Pooh - Rassegna Stampa Anni '80 - Anno 1982 - 2° parte

Nota

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25 luglio 1982 - TV Sorrisi e Canzoni - N°30 - Pag.62 - "Una tournée nel 2000", di Fabio Santini

25.07.1982 - TV Sorrisi e Canzoni - N°30 - Pag.62 - Una tournée nel 2000, di Fabio Santini25.07.1982 - TV Sorrisi e Canzoni - N°30 - Pag.62 - Una tournée nel 2000, di Fabio Santini   25.07.1982 - TV Sorrisi e Canzoni - N°30 - Pag.62 - Una tournée nel 2000, di Fabio Santini

[...] «Usciamo in un momento non facile - afferma Roby [...]. - Oggi si vendono pochi dischi e la febbre del Mundial ha fermato le grandi affluenze di massa ai concerti dell'estate [...]. Per la tournée '82 presentiamo due brani inediti intitolati "Non siamo in pericolo" e "Anni senza fiato" dal chiaro accento autobiografico» [...].
«Red e io - afferma Dodi Battaglia [...] - ci muoviamo su un palco più ampio. Le nostre chitarre senza fili, sono collegate al mixer con un trasmettitore che cerca automaticamente la miglior frequenza d'onda per sintonizzarsi con il cervello dei suoni che sta di fronte al palco. È una scatoletta che costa una dozzina di milioni, la stessa che usano i tecnici della Nasa per i collegamenti interspaziali e per quelli terra-spazio».
Lasciato a casa il laser - «Ormai lo usano tutti », affermano i Pooh [...] - il parco luci si è arricchito di nuove idee. «Sulle nostre testa staziona una struttura trapezoidale che tiene appese tre tonnellate di fari, alcuni dei quali puntati contro la folla. Da lontano agisce un parco di "occhio di bue" pilotati da una vera e propria regia, curata quest'anno da Delia, la compagna di Red. Sotto la mia batteria - continua Stefano D'Orazio [...] - una pedana con decine di fari incastrati, sulla quale possono salire Red e Dodi, liberi dagli impedimenti tradizionalmente creati dai fili delle chitarre. Inoltre noi stessi abbiamo studiato le dimensioni dei containers del materiale da concerto tale che la loro funzionalità nei continui spostamenti, carichi e scarichi dai TIR faciliti il pesante lavoro di tecnici e assistenti».
Con la carovana dei Pooh si muovono diverse decine di persone e quest'anno il gruppo, per venire incontro alle loro esigenze, ha creato una cucina itinerante. «Due camion, uno con una cucina industriale a sei fuochi, frigo, freezer, bagno, doccia e uno per deposito materiale - illustra Red Canzian [...]. - La nostra cucina è capace di servire 100 coperti all'ora con un pasto comprendente due primi, due secondi, contorno, frutta o dolce [...]».

01 settembre 1982 - Intrepido Sport - N°35 - Titolo non disponibile

01.09.1982 - Intrepido Sport - N°35 - Titolo non disponibile

[...] Pare che il nuovo spettacolo dei Pooh [...], che comprende novità nelle scenografie e negli effetti speciali, sia un collaudo per il viaggio dei quattro musicisti italiani in America. I Pooh dovrebbero affrontare il pubblico americano nel prossimo autunno.

1982 - Boy Music - N°47 - Copertina

1982 - Boy Music - N°47 - Copertina

Dicembre 1982 - TV Sorrisi e Canzoni - Pagina 52 - "Una stagione senza tempo", di Fabio Santini

Dicembre 1982 - TV Sorrisi e Canzoni - Pag. 52 - Una stagione senza tempo, di Fabio Santini    Dicembre 1982 - TV Sorrisi e Canzoni - Pag. 52 - Una stagione senza tempo, di Fabio Santini    Dicembre 1982 - TV Sorrisi e Canzoni - Pag. 52 - Una stagione senza tempo, di Fabio Santini    Dicembre 1982 - TV Sorrisi e Canzoni - Pag. 52 - Una stagione senza tempo, di Fabio Santini

Dicembre 1982 - Music - N.43 - Pagina 4 - "Il paroliere Valerio Negrini", di Antonio Orlando

Dicembre 1982 - Music - N.43 - Pag. 4 - Il paroliere Valerio Negrini, di Antonio Orlando    Dicembre 1982 - Music - N.43 - Pag. 4 - Il paroliere Valerio Negrini, di Antonio Orlando    Dicembre 1982 - Music - N.43 - Pag. 4 - Il paroliere Valerio Negrini, di Antonio Orlando    Dicembre 1982 - Music - N.43 - Pag. 4 - Il paroliere Valerio Negrini, di Antonio Orlando

