Roby Facchinetti: «La musica ci ama» - Prima parte - Sabato 30.11.2019
Lo scorso 12 settembre Roby Facchinetti ha tenuto una
intervista telefonica a Radio RTR 99 in occasione della
trasmissione "La Strana Nostalgia" condotta da Fabio
Martini. Ne è risultato un incontro molto interessante sia
per l'aneddotica raccontata, sia per una serie di riflessioni
che l'interprete e compositore di tanti successi ha sentito di
voler condividere con chi era all'ascolto.
La puntata ha avuto inizio sulle note di un singolo risalente al
1966. Roby ha così esordito: «Tu hai aperto con "Brennero
66" e subito mi si è accesa la memoria, perché io
me lo ricorderò sempre [...] come è nato il brano. Mi trovavo a
Bologna, parliamo veramente degli inizi, la fine dell'estate del
'66 ed io avevo bisogno del pianoforte per comporre. Andai a
casa di Mauro Bertoli che aveva un pianoforte verticale e lì
nacque questo brano, lo feci ascoltare a Valerio e disse: "Questo
ha un sapore cantautorale e vorrei parlare della nostra
piccola guerra che stiamo vivendo in questi giorni". Ed
era proprio quello che accadeva nel Brennero: ci furono tutta
una serie di attentati nei confronti dei finanzieri e ne
morirono oltre trenta, era veramente una guerra [...]. Ma non è
finita: [...] subito dopo noi eravamo in sala d'incisione perché
stavamo incidendo il nostro primo album, "Per
quelli come noi" [...]. Cantava Mauro, cantava
Valerio, cantava anche Mario, cantavano un po' tutti e mi
ricorderò sempre quando Mauro Bertoli disse: "No, questo
brano Roby lo devi cantare tu!". Sinceramente non me
l'aspettavo perché io non mi ritenevo un cantante: sì facevo i
cori, cantavo, però per me eramolto più importante suonare.
Questo fu veramente il primo brano che io cantai in sala
d'incisione con i Pooh: è un ricordo per me molto bello, legato
proprio a questo brano. Con questo brano poi facemmo il Festival
delle Rose, era la risposta radiofonica al Festival
di Sanremo e si teneva all'Hilton di Roma. Quell'anno lì
fummo costretti a cambiare il titolo, perché all'epoca c'era la
censura radiofonica e anche televisiva. "Brennero 66"
non piaceva, perché comunque toccava una cosa che all'epoca
poteva dar fastidio politicamente e fummo costretti a cambiare
il titolo in "Le campane del silenzio". La frase "ti
hanno mmazzato quasi per gioco" fummo costretti a
cambiarla anche quella, però quell'anno con noi c'erano in gara
Morandi, Dalla e i Nomadi, per cui era un festival importante».
Martini: «Paradossalmente più significativo di Sanremo,
perché certe situazioni musicali al Festival non
andavano comunque in gara».
Roby: «Infatti quello aveva un taglio particolare: c'era Dalla,
quegli artisti che all'epoca non assomigliavano al Festival
di Sanremo [...]. Durò per un po' di anni [...] e aveva
un taglio forse più cantautorale, più impegnato».
1966, i Pooh al Festival delle Rose.
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Non è stato poco per me, per noi, l'inserimento del primo e unico produttore che abbiamo avuto, Giancarlo Lucariello. Lui ci ha veramente messo sulla via giusta. Roby Facchinetti
Martini ha proseguito l'ideale percorso cronologico basato
sulla discografia dei Pooh pubblicata nel mese di settembre
proponendo il brano "Terra
desolata", dall'album "Opera
Prima". Roby ha spiegato: «Me la ricordo molto
bene. Soprattutto nel testo si sentono, forse per la prima
volta, la poesia e l'ermetismo, perché è molto ermetico questo
brano. Valerio si è divertito a fare questo testo: "Terra
desolata" è legato a un autore di cui adesso mi sfugge il
nome, che lui amava molto, il quale ha scritto un libro, o una
poesia, che si intitolava appunto "Terra desolata". Lui
volle riprendere questo titolo e fece un primo testo che si basa
soprattutto sulla poesia. Difatti devo dire che Valerio amava
molto questo testo perché si riconosceva in lui una capacità
anche come poeta, come scrittore. Voleva dimostrare di essere
non solo l'autore di "Tanta
voglia di lei" piuttosto che di "Piccola
Katy", ma anche un autore che sapeva scrivere delle
cose importanti».
