che stacca questo assegno e lo mette a disposizione per una operazione umanitaria importante, perché con due milioni di Euro cominciamo a fare degli ospedali, cominci a fare dei centri di ricerca, cominci a fare della roba bella, se mi trovate questa persona qua per me è ok. A costo zero, non voglio un Euro».

Ho sempre pensato che la chitarra potesse essere un ottimo strumento di accompagnamento, di creazione di quello che è un ambiente musicale attorno al cantante. Dodi

Martini ha chiesto a Dodi di rivolgere un consiglio a chi aspira di fare il chitarrista. «Molto onestamente», ha spiegato il musicista, «mi viene da dire che quelli che sono considerati i due più grandi chitarristi del mondo, Jimi Hendrix ed Eric Clapton, è vero che son chitarristi, ma intanto son cantanti. [...] Santana è un chitarrista, ma non è altrettanto famoso. Questo per dire che la chitarra è sempre uno strumento di accompagnamento, se parliamo di musica popolare. Se facciamo jazz è un'altra cosa. Per cui per quello che è il mio approccio con la chitarra, io ho sempre pensato che la chitarra potesse essere un ottimo strumento di accompagnamento, di creazione di quello che è un ambiente musicale attorno al cantante [...]. Nella mia immagine del chitarrista che suona io ho in mente Jimi Hendrix o Eric Clapton che suona, fa dei soli fantastici, ma a un certo punto la base di tutto ciò è una bellissima canzone, per cui o fai lo strumentista e sei al servizio di qualcuno che scrive musica, oppure tu stesso devi cominciare a scrivere della  musica e non sei solo chitarrista, ma strumentista, compositore, cantante.

L'ultima domanda ha tirato in ballo i progetti futuri di Battaglia. «Ho alcuni appuntamenti molto importanti. Il primo l'1 giugno del 2018 festeggerò il mio compleanno e oltre al mio compleanno festeggerò i miei cinquanta anni di professionismo: pochi giorni prima, vennero nel 1968 Roby Facchinetti e Valerio Negrini a chiedermi di entrare a far parte dei Pooh. Ho già l'ok delle autorità di Bologna per fare questo concerto in Piazza Maggiore, gratuito, in cui inviterò tutti gli amici che hanno fatto parte della scuola bolognese, che hanno fatto parte anche della mia vita. Chiederò a Gianni Morandi, chiederò ad Andrea Mingardi, chiederò a Zucchero, chiederò a Carboni, chiederò a Gaetano Curreri, chiederò a Maurizio Solieri, chiederò ai miei colleghi e amici Pooh, tutti coloro che hanno fatto parte del mio essere musicista [...]. Poi ho un tour fantastico l'anno prossimo sempre con piccoli rifacimenti, perché quello che sto portando in giro adesso è troppo bello, è troppo fisiologico nella scaletta, per cui la prossima estate continuerò con un tour, mentre il prossimo inverno, parlo del 2018, lo dedicherò al tour teatrale dedicato alle canzoni che i Pooh non hanno mai fatto dal vivo, o abbiamo fatto poco, abbiamo fatto soltanto in uscita dei dischi. E sono convinto che sia talmente bello il repertorio che noi abbiamo fatto, inesplorato, non sfruttato, non suonato, che sarà una bellissima occasione.


Dodi Battaglia ribadisce in modo sempre più marcato il proprio attaccamento alla storia artistica dei Pooh, di cui è stato uno degli artefici per ben quarantotto anni. Se alcuni fan vorrebbero un suo affrancarsi da tale retaggio, per altri sta divenendo ormai un riferimento per non dire addio del tutto ad un mondo di suggestioni e melodie che li ha accompagnati, in certi casi, per tutta la vita e sottolineato momenti importanti delle loro esistenze.

Autore - Michaela Sangiorgi