Stefano D'Orazio e i Pooh ancora insieme - Seconda parte - Giovedì 02.11.2023
Lo scorso 26 ottobre è andata in onda su RAI Radio2 e su RaiPLay la trasmissione dal titolo "Stefano e i Pooh ancora insieme", condotta la Carolina Di Domenico ed interamente dedicata alla figura artistica ed umana del batterista e paroliere della pluricinquantennale band di origine bolognese. Nella prima parte del nostro resoconto, disponibile alla pagina "Stefano D'Orazio e i Pooh ancora insieme", è stato raccontato l'arrivo nel gruppo dell'artista romano ed il suo rapido inserimento nelle dinamiche del gruppo.
Per raccontare al pubblico lo Stefano come autore di testi, è stata proiettata la clip del brano "Eleonora, mia madre", tratta dallo special per la TV intitolato "Un po’ del nostro tempo migliore", girato da Carlo Tuzii presso la sua villa a Sperlonga, su una sceneggiatura di Carla Vistarini e trasmesso il 03 ottobre alle ore 21:45 su RAI 1.
Di Domenico si è rivolta a Red, interprete della canzone. «Red ha dimostrato fin da subito con questo testo» ha spiegato Canzian, «di essere attento ai particolari, a quelle cose che nel racconto diretto si perdono. Lui andava a cercare i risvolti dell'anima, era un uomo che sapeva ascoltare e non è facile in questo ambiente trovare qualcuno che sappia sscoltare. Ecco perché dagli ascolti lui poi sapeva interpretare e tradurre in testi che realmente poi la gente diceva: "Ma hai scritto la mia storia!". Perché ognuno si riconosceva in quello che lui scriveva e qui» riferendosi ad "Eleonora, mia madre", «devo dire che è partito proprio bene».
Di Domenico h poi introdotto il filmato risalente al 1977 della partecipazione come ospiti dei Pooh al "Festivalbar" con il brano "Dammi solo un minuto" e la letterale cortina di fuoco che fece da scenografia all'esibizione.
I Pooh al Festivalbar del 1977. Clicca per ingrandire.
Al termine del video ha ripreso la parola Battaglia: «Stefano, oltre essere un grande batterista, aveva un tipo di proiezione del gruppo che ha fatto veramente la differenza, soprattutto in quegli anni in cui, mediamente, gli artisti ed in maniera particolare i gruppi andavano in giro con due "chitarrine", andavano a fare quello che si chiamavano "le rapine". Noi volevamo dare qualcosa di più e lui ha interpretato bene questa nostra voglia di essere ed ha sempre curato questo tipo di immagini. In maniera particolare le immagini che abbiamo visto questa sera sono relative a una grande trasmissione in cui noi ci presentammo, tengo a sottolineare suonando dal vivo e si sente! [...] in quella occasione Stefano, volendo appunto di mostrare che noi avevamo una marcia in più sotto il profilo dello spettacolo, si inventò questa bellissima cascata di lapilli, di fuochi d'artificio. Solo che ai tempi tutto era abbastanza analogico, abbastanza fatto a mano per cui [...] queste cose non erano così precise come lo sono oggi. Per cui questa cascata, anziché essere 8, diventò 10. Sta di fatto che eravamo tutti ricoperti di lapilli tutti brucianti, una roba spaventosa. In maniera particolare lui che, essendo quello dietro, era quello più vicino a questa cascata, per cui se l'è inventata e se l'è cuccata!».
Red ha aggiunto ulteriori dettagli: «Non abbiamo avvisato i giornalisti che erano dietro al palco a vedere lo spettacolo. Qui siamo all'Arena di Verona [...]. Io mi ricordo questo giornalista che era un animo dolce, Gherardo Gentili di "Sorrisi e Canzoni". Era lì dietro ed era talmente incantato dalla musica e da questo spettacolo che non si è accorto che gli cadevano questi lapilli in testa e la mattina dopo lo vedemmo a colazione con delle croste sulla testa: era senza capelli!». Poi, riferendosi al logo della band visibile nel filmato sopra la postazione di Stefano D'Orazio: «È la scritta che avevo fatto prima di che arrivasse quella del '78».
«Da quel giorno» ha chiosato Roby, «all'Arena hanno proibito i fuori per colpa nostra».
