Nota
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1974
28 luglio 1974 - Ciao 2001 - N°30
27 settembre 1974 - Sorrisi e Canzoni TV - N°58 - "Marcella batte Mina"
Dicemnre 1974 - Primavera - Poster dei Pooh
08 dicembre 1974 - Ciao 2001 - N°49 - Pagina pubblicitaria
Pagina pubblicitaria dedicata alla pubblicazione del 45 giri "Per te qualcosa ancora / E vorrei".
20 dicembre 1974 - Nuovo Sound - N°7 - Pag. 12 - "I complessi della musica facile - 1 puntata - I Pooh", di Paolo C.
In Italia il fenomeno dei complessi musicali non è certo nuovo; in fondo, già nel lontano 1963, subito dopo l'esplosione mondiale dei Beatles, un'esplosione che rivoluzionò, in pratica, il nostro modo di vivere, nel nostro paese esistevano gruppi dediti ad un certo tipo di musica (in quegli anni si suonava soprattutto il rock and roll ed il twist); più che altro quei gruppi accompagnavano un cantante solista (c'erano, ad esempio, i Ribelli di Adriano Celentano) senza pensare ad una eventuale carriera personale finché il ciclone Beatles sconvolse anche l'Italia raccogliendo immediatamente le simpatie dei musicisti più "progressisti".
Molti gruppi abbandonarono i cantanti con i quali lavoravano ed altri furono formati "all'istante"; il beat invase il nostro Paese e i proprietari dei negozi di strumenti musicali cominciarono a vendere chitarre (acustiche ed elettriche) a ritmo vertiginoso. Il beat invase l'Italia, si è detto, ma come la invase? Fu una ... "guerra lampo" o ci vollero mesi e mesi (sarebbe meglio dire anni ed anni) di ... "assedio"? Inutile dire che la seconda ipotesi è quella giusta; la musica proveniente dalla Gran Bretagna ebbe, inizialmente, successo solo presso una minoranza di appassionati, e soprattutto, tra alcuni giovani strumentisti che videro nel New Sound dei Beatles e dei Rolling Stones una via da seguire per riuscire a realizzare le proprie aspirazioni artistiche. Questi strumentisti decisero di "assimilare" i canoni del beat e formarono dei piccoli gruppi di quattro-cinque elementi, gruppi che ebbero subito vita dura in quanto il pubblico italiano non era ancora pronto a ricevere il nuovo messaggio musicale; i primi gruppi "autonomi" furono l'Equipe 84, i New Dada, i Pooh, i Corvi, i Camaleonti, i Nomadi e molti altri (naturalmente stiamo parlando di quelli che divennero famosi quasi subito dopo la pubblicazione dei loro primi dischi).
Tutti questi gruppi non erano certo guardati con molta simpatia dai rappresentanti delle generazioni più anziane, quelle stesse generazioni che tenevano, e tengono tuttora, in mano il potere (e per potere, nel nostro caso, intendiamo anche e soprattutto la RAI - TV); le stesse case discografiche non avevano molta fiducia in loro e non "spingevano" adeguatamente i loro prodotti; gli appassionati che in loro e non ne "spingevano" adeguatamente i prodotti; gli appassionati che o compravano i dischi dei vari gruppi "a scatola chiusa" o si accontentavano dei rari programmi radiofonici dedicati alla musica giovane (leggi: Bandiera Gialla).
In questo clima di semi-clandestinità, i gruppi succitati riuscirono comunque a produrre dei lavori ottimi, per quei tempi; naturalmente i loro primi brani non erano altro che nuove versioni (il più possibile identiche alle originali) di successi internazionali dei vari Animals, Rolling Stones, Kinks, Beach Boys, Sonny & Cher, ecc, però in breve tempo, qualcuno cominci a proporre qualche composizione propria e tra questi "coraggiosi" dobbiamo includere anche i Pooh, un gruppo che nel periodo 1964-66 riuscì ad elevarsi, insieme a pochi altri, sulla media dei gruppi beat italiani.
Altri complessi che sin dagli esordi cercarono di portare avanti un discorso abbastanza "avanguardistico" furono i Dik-Dik ("Sognando la California", "Il mondo è con noi"), i Camaleonti ("Sha la la la"), i Nomadi ("Come potete giudicar", ecc.
