Tanta voglia di lei: il coraggio di una idea - Seconda parte - Lunedì 31.05.2021
Prosegue con questa seconda parte l'articolo dedicato ai cinquant'anni del brano "Tanta voglia di lei", il
singolo che portò i Pooh al vero, grande successo. La prima parte è disponibile alla pagina "Tanta voglia di lei: il coraggio di una idea".
Continua il resoconto dell'intervista rilasciata da Roby Facchinetti al giornalista Franco Zanetti di Rockol.it.
Roby Facchinetti: «Mi ricorderò sempre che ero a Bergamo, a casa mia, con Riccardo e c'era "Hit Parade"». "Hit Parade" era una trasmissione radiofonica condotta
da Lelio Luttazzi, trasmessa sul Secondo Programma della Rai dal 06 gennaio 1967 al 31 dicembre 1976. Mandato in onda il venerdì alle ore 13:00, il programma permetteva di ascoltare gli otto 45 giri più venduti in quella settimana, risultati forniti dalla Doxa (la prima società di ricerche nata in Italia) al seguito della raccolta effettuata presso i negozi di quaranta città.
Roby ha così proseguito: «Noi avevamo già fatto il "Festivalbar": con "Tanta voglia di lei" arrivammo secondi, inaspettatamente. Con "Tanta voglia di lei" facemmo anche il "Cantagiro". C'eravamo anche noi al Vigorelli nel Settantuno, quella volta con i Led Zeppelin e ti assicuro [...], io lì ho avuto la sensazione per la prima volta che cosa sia veramente la guerra e il panico. Quello che è accaduto quella sera, all'attacco del terzo pezzo dei Led Zeppelin fu veramente indimenticabile [...]. C'era anche Morandi quella sera lì».
L'episodio a cui fa riferimento Facchinetti risale alla sera del 05 luglio 1971, quando al Velodromo Vigorelli di Milano arrivarono i Led Zeppelin, portati da Ezio
Radaelli, uno degli organizzatori del "Cantagiro". Come supporter erano stati scelti gli artisti della finale del "Cantagiro", mentre verso mezzanotte
avrebbe avuto inizio il concerto della band britannica. Fu con l'esibizione di Gianni Morandi che cominciarono le contestazioni da parte del pubblico che gremiva la
struttura. Nel contempo, all'esterno del velodromo le cose non andavano meglio: centinaia di ragazzi cercavano in tutti i modi di entrare, insieme a loro molti
contestatori che pretendevano di entrare senza pagare sostenendo che la musica doveva essere usufruita gratuitamente. Tutto questo, ovviamente, fece aumentare la
tensione. I Led Zeppelin anticiparono il loro ingresso in scena e cominciarono ad eseguire "Immigrant Song". Accorgendosi che lo spettacolo era cominciato,
quanti erano in fila alle casse corsero verso le porte del Vigorelli, le quali erano presidiate dalle forze dell'ordine che reagirono lanciando lacrimogeni e caricando.
Il vento portò il fumo dentro il velodromo, avvolgendo gli artisti ed il pubblico. Dopo una prima pausa, il concerto riprese, ma il caos provocato dall'arrivo di un
lacrimogeno dentro la struttura, la mancanza di corrente ed il tumulto che giungeva dall'esterno convinsero la band ad abbandonare il palco.
05.07.1971 - I tumulti al velodromo Vigorelli di Milano.
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In quegli anni la musica ha cambiato il mondo, ha cambiato i giovani. Roby Facchinetti
Riferendosi a quel fatidico 10 settembre del 1971, Facchinetti ha raccontato: «Riparlando di "Hit Parade" di Luttazzi, la settimana precedente eravamo entrati all'ottavo posto, che era comunque una cosa straordinaria. Arriva venerdì e speriamo, speriamo, anche perché non si sapeva assolutamente nulla neanche un'ora prima. Accendemmo la radio alle 13:30: all'ottavo posto non c'eravamo, al settimo neanche, al sesto neanche. Al quinto ci dicemmo: "Vabbé, siamo usciti. È stato un bel sogno, peccato che è durato poco". Quarto posto, poi l'Olimpo, stiamo a sentire chi c'è. Terzo posto, secondo posto, poi: "Al primo posto questa settimana" Luttazzi, con la sua enfasi... parte l'introduzione di "Tanta voglia di lei"! Dopo zero trenta secondi avevamo capito di essere arrivati primi! Quello che rappresentava per noi in quel momento il primo posto era che finalmente per i Pooh, dopo cinque anni di sogni, di fatica, di speranze e chi più ne ha più ne metta, era arrivata la cosa che sotto certi aspetti era quasi irraggiungibile in quel momento [...]. Dovevi "sgomitare" in mezzo a migliaia di band che incidevano, che avevano già fatto successo, dall'Equipe 84 in poi. Era veramente molto, molto, molto difficile. Lì avevamo capito che era arrivato anche il nostro momento e la sensazione fu veramente grandissima, anche perché vendemmo 1 milione e mezzo di 45 giri [...]. In quegli anni la musica ha cambiato il mondo, ha cambiato i giovani, senza dimenticare che proprio in quegli anni sono state consegnate al mondo le matrici della nuova musica pop [...]. Sono state le band che hanno consegnato questa rivoluzione musicale, questa rivoluzione culturale ed ognuna, partendo dai Beatles, dai Rolling Stones, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Deep Purple, gli Emerson, i Queen, gli Yes fino ai [...] Police. Ogni band ha comunque saputo consegnare delle nuove matrici, perché se tu ascolti ognuno di questi, hanno avuto unn concetto di musica proprio, personale, un concetto molto originale in quell'epoca. È questa la cosa straordinaria. Credo che quello che è avvenuto lì sia qualcosa di irripetibile a oggi».
