Io ed i Pooh per altri (troppo pochi) giorni - Giovedi' 20.10.2016
Zero, un minuto e… sembra ieri che abbiamo iniziato il viaggio ma la nostra astronave della musica si sta avvicinando a grandi passi al capolinea. I nostri amici, circa un anno fa, ci avevano avvertito che questo lungo viaggio insieme sarebbe durato ancora un altro anno. Avremmo avuto così il tempo di goderci in pieno gli ultimi giorni insieme, di festeggiare i nostri anni senza fiato, di preparare per tempo i nostri bagagli personali.
Io ne ho accumulati talmente tanti che non so se riuscirò a portarmeli tutti via. Se penso a quando sono salito sull’astronave non posso che sorridere nel profondo del mio cuore.
Eccomi lì, 12 anni circa, occhi bassi, capelli a caschetto, pantaloncini corti, calzettoni bianchi e rigorosi sandali blu con i 4 buchi. Un Poohlover "duro e puro" fin dal primo momento, direbbe un mio amico.
Mi sono seduto al mio posto e ho dato fondo a tutto il mio coraggio per alzare la testa e guardarmi intorno. Che varietà di vite intorno a me, un mix frutto del boom economico della fine degli anni ‘60 ma anche dei successivi anni di piombo degli anni ’70. Persone di ogni età e di ogni estrazione sociale e tanti ma tanti ragazzi della mia generazione.
Dei ragazzi , posso affermarlo ora con certezza, ribelli; decisi a seguire i propri principi ed a difendere le proprie passioni contro tutto e tutti. Nell’era dei cantautori e delle canzoni impegnate non era facile condividere le proprie scelte musicali etichettate come canzonette prive di senso. Ribelli perché abbiamo lottato, uscendone vincitori, contro la superficialità ed i luoghi comuni che invadono, purtroppo ancora oggi, la nostra vita.
Comunque all’epoca, tutta quella gente intorno a me mi infastidiva non poco. Io ero lì perché la musica dei Pooh ed il mio cuore, dal loro primo incontro, si erano riconosciuti; parlavano la stessa lingua e battevano allo stesso ritmo e volevo assolutamente saperne il motivo. Un legame unico ed esclusivo che riguardava solo me.
Nulla di più sbagliato.
Durante il viaggio, guidato dalle parole di Valerio e Stefano e dalla musica di Roby, Dodi, Red e Riccardo, sono cresciuto fino a diventare un uomo, consapevole della vita che sto vivendo. Sono riuscito, e con me tutti gli altri compagni di viaggio, a riconoscere negli occhi dei miei vicini le mie stesse passioni, le mie stesse paure, i miei stessi sogni; ho capito che su questa astronave siamo, veramente, tutti come noi, un insieme il più vario e colorato possibile ma mosso dagli stessi principi.
Così, pian piano tutte le figure che allora mi apparivano indistinte si sono rivelate nella loro essenza, da allora vere amiche per sempre, anche loro con un legame esclusivo con i Pooh ma insieme gocce dello stesso mare. Ed è stato bello con loro ripercorrere momenti passati del viaggio che pensavo di aver vissuto in compagnia soltanto della mia macchina fotografica ma che invece avevo condiviso già allora con centinaia di amici.
«Ti ricordi quando abbiamo viaggiato nascosti sul biplano di Lindbergh? Quando abbiamo sfidato l’eco al chiaro di luna con l’aborigeno Mautoa, quando, seduti in riva al mare con Geppetto, eravano come lui disperati per aver perso Pinocchio? E quante volte abbiamo pregato che all’alba quel Sole svegliasse il re degli Inca?».
«Ma ti ricordi come scendeva la neve quella notte di Santa Lucia, del silenzio di piazza Tienanmen, di quella volta al teatro di Ostia Antica, dei sabato sera normali a Berlino est, del tour nei teatri del venticinquennale? E quando siamo andati alla stazione Termini per il treno di Telethon? … ah ma c’eri anche tu?».
Sono questi, ragazzi, i discorsi che potete sentire quando, discesi dall’astronave, siamo in fila, in attesa di un vostro concerto…
Quanti ricordi che riacquistano vigore perché condivisi, quante vite diverse intrecciate e racchiuse in un unico grande gomitolo.
La Reunion del cinquantennale è stata fin qui straordinaria ed ha amplificato, se mai fosse possibile, i nostri valori e la nostra passione. Le serate a San Siro ed all’Olimpico rimarranno per sempre nei nostri cuori. Era palpabile, passeggiando in platea nelle ore precedenti i concerti, l’orgoglio di tutti noi, passeggeri dell’astronave, nel mostrare finalmente al mondo intero la nostra bellezza, il nostro essere.
La voglia di festeggiare e di vivere intensamente questi ultimi giorni infiniti ha fin qui prevalso. Ora arriva la parte più difficile; il groppo alla gola sarà sempre più arduo da arginare. Ognuno di noi fa il conto alla rovescia dei concerti e dei giorni che ci dividono ancora dal quel 31 dicembre...
Cosa rimarrà di noi una volta scesi dall’astronave? Riusciremo a tenere vivi i fuochi che ci hanno tenuti uniti o tutto svanirà come in un sogno?
La risposta l’ho avuta qualche giorno fa mentre ero a casa con mio figlio di cinque anni. All’improvviso, dall’altra stanza, mentre era intento a disegnare, l’ho sentito canticchiare qualcosa di familiare. Mi sono avvicinato alla porta senza farmi vedere e, con le lacrime agli occhi, mi sono gustato una versione live inaspettata...
Fammi cantare ancora una canzone
prima che sia domani
fammi sentire l’onda del tuo respiro
fatti abbracciare…
Autore - Adelchi Fioriti