Tutti questi gruppi esistono ancora ma, attualmente, non sono certo considerati "d'avanguardia" come otto anni fa; a questo punto entriamo nel vivo del problema che ci siamo posti decidendo di realizzare questa nostra inchiesta: perchè molti gruppi che hanno esordito con un tipo di musica decisamente non facile, almeno per il periodo durante il quale essi l'hanno eseguita per la prima volta, hanno deciso di rivolgersi ad un pubblico diverso da quello che, in fondo, ha fatto la loro fortuna? Si tratta di una libera scelta - maturata attraverso l'esperienza derivata un'attività che dura ormai da quasi an decennio o, piuttosto, sono stati costretti a farlo per cercare di riconquistare i favori del pubblico? E in quest'ultimo caso, chi è la causa di tutto ciò? In altre parole, perché gruppi formati da musicisti di assoluto valore sono costretti a suonare un tipo di musica adatta più ad uno di quegli squallidissimi cantanti con tanto di frac e mezzo chilo di brillantina in testa, mentre potrebbero realizzare degli ottimi dischi, magari non eccessivamente sperimentali, ma ricchi di buon gusto e di idee? La colpa è del pubblico, che se non sente la solita melodia insulsa inserita sul tipico giro armonico (DO - LA min. - RE min. - SOL) e completa di testo drammatico (" ... non posso vivere senza il tuo amor ... " e amenità simili) non compra il disco, o è dell'artista che, raggiunti i trent'anni, decide di rinunciare al lavoro di ricerca per propinare all'ascoltatore la robaccia che abbiamo or ora descritto? Secondo me, si tratta di un circolo chiuso, comunque non spetta al sottoscritto tirare le conclusioni in quanto con la nostra inchiesta vogliamo semplicemente proporre al lettore un argomento di discussione (le lettere più interessanti saranno, naturalmente, pubblicate).
Per cercare di rispondere alle domande che ci siamo posti abbiamo voluto intervistare qualche gruppo interessato, primo fra tutti quello dei Pooh, il complesso "commerciale" per antonomasia. Questa settimana la nostra inchiesta si basa appunto sull'intervisto al gruppo di "Tanto voglia di lei" (ma anche di "Per quelli come noi", uno dei migliori pezzi dell'epoca del beat, senza contare "Brennero '66"); come già detto, noi non vogliamo tirare alcuna conclusione: spetta al lettore farlo basandosi sulle dichiarazioni dei vari musicisti.
Personalmente ci limitiamo a mettere in risalto quelli che, secondo noi, sono i due aspetti principali del problema: è colpa del pubblico se i musicisti sono costretti a realizzare del materiale di livello non eccezionale o, piuttosto, è colpa degli artisti che non hanno il coraggio di proseguire per la propria strada cercando di "educare", in un certo senso, il pubblico? E ancora, perchè gruppi che in passato hanno cercato di percorrere strade nuove,attualmente si dedicano alla musica "facile"? Si tratta di una loro libera scelta o di una resa nei confronti del pubblico, diciamo così, meno esigente?
(continua)
INTERVISTA CON I POOH
N.S. Qual'è la vostra cultura musicale?
Pooh Dato che la maggior parte dei pezzi del nostro repertorio sono stati scritti da Roby, sarebbe più giusto domandare qual'è la SUA cultura musicale; egli ha frequentato il conservatorio quindi ha una cultura indiscutibilmente classicheggiante ma preferisce gli autori italiani a quelli stranieri (ama Puccini e Verdi). Logicamente le sue composizioni risentono di questa influenza, i suoi brani sono prettamente melodici, ad ampio respiro; gli altri Pooh hanno anche essi studiato musica, per conto proprio, inoltre la nostra "cultura" comprende anche le esperienze maturate in dieci anni di attività, comune o personale.
N.S. Credete in quello che suonate?
Pooh Ci crediamo fermamente, indipendentemente da quello che dicono coloro che ci chiamano "commerciali"; se per "commerciali" si intende che noi facciamo i dischi per venderli, bè, vogliamo vedere chi è che realizza un disco per non venderlo! I discorso che noi portiamo avanti da diversi anni è un discorso tipicamente "nostro" che ha seguito una determinata evoluzione di pari passo con la cultura media italiana; non dimentichiamoci che in Italia non succede niente di veramente "nuovo" dai tempi del melodramma e della canzone napoletana. E' perfettamente inutile che noi ci mettiamo a fare le cose che molti artisti fanno meglio di noi oltremanica e oltreoceano, noi cerchiamo di portare avanti una linea musicale italiana seguendo una lenta evoluzione. Il pubblico deve maturare lentamente, e per quanto ci riguarda, in futuro cercheremo di evolverci seguendo sempre una strada ben precisa.
