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Stefano D'Orazio: game over, ma Pooh per tutta la vita - Mercoledi' 15.02.2017

Stefano D'Orazio

Ha aperto ieri ufficialmente le frequenze RTR 99 canale Pooh, la web radio costola della romana RTR 99. Per tale occasione è stata mandata in onda una intervista a Stefano D'Orazio, prima batterista dei Pooh ed ora autore teatrale, condotta da Fabio Martini.
«Quello che diceva sempre Roby sul palco» ha esordito D'Orazio riferendosi all'iniziativa della web radio, «è che l'augurio che noi ci continuavamo a fare era quello di poter credere che la nostra musica sarebbe andata oltre di noi. Questa cosa voi ci state aiutando a metterla in pratica perché sicuramente la storia di cinquant'anni di canzoni che noi abbiamo messo insieme in qualche modo credo che possa resistere anche, non ti dico ai prossimi cinquan'anni, ma almeno ai prossimi venti minuti».
Alla richiesta di raccontare di tre momenti particolarmente entusiasmanti vissuti durante la Reunion dei Pooh, Stefano ha raccontato: «Sicuramente la fase dell'allestimento, quando ci siamo ritrovati di nuovo ad inventare, quando abbiamo deciso che tipo di spettacolo mettere insieme: quindi praticamente un anno ancor prima di cominciare. Poi sicuramente il debutto a San Siro, è stato emozionantissimo. Poi chiaramente l'ultima data a Bologna [...]. Non ho ancora visto il filmato, quello che hanno mandato in onda nei cinema, non ho ancora potuto rivedere. C'è stata veramente una grande e bella emozione che ci ha accompagnato tutti e cinque e che sicuramente ci rimarrà dentro per sempre, un tatuaggio».

Stare là sopra era davvero un momento di grande emozione. Nessuno ti telefona, nessuno ti chiama, nessuno ti dice niente, sei tu che fai e questa cosa veramente è molto, molto gratificante.

Alla domanda su come sia stato tornare dietro la batteria, D'Orazio ha risposto così: «Uno dei motivi per cui ero abbastanza titubante quando i miei colleghi mi dicevano di questa idea che c'eravamo minacciati per tutta la vita, cioé di festeggiare un cinquantesimo compleanno insieme... Mi domandavo appunto quanto dopo cinque anni potessi essere in grado di rimettermi dietro la batteria, anche perché la minaccia non era di fare un concertino di tre canzoni, ma le solite tre ore che i Pooh mediamente mettono insieme quando decidono di far musica insieme. Quindi sì, ero abbastanza preoccupato, poi ho aperto uno studio di incisione vicino casa mia in Prati e quindi ho cominciato tutti i giorni a scendere di sotto, a vedere che effetto mi faceva. Ero rimasto abbastanza male forse un paio d'anni fa, sotto Natale, quando presi in mano le bacchette perché stavano dentro un porta penne, per cui le vedevo che spuntavano più lunghe delle altre penne. Le ho prese in mano, la prima cosa che mi è venuto spontaneo fare è quello che facevo sempre: prendo e le faccio girare sulle dita. Mi son cadute tutte e due per terra per dirmi "Hai già dato! Aripijate!". Quindi sono andato lì su veramente un po' titubante. Poi invece ho visto che un po' è come andare in bicicletta, l'unica cosa che dovevo fare era il famoso fiato [...]. L'ho scoperto a San Siro se potevo farcela o meno perché noi per tutto il tempo delle prove, che son durate anche parecchio, non so per quale stranezza non siamo mai riusciti a fare un concerto "una filata", come si dice, cioè cominciare e finire. Era sempre alla quarta canzone "Aspetta un attimo, perché..." e lì chiaramente riprendi fiato e non ti rendi mai conto fino a che punto gliela fai. E quindi a San Siro ero abbastanca preoccupato perché dico "Magari adesso alla quarta canzone mi sdraio di dietro, dormo un quarto d'ora, vediamo che succede". E invece vuoi l'adrenalina, vuoi perché in effetti poi in qualche modo la memoria della fisicità della batteria ti rimane addosso comunque, mi sono rimesso a suonare e devo dire che francamente le tre ore che ogni sera abbiamo passato (dovevano essere due concerti, sono diventati qualcosa come quaranta), quelle tre ore che ho passato sul palcoscenico erano quelle che mi rendevano più felice. Il prima e il dopo un pochino meno perché era pieno di impegni di natura estranea, però diciamo che alla fine stare là sopra era davvero un momento di grande emozione. Nessuno ti telefona, nessuno ti chiama, nessuno ti dice niente, sei tu che fai e questa cosa veramente è molto, molto gratificante».

All'osservazione che sia la preparazione della scaletta che l'esecuzione del concerto hanno richiesto molto impegno, D'Orazio ha spiegato: «Quando sei lì ti accorgi che è tutto in discesa, per cui devo dire non ho fatto particolari fatiche a rimettere insieme anche quelle canzoni che richiedevano veramente un'attenzione particolare, che magari era parecchio tempo che non facevamo neanche nei tempi quando ancora c'ero. E' stata faticosa la scelta della scaletta perché chiaramente stare insieme attorno a un tavolo e cominciare a voler credere che questa è la giusta e quell'altra è sbagliata, la tecnica Pooh della famosa maggioranza che però è molto rispettosa anche della minoranza, per cui si riprende in discussione tutto... Insomma ci abbiamo messo più tempo intorno al tavolo che sul palco per mettere insieme quella scaletta».