1972 - I Pooh con Valerio Negrini, Giancarlo Lucariello, il Maestro Gianfranco Monaldi e Franco Santamaria in studio a Milano.
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Franco Monaldi è stato molto prezioso per i primi album perché c'era l'utilizzo dell'orchestra nel modo più completo. Roby Facchinetti
Franco Zanetti ha poi sottolineato : «Volevo ricordare fra i "papà" di "Tanta voglia di lei" oltre a Lucariello, oltre a te e Valerio che ha scritto la canzone, oltre a Dodi che ha cantato...».
Facchinetti: «[...] il cantante era Riccardo [...]. Lui soffrì molto di questa cosa, perché avrebbe voluto cantarla lui. Però io a distanza di tempo devo riconoscere
che il "colore" della voce dell'epoca di Dodi era sicuramente più appropriata. Non sto parlando della bravura, parlo proprio di "colore", il "sapore" della voce di Dodi era sicuramente più indicata applicata su quella melodia».
Zanetti: «Un altro "papà" di questa canzone è Gianfranco Monaldi».
Facchinetti: «Monaldi l'ho adorato: aveva l'umiltà dei grandi. Era un conoscitore dell'orchestra, un grande arrangiatore. Il grande arrangiamento, soprattutto in
versione orchestrale, lo fa l'arrangiatore che conosce a perfezione ogni strumento. Perché lui vuole quella cosa lì in quel momento e sa scegliere gli strumenti più
adatti per ottenere quell'effetto. Se tu non hai questa conoscenza, non sarai mai un grande arrangiatore. Sarai un esecutore, sì, puoi dirigere, ma non l'arrangiatore [...].
Franco Monaldi è stato molto prezioso per i primi album perché c'era l'utilizzo dell'orchestra nel modo più completo [...]. Qualcuno ha detto che noi abbiamo
rappresentato la nuova canzone italiana e sono abbastanza d'accordo: abbiamo saputo riprendere le radici della vecchia canzone italiana che si basava soprattutto
sulla melodia e sull'armonia, l'abbiamo attualizzata con brani come "Pensiero", "Tanta voglia di lei",
"Noi due nel mondo e nell'anima", "Io e te per altri giorni" e via via tutto il resto.
Lui fu sicuramente un elemento importantissimo che ha saputo dare quella cornice speciale ai nostri brani; anche lui ha contribuito sicuramente pesantemente a dare a
questi brani una forza maggiore e se sono arrivati al successo lo dobbiamo sicuramente anche a lui».
Franco Monaldi è stato molto prezioso per i primi album perché c'era l'utilizzo dell'orchestra nel modo più completo. Roby Facchinetti
Franco Zanetti ha poi chiesto a Roby di fornire qualche anticipazione in merito al musical dedicato a Parsifal al quale sta lavorando da alcuni mesi. Facchinetti si è così espresso: «Ho lavorato anni sulle musiche di Parsifal per cercare di dargli un "sapore"... perché è una storia talmente importante, talmente possente, talmente incredibile, affascinante, coinvolgente... Dentro c'è tutto: c'è questo grande cavaliere senza macchia, Re Artù, la tavola rotonda, le Crociate, le battaglie, il Sacro Graal. Stefano con i suoi testi ha saputo dare una nuova versione: perché è una nuova versione di Parsifal con una fantasia, con una straordinaria delicatezza, emozione. Il nostro Parsifal è addirittura rivisto e corretto, lo abbiamo attualizzato: il nostro Parsifal si sposa, ha un figlio... Parsifal dura due ore ed è un'opera moderna. Non posso dire di più. Il come verrà rappresentata ques'opera è veramente qualcosa di straordinario [...]. Posso anticipare che ancora in Italia nessuno mai ha rappresentato un progetto teatrale con queste modalità, ma non posso dire di più. La mia missione è questa, perché l'ho promesso a Stefano e stiamo facendo di tutto anche con Tiziana (la moglie di Stefano), con dei compagni di viaggio fantastici, straordinari: si sono innamorati anche loro di questo progetto e lo stiamo portando avanti con passione per il 2022».
Fine seconda parte. Continua nella terza parte...
Autore - Michaela Sangiorgi