N.S. Per quali ragioni sono nati, a suo tempo, i Pooh?
Pooh Per la stessa ragione che in genere causa la nascita di tutti i complessi: per una serie di motivi, di ambizioni personali che hanno maggiori probabilità di concretizzarsi lavorando con altri musicisti piuttosto che affrontando una carriera solistica; il nostro gruppo è nato, praticamente, a Bologna, ma della prima formazione sono rimasti solo Roby (tastierista) e Valerio Negrini (attualmente paroliere del complesso).
N.S. Quali scopi vi prefiggete?
Pooh Noi non ci prefiggiamo alcuno scopo particolare; il nostro desiderio più grande è quello di farci ascoltare dal pubblico e di portare la nostra musica anche all'estero; a questo proposito ti possiamo anticipare che nel 1975 cercheremo di farci conoscere in Anerica, in Sud A nerica e in Canada grazie ad una lunghissima tournèe che in seguito dovrebbe toccare anche il Giappone e diversi Paesi europei. Però attenzione: noi non cercheremo di adeguare la nostra musica ai mercati stranieri nè proporremo il solito discorso tradizionale che il pubblico estero si aspetta, generalmente, da un gruppo o da un artista italiano; non andremo certo in giro per il mondo con la tarantella o cose del genere, bensì cercheremo di portare avanti un discorso che prescinda sia dal nostro folclore che dai canoni della musica inglese o americana. Non vogliamo tare nè del pop finto nè "O sole mio", in altre parole; noi abbiamo un nostro stile ben determinato e quindi dovunque andiamo vogliamo rimanere noi stessi. In fondo, attualmente rappresentiamo uno dei tanti aspetti del panorama musicale italiano; logicamente, dato che noi stiamo percorrendo la stessa strada da molti anni, riteniamo valida la nostra particolare posizione.
***
Esaminando con attenzione le dichiarazioni dei Pooh si possono stabilire alcuni punti abbastanza importanti: i ragazzi del gruppo sono convinti in maniera indiscutibile che la loro linea musicale è valida quindi, secondo loro, non sono stati costretti a sceglierla per accontentare i gusti del pubblico bensì hanno deciso di seguirla in seguito ad una evoluzione che li ha portati, in pratica, da "Piccola Katy" a "Noi due nel mondo e nell'anima". Inoltre essi cercano di portare avanti un discorso italiano perchè ritengono inutile cercare di suonare una musica che molti altri gruppi stranieri sanno fare assai meglio. Questo, in pratica, è il succo dell'intervista.
A questo punto il lettore può cominciare a tirare le prime conclusioni; noi non vogliamo assolutamente commentare le affermazioni dei Pooh. Nella prossima puntata vi daremo altri elementi per permettervi di giudicare obiettivamente la situazione dei gruppi che eseguono un certo tipo di musica "facile".
22 dicembre 1974 - Ciao 2001 - N°51 - Pagina pubblicitaria
Pagina pubblicitaria dedicata alla pubblicazione dell'antologia "I Pooh 1971-1974".
Dicembre 1974 - Luciana - N°116 - "I moschettieri della canzone: i Pooh", di Aldo Flavio Benotti
NOTA - Gli estratti dell'articolo meritano di essere letti perché riportano, relativamente a Red Canzian, una serie di note biografiche artificiose che erano state costruite a tavolino durante l'attività artistica antecedente l'ingresso nei Pooh. Sono inoltre presenti una serie di strafalcioni (come Rody Facchinetti o Domenico Battaglia) che, uniti ad uno stile narrativo del tutto particolare, rendono particolarmente... interessante la lettura.
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[...] Bruno Canzian è nato a Treviso, ma i suoi capelli non sono scuri come potrebbe far pensare il suo nome: sono di un bel rosso Tiziano che ha ispirato il suo nome che egli ha preso entrando nel complesso: Red, che in inglese significa, appunto, rosso [...] Alla cordialità tutta italiana del carattere si accompagna uno sguardo pensoso e forse un po' distaccato che ha ereditato dalla mamma, inglese di nascita. Sono molti anni che lavora nel vasto campo della musica leggera: fin dal 1969 quando abitava a Londra e suonava la chitarra in un locale psichedelico. Oltre la chitarra Red suona anche il pianoforte ed il basso: durante il suo periodo d'oltre manica mise su un complesso, il «Capsicum Red», che ottenne anche un discreto successo in Italia prima con «Ocean» e poi con «Tarzan» che divenne, poi, la sigla musicale di una trasmissione radiofonica. L'incontro di Red con i Pooh avvenne ad Asiago, in occasione del Festivalbar di circa tre anni fa: da allora rimase sempre in contatto con i ragazzi del quartetto e non appena gli proposero di prendere il posto di Riccardo, non esitò ad accettare [...]. L'unico guaio di Red è di innamorarsi con estrema facilità: sembra che prenda in media una cotta ogni tre giorni [...].