Martini ha poi osservato come il 33 giri "Opera Prima"
sia interamente firmato da Facchinetti e Negrini per le musiche
ed i testi. Roby ha così risposto: «Non dimentichiamo che questo
album ha in sé, ha in "pancia" due grandissimi successi: "Tanta
voglia di lei" e "Pensiero".
Lì è anche iniziata la collaborazione, va ricordato, con
Giancarlo, che ha saputo veramente intuire le nostre capacità e
canalizzarle nel modo più giusto. Parlo di me come autore: lui
ha capito qual era la mia vena più profonda, più vera. Ci sono
delle cose che ti vengono meglio, altre cose un po' meno. Ecco,
lui mi ha detto: "Tu insisti su questa cosa della melodia,
delle armonie, ecco insisti su questo perché sono le cose che
ti vengono meglio". Devo dire che non è stato poco per
me, per noi, l'inserimento del primo e unico produttore che
abbiamo avuto, appunto Giancarlo Lucariello. Lui ci ha veramente
messo sulla via giusta [...]. "Tanta voglia di lei"
vendette un milione e mezzo di 45 giri e un milione e duecento
45 giri "Pensiero", fa capire purtroppo quante cose
sono cambiate in questi anni».
Suonammo con Red ed ecco, dopo pochi secondi ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che lui era veramente la persona, l'elemento, il musicista che stavamo cercando. Roby Facchinetti
Il discorso si è poi spostato sui quarantasei anni compiuti
quest'anno dal brano "Parsifal"
e dall'omonimo album, risalente al 1973. Martini ha osservato: «
Sul 33 giri non l'avete messa perché non c'era più spazio, ma
c'era per esempio sullo Stereo8 anche "Lettera
da Marienbad"».
Roby ha spiegato: «Hai detto giusto, era per ragioni di spazio.
Questo album nasce dopo l'uscita di Riccardo, perché va detto
che abbiamo vissuto dei momenti molto difficili e si era anche
pensato: "Oddio come si fa ad andare avanti? È impossibile!".
Poi Riccardo era un frontman, cantava la maggior parte dei
brani, era comunque diciamo molto importante. Poi parliamo
sempre di una band di quattro elementi: manca un elemento, non è
l'orchestra sinfonica, la filarmonica di Londa che sono
centocinquanta elementi. Per cui abbiamo passato dei mesi molto
critici, con mille dubbi e poi anche lì Giancarlo ha detto: "No!".
Pensa che addirittura in un primo momento, passato quel periodo
di sbandamento, si era pensato di andare avanti in tre e poi
invece no, il treno non funziona, nella band devono essere
almeno quattro elementi. Poi si sa la storia: ci siamo rinchiusi
a Roncobilaccio per un paio di mesi, forse anche di più, dove
abbiamo selezionato oltre cento bassisti sparsi un po' in tutta
Italia e poi verso la fine, adesso non ricordo se fosse
addirittua il penultimo o il terzultimo, arrivò Red e abbiamo
capito che Red era assolutamente... Ma questo lo abbiamo capito
non ricordo con quale brano: suonammo insieme ed ecco, dopo
pochi secondi ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che
lui era veramente la persona, l'elemento, il musicista che
stavamo cercando. Lì cos'è scattato? È scattata la voglia di
rivalsa: "È uscito Riccardo: noi dobbiamo dimostrare ancora
di più che siamo ancora vivi nonostante tutto, che abbiamo
capacità, abbiamo fantasia, abbiamo voglia di andare avanti,
abbiamo voglia di fare musica, abbiamo voglia di dimostrare di
essere ancora più forti, anche dopo il successo di "Tanta
voglia di lei" e di "Pensiero"". Per cui c'era questa
grande spinta di voler fare qualcosa di eccezionale [...].
Citerei "Parsifal": avevo un insieme di situazioni
musicali strumentali e non che poi con Giancarlo abbiamo
assemblato insieme, [...] perché c'era la voglia di creare una
suite musicale importante. Una volta assemblato il tutto,
funzionava benissimo: feci ascoltare a Valerio questa suite
interminabile dove si apriva con questa parte cantata e di
conseguenza tutti gli strumentali. "Parsifal", se non
erro, ha addirittura otto temi che si fondono insieme e lui, il
grande Valerio [...] disse: "Questo sarebbe perfetto, vorrei
parlare di Parsifal". Io lo guardai con gli occhi a palla
e dissi: "Parsifal? Ma cosa c'entra Parsifal su un brano
così?". Noi eravamo mentalizzati sui brani d'amore [...],
ma un personaggio mitologico, pure importante, che riportava a
Wagner... Lo conoscevo benissimo perché l'ho suonato da
ragazzino quando ero in un gruppo polifonico, addirittura con la
fisarmonica con il coro dei pellegrini, io conoscevo benissimo
Wagner, non conoscevo Parsifal, l'opera "Parsifal",
però mi sembrava fuori luogo. Disse: "Il testo è questo".