[...] Negrini è quello dei Pooh perché i Pooh cantano solo Negrini: uno strettissimo rapporto che si rinnova ad ogni nuova pubblicazione e che affonda nella notte dei tempi quando i soldi erano pochi, gli strumenti tutti caricati su una seicento multipla, ma i sogni, almeno quelli, erano grandi e luminosi [...].
Nella sua posizione di esterno-interno rappresenta la parte dei Pooh a contatto con la terra e la gente comune ("loro camminano sempre mezzo metro sospesi in aria, ma è normale"); critica qualche scelta superflua (come il tecnico inglese in "Buona fortuna" o quell'idea fissa di voler sfondare sul mercato americano e inglese); è un po' l'anello di congiunzione tra i vari meccanismi della macchina Pooh [...].
- Che tipo è Valerio Negrini?
- Guarda, te lo dico subito; a me piacciono tre cose: le donne, i motori e i viaggi (con tutte le possibilità di conoscere gente, imparare lingue nuove, e fare esperienze). Credo di fare un lavoro che mi permette di vivere al meglio questi miei interessi.
- Prima suonavi con i Pooh, poi nel '71 hai smesso perché?
- Per un paio di buoni motivi: il primo è che ero stanco e poi forse non ero un grande batterista; il secondo perché c'era Lucariello, il produttore di allora, bravissima persona per carità, però con idee opposte alle mie. e allora o via io o via lui.
- E sei andato via tu.
- Esatto. Però subito dopo è andato via lui, segno che c'era qualche problema più profondo nel rapporto che non la mia insofferenza.
- Però anche Lucariello ha avuto una parte nel vostro successo iniziale, quello del '71-72. A proposito si dice che il palazzone della CGD, la vostra casa discografica, sia stato costruito in questo modo: ogni piano un successo differente. Il vostro piano qual è?
- A veder bene forse anche più di un piano e anche qualche pilone centrale di sostegno.
- Che rapporto hai con loro, escludendo naturalmente il lavoro dei testi?
- Stretto, soprattutto con Facchinetti e Battaglia con i quali già suonavo prima che arrivassero Canzian e D'Orazio. I Pooh vorrebbero anche che mi occupassi più della loro attività, che so, manager o cosa del genere. Ma non fa per me.
- [...] Sei veloce quando scrivi?
- No, assolutamente no e questo perché sono molto pignolo e una frase, una parola deve convincere per primo me e dato che mi intendo anche un po' di canto mi rendo conto dei problemi che può avere chi canta i miei testi.
- La tua è una posizione diversa da quella di Mogol.
- Be, io la penso così: chi canta ha un suo mondo, una sua storia, una sua personalità e per dire le stesse cose ci sono molti modi; professionalità nel mio mestiere è quindi saper adattarsi a chi deve cantare senza snaturare il proprio mondo. Naturalmente se poi lavori per anni con gli stessi cantanti alla fine diventa tutto più facile.
- Tu lavori in esclusiva con i Pooh?
- Sì, direi di sì. Ogni tanto qualcuno mi chiede di lavorare con lui come il Finardi dell'ultimo disco: però in quell'occasione non ho avuto molte soddisfazioni sul piano umano, lui quasi si vergognava di lavorare con me, perché io ero "quello dei Pooh", mentre lui invece... C'è una mia canzone nell'ultimo album di Delia Gualtiero, ma quella è una cosa un po' fatta in casa (la produzione è di Red Canzian). Ho fatto anche i testi dell'album "Singolo" di Bosé ma poi per "Bravi ragazzi" hanno bussato a un'altra parrocchia.
- Quella di Morra e Lucariello [...].
- Liberissimi. Poi io non sono il tipo che frequenta molto l'ambiente, che fa gli intrallazzi, che si pubblicizza. Se qualcuno mi vuole basta che telefoni, altrimenti vado bene anche così. E poi ai Pooh fa piacere avere in esclusiva, e pagano!
- Sei autobiografico?
- Naturalmente. I miei testi, più che autobiografici in senso stretto, devono parlare di me, devono essere coerenti con il mio mondo, con il mio modo di vedere la vita e le cose. Non scriverò mai un testo antifemminista per esempio o una canzone religiosa essendo io profondamente laico.
- Cosa cerchi di evitare assolutamente?
- La banalità, la concettualità, il fare comizi. Evito di scrivere testi se poi mi devo mettere barba e baffi finti per non farmi riconoscere.
- Fai i conti con le contraddizioni naturali di ogni essere umano?
- Sono molto importanti e a volte l'inserirle nel testo è dimostrazione di maturità, se vuoi anche di una posizione politica.
- Tasto delicato quello della politica, sei sempre stato considerato un autore disimpegnato e i Pooh...
- Balle, chi lo dice è in malafede; nei miei testi ho scritto spesso di problemi della vita anche da un'angolazione un po' scomoda; se invece vuol dire che non mi sono legato a schieramenti preesistenti, è vero; preferisco pensare con la mia testa. Certi miei testi comunque sono venuti prima di quelli di tanti cantautori.
- Ma allora perché pochi lo hanno notato?
- Tu parli dei giornalisti, di quella critica che spesso è in malafede o, alla meglio, ha il paraocchi. Il pubblico invece queste cose le ha sempre recepite.
- Qual è la discriminante per un testo.
- Senz'altro l'intelligenza. Vedi, io non divido il mondo in belli o brutti, alti o bassi, ma in intelligenti e stupidi. L'unico problema è che gli stupidi sono in maggioranza.
- Hai mai notato cambiamenti nel tuo stile?
- Sì certo, li ho notati, li ho cercati, li ho assecondati, proprio perché io stesso sono cambiato, se vuoi sono maturato con gli anni.
- All'inizio scrivevi canzoni d'amore a volte disperate come "Tanta voglia di lei" e altre volte estroverse come "Pensiero".
- Di fondo rimaneva molta negatività però e anche un po' di retorica, inevitabile forse in quel periodo. Poi col tempo credo di essere migliorato.
- La formula di questo miglioramento?
- L'ironia, saper scrivere subito dopo un verso drammatico una parola che sappia sdrammatizzare, che sappia far sorridere e tutto mantenendo un ritmo.
- Un po' come hai fatto con "quelli che stanno nei porti a tagliarsi le vene"?
- Sì, mi piacciono molto quelle cose ma è difficile usarle anche perché spesso non si riescono a distinguere i giochi di parola [...].
- Recentemente scrivi molto sulla vita del gruppo, del musicista, della strada: "Banda nel vento", "Pronto buon giorno è la sveglia".
- Anche nel nuovo singolo dei Pooh c'è un brano in questo senso, è un'altra di quelle cose che mi piacciono molto e che ho sempre voluto fare. Ricordo che una delle mie canzoni preferite era una canzone di Johnny Halliday che parlava proprio della vita sulla strada, delle ragazze di questo mondo.
- Le ragazze, le donne, gli amori. I Pooh hanno sempre cantato l'amore...
- Certo, è la cosa più importante di questa vita: io credo molto nel rapporto di coppia che è il motore di tutto [...].
- Credi di aver inventato qualcosa?
- [...] mi piace ricordare alcune canzoni come "Inca" o "Lindberg", quelle dove ho preso dei personaggi storici inventandomi una canzone che si basa però su fatti accaduti realmente [...].
- Come è nata "Inca"?
- Dopo uno dei miei viaggi in Sudamerica, dove questo fatto della dominazione cristiana violenta era nell'aria, la si poteva annusare.
- [...] l'italiano è una lingua facile da usare o no?
- [...] il problema non è della mancanza di gente che sappia scrivere testi o della difficoltà di usare l'italiano. Il problema è di chi scrive la musica che lo fa con un sistema, con degli accenti, con una scansione che non si adattano alla nostra lingua. I musicisti dovrebbero provare qualche volta a mettere le parole alle proprie musiche per rendersi conto di quello che dico.
- Quindi credi in una via italiana alla musica leggera?
- [...] guarda Lucio Dalla per esempio, per non citare sempre i Pooh: Lucio è un esempio di musica creata in funzione di parole italiane. E che parole.
- [...] Allora che tipo è Valerio Negrini?
- Come non l'hai ancora capito: donne, motori e viaggi tutto tenuto insieme dalla musica.