Quando improvvisamente, alle quattro ed alle cinque del mattino, Red piomba in camera dai suoi amici e li sveglia di soprassalto, loro lo guardano con aria preoccupata ed interrogativa. Temono per un attimo che Red voglia annunciare la scoperta del grande amore che rivoluzionerà la sua vita... e quella del complesso naturalmente. Ma finora Red è ricorso a quelle improvvise rivoluzioni notturne solo per far ascoltare agli amici un nuovo motivo venutogli in testa e per esporre un'idea balzatagli improvvisamente alla mente. Tutti i ragazzi sono allora contenti, si alzano dal letto e brindano con lui, non solo al pericolo scampato, ma ai nuovi programmi di domani. Qualcuno si domanda come Red, così preso dalla sua vita musicale, possa trovare il tempo di prepararsi agli esami universitari, visto che frequenta il primo anno della facoltà di Psicologia a Padova: per ora non ha dato che un solo esame, per il resto si vedrà...
[...] I quattro Moschettieri della canzone non si sono contentati di fare le loro conquiste musicali sulla terraferma: hanno affrontato anche il mare per raggiungere l'America e soprattutto gli italiani d'America [...]. Nel quartiere italiano di Brooklin hanno avuto un'accoglienza travolgente, quanto inaspettata. Li hanno riconosciuti, hanno voluto salutarli con bonarietà e confidenza con un conseguente intasamento di traffico per le auto abbandonate in mezzo alla strada.
Un comportamento più italiano di così...! [...] Il più fortunato di loro era Domenico Battaglia, detto Dody, il quale aveva un autentico «zio di America» dal quale sarebbe tornato per trascorere una breve vacanza. Una vacanza in famiglia, come si conviene ad un bravo ragazzo. Dody, infatti, insieme a Rody Facchinetti, è il serio della compagnia [...]. Vacanze ugualmente tranquille le ha trascorse Rody Facchinetti in compagnia della moglie [...]. Mirella Facchinetti [...] appena può raggiunge il gruppo e si intrattiene con loro, unica donna ammessa nell'androceo, anche durante le prove. Lei è capace di starsene seduta da una parte con un bicchiere di whisky ed il pacchetto delle sigarette, senza dire una parola, ma limitandosi ad ascoltare le melodie [...]. Nemmeno le lettere delle ammiratrici (ne arrivano circa tremila alla settimana) danno fastidio a Mirella, anche se molte di quelle lettere sono indirizzate direttamente al marito: il successo con le donne non è una prerogativa esclusivamente di Red, per fortuna anche quelli meno belli di lui (leggasi Roby) hanno la loro parte di fortuna [...].
Stefano è il più pericoloso della compagnia: è meglio non capitargli a tiro perché le atrocità dei suoi scherzi sono rimaste proverbiali. Vive da solo, a Milano, in un appartamento tappezzato di posters. Da quando Red ha lasciato Padova per unirsi al gruppo, Stefano ha deciso di ospitarlo nella sua casa. Un'accoppiata più catastrofica di questa non si poteva nemmeno immaginare!
[...] Insieme continueranno a ricevere gli applausi e anche le accuse... Qualcuno, infatti, rimprovera ai Pooh di scegliere motivi commerciali, di facile presa sul pubblico, come se questa fosse una lacuna e non un merito. Non hanno mai accettato di partecipare a qualsiasi tipo di Festival, non sono stati imposti alla massa dei telespettatori, magari costretti a stare in casa durante una serata piovosa.
Chi ha conosciuto i Pooh lo ha fatto attraverso i loro dischi e chi ha ascoltato quei dischi vuol dire che se li è comprati. Dei loro primi quattro quarantacinque giri ne hanno venduti un milione e mezzo di copie, dei primi due trentatré giri ne hanno venduti centocinquantamila: basterebbe quello a farli stare tranquilli per il futuro [...]. L'appuntamento per affilare le spade è sempre il solito: prima che inizi il grande caldo di una nuova estate si troveranno in ritiro a Rompobilaccio, tra Firenze e Bologna, in un albergo sull'Autostrada del Sole [...].