Stefano ha poi spiegato cosa prevede il suo futuro artistico: «Per quanto mi riguarda riaprirò il "portoncino" che mi ero con entusiasmo messo davanti, appunto quello di continuare a scrivere per il teatro. Sto immaginando un paio di cose che mi stanno intrigando parecchio e quindi rimetto mano a quella che era stata la parentesi del dopo Pooh, involontario per'altro perché quando nel 2009 scesi da quel famoso palco non è che sapessi cosa volevo fare. Probabilmente sì lo sapevo, in quanto dicevo "Non vogli fare niente!", poi siccome uno a fare niente non ci riesce, allora mi son trovato a far quello e adesso sto rimettendo mano a queste cose. Sto reincontrandomi con le persone con le quali per'altro vevo già programmato prima di questa Reunion di fare delle cose insieme, stiamo proprio in questi giorni riaggiustando il tiro e partiremo sicuramente con un paio di cose tra novembre e dicembre però per l'anno prossimo e l'altro ancora, per cui diciamo che è ritornato quell'orizzonte che mi ero già comunque assegnato quando mi ero messo a fare il musicalaro».

Uno non potrà mai essere un ex Pooh ma rimarrà un Pooh per tutta la vita.

L'apertura e la chiusura di un concerto richiedono la scelta di brani d'impatto, a maggior ragione quando si tratta dello spettacolo che sancisce la chiusura di una carriera pluridecennale. Stefano ha così spiegato come mai come ultimo brano della scaletta la scelta sia caduta su "Solo voci", canzone del 1983 tratta dall'album "Tropico del Nord": «Sicuramente "Solo voci" ha un esordio di testo e il contenuto di tutto ciò che in qualche maniera era un po' la sintesi di quello che avremmo voluto poter dire da quel palco dell'ultima notte. Era appunto il grazie delle mie città, di quello che hanno fatto, delle persone che abbiamo incrociato e incontrato, di chi è stato accanto, insomma un ringraziamento fatto senza strumenti, urlandolo soltanto con le voci e che ci emozionava all'idea di poterlo fare. Poi quando lo abbiamo fatto ci siamo emozionati anche di più, infatti ci siamo anche abbastanza "ingrippati" perché c'erano i magoni, però in qualche modo siamo arrivati in fondo anche perché poi il famoso popolo dei Pooh ci dà sempre una mano in questi casi, perché si aggrega e tutto questo dicenta più facile».
Rimanendo sul tema dell'ultimo concerto tenuto a Bologna lo scorso 30 dicembre, Stefano ha speso alcune parole in merito alla t-shirt che indossava: «Quella maglietta con scritto "GAME OVER" è stata proprio una mia scelta. Non lo sapevano neanche i miei colleghi che me l'ero messa lì sotto perché voleva appunto essere una dichiarazione di pace, nel senso "I giochi sono finiti, ma comunque siamo qua, esistiamo". Uno non potrà mai essere un ex Pooh ma rimarrà un Pooh per tutta la vita, sì anche perché molto spesso i nostri nomi sono abbinati alla parola Pooh molto più dei nostri cognomi: io sono più spesso Stefano dei Pooh che Stefano D'Orazio e così via. Per cui diciamo che quel "GAME OVER" significava proprio "Sono finiti i giochi, siamo qui, rimaniamo quelli che siamo e quelli che in qualche maniera abbiamo inventato in tutti questi anni, abbiamo costruito in tutti questi anni", per cui mi è piaciuto poter salutare il pubblico in questo modo».

Martini ha poi domandato quale sarà il destino della batteria. «Per adesso è tornata nel suo magazzino dove stanno le altre quaranta batterie» ha spiegato D'Orazio, «sta lì bella imballata. Per adesso non mi viene in mente nulla di ciò che potrei fare con lei. Un giorno forse farò una mostra, questo sì, ma mettermi a suonare ancora mi sembrerebbe veramente esagerato. Ma sai, nella vita non si dice mai basta».
Per ultima, la domanda che da molte settimane tutti i fan si pongono: verrà messo in vendita il DVD dell'ultimo concerto? «Stiamo pensando di farlo» ha risposto Stefano, «ma per adesso non abbiamo ancora proprio neanche visto cosa è venuto fuori. C'erano oltre alle telecamere della messa in onda nei cinema, che è stata veramente una bella cosa che pare abbia funzionato tantissimo, c'erano parecchie altre telecamere sparse dappertutto che hanno ripreso le facce del pubblico. Mi dice Asquini, il regista che ha realizzato il tutto, che ci sono delle cose veramente di grandissima emozione. Ecco diciamo che faremo decantare un pochino la nostra emozione di essere scesi dal palco e ci metteremo poi di qui a qualche mese a riguardarci questa roba e non è escluso che possa essere una bella testimonianza, un bel ricordo di quella che è stata quell'ultima notte».

 

Quella data da D'Orazio è una notizia confortante, dopo le tante incertezze. Il DVD dell'ultimo concerto dei Pooh sarà un ricordo prezioso di unconcerto che non ha solo segnato la fine di un gruppo, ma di una intera epoca per il pop italiano.

Autore - Michaela Sangiorgi