Dodi Battaglia: c'è una storia che non può finire - Prima parte - Venerdì 17.11.2017
Giovedì 09 novembre Dodi Battaglia è stato ospite della sede de
La Gazzetta del Mezzogiorno, a Bari. Occasione è stata
l'intervista tenuta da Alberto Selvaggi e andata in onda in diretta streaming sul sito della
testata giornalistica.
Il giornalista ha aperto l'incontro ponendo una domanda relativa
al recente tour di Dodi: Selvaggi ha chiesto da cosa sia nata
l'idea di recuperare il patrimonio storico musicale dei Pooh,
piuttosto che puntare sul proprio repertorio solista.
Non vedo niente di più bello, di più esaltante di continuare a fare quello che ho sempre fatto. Dodi Battaglia
«Partiamo dal titolo di questo disco, che appunto si chiama "e la storia continua..."», ha spiegato Battaglia. «Con questo titolo ho voluto racchiudere non la storia dei Pooh né tantomeno altre storie, ho voluto racchiudere la mia di storia, cioè la mia storia con la musica, che nasce quando avevo cinque anni. Ho cominciato a suonare un altro strumento che non è la chitarra, la fisarmonica, con il Maestro Fio Zanotti per'altro, con il quale ho condiviso tante esperienze musicali. Avevo cinque anni, ho avuto questa passione bruciante nei confronti della musica, tale e tanto che ho rotto le scatole ai miei genitori fino a che mi hanno comperato quella che ai tempi chiamavo la sfrisarmonica [...]. Per me era fisiologicamente naturale il fatto di suonare: riconosco nell'approccio che ho adesso con lo strumento, con la chitarra ma anche con il pianoforte, la stessa naturalezza, spontaneità perché vengo da una famiglia di musicisti, perché Bologna è la città della musica. Ecco perché "e la storia continua...": è una storia mia, assolutamente personale che è cominciata con la musica quando avevo cinque anni, ha continuato a diciassette anni fino all'anno scorso con i Pooh, con una carriera direi irripetibile fatta di successi fantastici, di emozioni, di tanti stati d'animo che abbiamo passato insieme. Uno quando pensa ai Pooh pensa ai grandi successi, ma quando io penso ai Pooh non posso dimenticare i chilometri che abbiamo fatto assieme, l'albergo dove abbiamo vissuto tanto tempo qua a Bari [...]. E' un disco che racchiude la mia anima di artista, di musicista che trascende da quella che è la storia dei Pooh, che è finita. Per cui è una cosa che andava avanti, allora ho cercato un titolo che significasse che la mia storia musicale che parte appunto da quando ho cominciato a suonare, è confluita in questi quasi cinquant'anni, per quanto mi riguarda di questi cinquanta ne ho fatti quarantotto [...]. A parte questa chiamiamola parentesi di cinquant'anni condivisa con i miei colleghi, è una storia che deve essere portata avanti secondo me, anche perché sinceramente non avrei grosse alternative: non vedo niente di più bello, di più esaltante di continuare a fare quello che ho sempre fatto e dal quale ho trovato delle gratificazioni così belle, così profonde, così esaltanti che non vedo cosa potrei fare di più bello».
Vorrei chiedere alla moglie di Giorgio se ha trovato nel cassetto qualche poesia bella tipo "Signor tenente", alle quali io vorrei sinceramente dedicarmi e farle diventare un disco. Dodi Battaglia
Il discorso si è poi spostato sul tema sportivo e Selvaggi ha
osservato che Dodi ha disputato delle gare autobobilistiche con
Giorgio Faletti, lo scrittore, attore, cantautore e comico
italiano scomparso nel 2014.
Dodi: «Sarà che con una certa età uno deve dire e fare le cose
che ha in mente [...]. Io ero molto amico con Giorgio e abbiamo
condiviso la passione dei motori, della musica e delle belle
serate insieme. Lui era una persona straordinaria, un grande
attore, un grande scrittore, non era un gran pilota, ma era di
una simpatia travolgente [...]. Vorrei chiedere alla moglie di
Giorgio [...] se ha trovato nel cassetto qualche poesia bella
tipo "Signor tenente", alle quali io vorrei sinceramente
dedicarmi e farle diventare un disco. Questo potrebbe essere una
rispota a una eventuale domanda che tu potresti farmi: "Ma un
inedito lo fai o fai sempre soltanto "Piccola
Katy"?". Se avessi la possibilità di fare un disco
nel quale credo profondamente, come appunto potrebbe essere un
disco con i testi di Giorgio, vuoi per affetto, vuoi per
importanza, perché lui quando scriveva scriveva delle cose di
una bellezza... [...].Il disco che è nelle edicole insieme alla
Gazzetta del Mezzogiorno in questi giorni, è
un estratto da questo disco che è un doppio CD [...]. Per
cui questo titolo racchiude la mia storia presente, passato
prossimo coi Pooh e dà una proiezione anche per il futuro.
Quello che volevo comunicare con questo titolo: o fai questo
mestiere con entusiasmo, con delle cose da fare, con delle belle
cose da comunicare, oppure vai in pensione. Non si sale sul
palco a questa età come delle volte vedo fare a certi miei
colleghi, "Questa sera mi tocca andare a suonare"...
No...».
Voglio fare questo tour in cui andrò a recuperare tutti i brani che i Pooh non sono mai, fra virgolette, riusciti a fare dal vivo e sono tantissimi e di una bellezza infinita. Dodi Battaglia
Selvaggi ha domandato se, sciolta la famiglia dei Pooh, Dodi
non si senta per certi versi orfano.