AUTOCURRICULUM
[...] Nasco a Bologna, nel '46, segno del Toro con tutte le corna fisiche e morali che questo comporta. A scuola vado piuttosto bene e frequento un corso per interpreti [...] venti anni fa, quando nessuno sapeva che cosa era un interprete e infatti tutto si rivelo una mezza truffa perché lo Stato non mi ha mai riconosciuto il diploma. Però la scuola era bella, giovane, gli insegnanti simpatici e poi io ho sempre avuto una predisposizione, anzi una curiosità per le lingue. In un mese passato in Indonesia alla fine parlavo il dialetto malese [...]. Intanto ascoltavo musica, sai tutta quella musica che arrivava da noi alla fine degli anni '50 e che noi credevamo fosse nuovissima poi invece guardavamo l'etichetta dei dischi e scoprivamo tre-quattro anni prima [...]. Mi piaceva ovviamente il rock Little Rickard, Presley naturalmente ma anche Frankie Avalon, Johnny Restivo, Connnie Francis, Neil Sedaka, Paul Anka [...]. Durante la scuola poi avevo iniziato a suonare la batteria anche se forse avrei fatto meglio a mettermi a cantare perché forse qualcosa valevo [...]. Poi dopo il diploma formo il mio primo gruppo, i Jaguar, nucleo dei Pooh, anche se dei futuri Pooh c'ero solo io. Capelli lunghi e vestiti beat, erano i primi vagiti dell'Italia che scopriva sesso-droga-rock'n'roll. Allora c'erano due categorie di musicisti: quelli delle orchestre tradizionali che facevano i ballabili, Sinatra e Bruno Martino e noi, l'ala dura a 17mila lire a serata. Mentre suono la batteria comincio a scrivere i miei primi testi e nel frattempo i Jaguar diventano i Pooh [...].

1982 - Sorrisi e Canzoni TV - "Trentatré giri al palasport", di Fabio Santini

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