Dopo il video di saluto di Fiorello dalla sua trasmissione "Viva Rai2", il pubblico ha potuto ascoltare il brano "Pronto, buongiorno è la sveglia...", sempre dal live del 1981.
Invitato ad elencare tre aggettivi per definire la vita quotidiana dei quattro artisti insieme, Facchinetti ha spiegato: «Noi diciamo sempre che è il mestiere più straordinario del mondo. È una grande fortuna fare questo mestiere eccezionale, unico e straordinario, perché questo è. Dovremmo pagare noi per fare questo mestiere, per quello che ci dà, che ci regala, non il contrario, lo dico sul serio». Poi, riferendosi a "Pronto, buongiorno è la sveglia...": «In questo brano si vede la vera natura del suo modo di scrivere, un po' ironico, con un po' no. Racconta nei particolari una nostra giornata dall'inizio, dal caffè in poi. È diventato veramente un slogan [...]. Poi c'è il caso vero del casellante, perché loro pensano, nell'immaginario collettivo, che noi giriamo con centinaia di dischi, o di CD».
La vita insieme ai suoi colleghi ha ispirato a D'Orazio un altro testo, divenuto poi nel 2004 il brano "Dove sono gli altri tre" e proposto con un video live. È stata poi la volta di "Se c'è un posto nel tuo cuore", come il precedente musicato da Red Canzian, il quale ha spiegato: «Questo pezzo è dell'85. Quando ho scritto la musica, avrei voluto cantarla perché mi piaceva molto. Per un fatto di distribuzione all'interno dell'album, l'ha cantata Stefano e oggi ringrazio queste regole che i Pooh avevano di distribuzione, perché l'ha fatta veramente meglio di come avrei potuto farla io o chiunque altro, perché lui cantava realmente qualcosa di suo. Stefano aveva una grande qualità: rideva dei suoi mali e non si crogiolava, quando stava bene, quando aveva una cosa che lo rendeva felice. Qui parla di un amore, un amore importante: lui guarda la sua donna distesa accanto a lui a letto e vuole immaginare un po' per farsi male, non so se per una forma di masochismo o per mettere le mani avanti, perché potrebbero anche finire le storie. Parla come se un giorno dovesse finire questa storia e lui dice: "Se c'è un posto nel tuo cuore un pezzetto lascialo anche per me, perché ci voglio essere anche se tu un giorno avrai un'altra storia, se il tuo compleanno sarà fra appena un anno e avrai volato e navigato e io chissà dove sarò". Quindi immagina anche il distacco. Stefano dava un peso alle parole che giustificavano la singola parola ed era bellissimo».
Una pagina della fotostoria pubblicata nel 1978 sul periodico "Best". Le immagini sono tratte dalla bozza di videoclip girata durante la tournée a Toronto, non portato a compimento a causa della mancanza di fondi e di fiducia, da parte della CGD, nei confronti di un mezzo di comunicazione che qualche anno dopo sarebbe divenuto fondamentale per la musica. Clicca per ingrandire.
Quando i Pooh fanno i Pooh in questa maniera, io credo che siano assolutamente devastanti! Dodi Battaglia
"Che vuoi che sia", brano dell'album "Oasi", è una canzone interpretata da Dodi su testo di Stefano. «È emozionante», ha esclamato Dodi dopo aver visto la clip tratta dal concerto tenuto nel 1990 in Piazza Duomo a Milano. «È emozionante sentire un testo così tenero, così dolce, in un contesto così importante. È l'insieme di quello che sono i Pooh: sono una grande popolarità, con sentimenti... qualcuno li ha definiti "facili"... Ma io li intendo profondi, veri, popolari, ma di quel popolare bello, di quello che non puoi dirgli di no. Per cui anche se vuoi commovente, perché credo che sono le cose che arrivano di più alla gente. Noi l'abbiamo fatto perché eravamo così, non è stata una scelta il fatto di fare delle canzoni che toccassero l'anima. Siamo ed eravamo così, per cui una parte noi ha cavalcato questo tipo di maniera di fare musica. Un'altra maniera di fare musica è stata più vicina al rock, con brani come "Chi fermerà la musica", cose più coinvolgenti. Ma quando i Pooh fanno i Pooh in questa maniera, io credo che siano assolutamente devastanti!».
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Autore - Michaela Sangiorgi