Battaglia ha spiegato: «Orfano forse non è il termine giusto,
sento che mi manca qualcosa. Non è una decisione per la quale io
abbia fatto dei gran salti di gioia: diciamo che ha avuto molti
aspetti dolorosi. Però è una decisione che non presuppone il
fatto che poi non ci si senta e non ci si confronti, non ci si
facciano reciprocamente gli auguri pr le varie operazioni che
facciamo singolarmente. Vedo che ognuno di noi si sta muovendo
col presupposto che qualsiasi cosa noi si faccia come singoli,
questa è una raccomandazione che ho visto fare dal mio amico
Roby, col presupposto che io rilancio a tutti noi, che qualsiasi
cosa noi si faccia sia all'altezza e rispetti quello che è stato
un grande itinerario irripetibile, al quale sinceramente bisogna
portare rispetto [...]. Voglio fare questo tour in cui andrò a
recuperare tutti i brani che i Pooh non sono mai, fra
virgolette, riusciti a fare dal vivo e sono tantissimi e di una
bellezza infinita [...]. Noi abbiamo inciso più di trecento
brani nella nostra carriera. Io mi sono sempre più dedicato alla
parte arrangiamenti, chitarrismo, vocale. Sono anche autore, ho
scritto anche dei grandi successi, ma non era la mia priorità,
sono un po' come Pino Daniele: a noi quando ci dai la chitarra
in mano, facci suonare [...]. Per cui ho intenzione di fare
questo tour al quale momentaneamente ho dato questo titolo che
si chiama "Perle", dal quale estrarrò un nuovo live il
prossimo inverno, in cui andrò a suonare in teatro tutte le
canzoni che noi come Pooh, essendo fruitori di grandi spazi tipo
San Siro e grandi palazzi dello sport, non abbiamo mai avuto la
possibilità perché nei grandi spazi devi essere dirompente, non
puoi fare una canzone molto intimista, allora serve un teatro
[...]. Sono andato a sentire una decina di queste canzoni e sono
rimasto abbagliato, affascinato ed entusiasta di questa cosa
[...]. Nella prima selezione dei brani ne ho tirato fuori una
settantina [...]. Sono brani tipo "Classe
'58", che è la storia di un militare; "Orient
Express", "Air
India", "Sei
tua, sei mia", "Vienna",
"Tra la stazione e le
stelle". Bellissime! Io stesso che le ho fatte non
ho continuato poi più né a eseguirle né a sentirle, avevo perso
un po' la memoria di queste cose [...]. Riascoltate hanno un
peso, uno spessore».
Selvaggi è tornato agli inizi degli anni '70, ricordando come
al tempo Dodi usasse per sostenere la chitarra una cinghia
chiamata dai fan "la pelliccetta".
Battaglia ha spiegato: «C'è da specificare che "la
pelliccetta", a scanso di equivoci, era una pelle di una
volpe che io avevo messo sopra alla cinta della chitarra: avevo
copiato questa idea da un mio amico carissimo che era il
chitarrista dei Primitives, Dave Sumner, bravissimo tra l'altro.
E' passata alla storia, ma è stata una rottura di scatole. Ai
tempi si arrivava nei locali al pomeriggio e si dava una mano ai
tecnici a scaricare, si facevano le prove, il service è un
concetto che è venuto furoi dopo nel tempo. Si arrivava nel
pomeriggio e c'era qualche ammiratore che già era lì nei locali
e mi ricordo questa ragazzina... Io ai tempi ero così
concentrato nel mio mestiere, il fatto di suonare, per cui [...]
non vedevo l'ora di andare a prendere la mia chitarra, mettermi
lì a studiare, andare in camerino. Questa mi dice: "Dodi!
Dodi! Ciao! Da che parte ti metti nel palco?". "Hai
presente il palco? In mezzo c'è la batteria, qua c'è la
tastiera, qui c'è Red, io tutto sulla destra". "Ah
bene. L'hai portata la pelliccetta?" [...]. Tutto
questo è accaduto a Ginosa Marina, dove c'era un locale dove
andavamo sempre a suonare».
03 dicembre 1972, i Pooh al Teatro Mediterraneo
di Napoli nella seconda tappa del tour teatrale con orchestra
sinfonica. Dodi indossa la celeberrima "pelliccetta".
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Poi, continuando a ricordare: «I posti dove si facevano più concerti erano in Puglia e in Emilia Romagna: in Puglia per gli imprenditori, in Emilia Romagna perché siamo la patria delle balere, per cui avevamo in qualsiasi paesino una discoteca da tremila, quattromia persone, per noi era il pane. Mediamente la nostra vita era fatta in questi termini: al sabato sera si veniva in Puglia e la domenica pomeriggio eravamo in Emilia Romagna. L'autostrada finiva a Vasto, da Vasto ad Ancona te la sgroppavi per l'Adriatica con la Polizia che ti fermava e lì nasce "Pronto, buongiorno è la sveglia". Mi ricordo verso Termoli, Vasto, quella zona lì noi fermi col camion con scritto "Ultimo successo Piccola Katy" con la Stradale: "Ma voi chi siete? Come fa "Piccola Katy"?". E noi alle cinque del mattino, un freddo bestia a cantare. Questa è stata la nostra vita per tanti, tanti anni. Poi il mio amore con la Puglia è proseguito nel corso del tempo».
Estate 1969, i Pooh a Teramo durante il
Cantagiro con il furgone citato da Dodi Battaglia.
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Fine prima parte. Continua...
Autore - Michaela Sangiorgi