Fu sicuramente un'altra folgorazione di Valerio, perché il
successo di questo è dovuto anche al "mondo" che ti porta il
testo, questo personaggio. E ha avuto ragione».
1973, i Pooh nello scantinato dell'Hotel
Roncobilaccio durante le prove.
Clicca per ingrandire.
Se la musica mi fa sentire bene, significa che mi vuole bene. Roby Facchinetti
Martini ha così proseguito: «Da "Parsifal" arrivò
anche il singolo, il 45 giri "Infiniti
noi", sul lato B "Solo
cari ricordi", una canzone bellissima che avete
suonato poco [...]. Però poi andando a festeggiare sempre le
cose uscite in settembre, ci metto dentro anche una raccolta
alla quale io sono particolarmente legato, difficilissima da
trovare, ma aveva dentro delle cose meravigliose. Mi piace
citare "E
vorrei", che fu un singolo [...]: era il lato B in
realtà perché il lato A era questo qui».
Sulle note di "Per
te qualcosa ancora" Roby ha spiegato: «Va detto che
eravamo nel trip in quel periodo di fare non il brano
convenzionale, cioè due strofe, inciso, strofa, inciso finale.
Anche questo brano è una suite perché ci sono le parti
strumentali, c'è un inciso che apre molto. È un brano fra
l'altro che dura credo cinque minuti mezzo, fuori da ogni tempo
anche radiofonico: però alla fine è stata la sua grande forza, è
un brano particolare [...], ha un'anima molto speciale che non
lo fa assomiglia a nessun'altro brano. Questa è la forza secondo
me di certe canzoni, quelle che arrivano al cuore di tutti. Sono
talmente particolari da prenderti più di altre e più sono
singolari e uniche, e più ti emozionano. Questo è un altro lato
della musica, non so spiegare il perché».
Martini: «A volte non c'è un perché».
Roby: «[...] l'altro giorno ho scritto un post con una citazione
che dice più o meno: la musica appartiene solo a chi la può
ascoltare con la propria anima. Ed è vero, perché devo dire che
[...] in genere si fa non un buon uso della musica per il vero
ruolo che potrebbe avere. Solo alcuni l'ascoltano appunto con la
propria anima: ti entra dentro, ti travolge completamente e
allora lì la musica fa dei miracoli, ma dei miracoli veri.
Bisognerebbe sforzarci un attimino per avere questa
consapevolezza del grande valore che ha questo linguaggio. Io mi
ricordo che ero ragazzino e ho scoperto la musica. Come l'ho
scoperta? C'era mia madre che ascoltava [...] molto la musica
operistica classica, perché il nonno materno era un musicista
compositore e sicuramente mia madre sarebbe potuta diventare una
musicista, solo che ha avuto cinque figli e non ha avuto il
tempo [...]. Io avevo 5, 6 anni e ascoltavo, c'era questa musica
continuamente. Poi a un certo punto ho capito che questa cosa
arrivava entrava dentro e mi dava un beneficio straordinario che
io non riuscivo a tradurre in emozione, comunque mi faceva stare
bene e lì ho detto: "Se questa cosa, la musica, mi fa
sentire bene, significa che mi vuole bene". La musica ci
ama, solo che vuole essere amata nel modo giusto, come dicevo
appunto prima e allora veramente ti può, grazie a questo
linguaggio, migliorare sicuramente la tua vita, il tuo vivere,
aiutare a superare certi momenti, anche difficili. Questa è la
funzione della musica, dovremmo avere una profonda
consapevolezza di questo, poi ci pensa lei. Vorrei aggiungere
questo: [...] le canzoni che ci piacciono tanto le ascoltiamo
anche decine di volte, centinaia di volte, lo sai perché? Perché
la canzone mediamente dice la verità. In un mondo dove non ci si
fida neanche del migliore amico, [...] noi abbiamo bisogno di
verità, di essere confortati dalla verità e la musica ci può
dare anche questo».
Fine prima parte. Continua nella seconda parte...
Autore - Michaela Sangiorgi