Dimmi che puoi sentirmi - Mercoledi' 21.09.2016
A pochi mesi dal traguardo che i Pooh hanno tracciato come data finale dei festeggiamenti del cinquantennale, è arrivato nei negozi (virtuali e non) quello che sarà, purtroppo stavolta davvero, l'ultimo album del gruppo. Oltre alle canzoni live registrate durante le prime due date del tour Reunion - L'ultima notte insieme allo Stadio San Siro di Milano, sono presenti alcuni brani inediti, due dei quali inclusi anche nella setlist dei concerti, uno sia come opening che closing theme.
I quattro brani (in realtà sarebbero tre, essendo "Traguardi" un reprise di "Ancora una canzone") al di là delle considerazioni su temi ed altro che affronteremo più avanti, sono a tutti gli effetti l'esempio di quello che avrebbero potuto essere i Pooh se avessero deciso di continuare solo come studio-band, accantonando tour e concerti, cosa quasi impossibile visto che come Dodi ha dichiarato più volte, è proprio l'attività live quella in cui si sono divertiti di più ed hanno vissuto intensamente l'essere un gruppo.
Chi scrive è rimasto piacevolmente stupito innanzitutto dalla bravura raggiunta da D'Orazio il quale, come autore dei testi nei Pooh, a partire dal 1974 ha affrontato spesso più che dignitosamente il paragone con l'autore principe del gruppo, il fondatore ed ex-batterista Valerio Negrini, scomparso come tutti sanno pochi anni fa. Come se non fosse mai andato via dal gruppo, D'Orazio ha riallacciato quei fili che lo legavano ai suoi compagni, raccontandosi e raccontando quei giorni vissuti insieme. Ed ecco che possiamo intuire le confidenze tra amici, le spalle datesi a vicenda su cui appoggiarsi se non piangere negli anni della crescita come persone "sempre sorridenti dietro gli strumenti", comunque uomini infine.
Le tre nuove canzoni rappresentano un esempio delle "direzioni" musicali che i tre diversi compositori Red Canzian, Dodi Battaglia e Roby Facchinetti stanno percorrendo nella loro crescita artistica.
Noi di www.ipooh.it per nostra scelta abbiamo deciso di evitare di affrontare le cronache sulle vite private dei Pooh, innanzitutto per rispetto della loro privacy ed intimità ma anche perchè riteniamo che sia importante parlare di quel che loro hanno creato, di come hanno concretizzato in cinquanta anni il sogno di Valerio Negrini poi divenuto loro. Per questo eviteremo, anche scrivendo di queste nuove canzoni, di tracciare paralleli e fare riferimenti ai fatti di cui sopra ben noti a tutti, nonostante il riserbo che gli sarebbe dovuto.
Le tre nuove canzoni rappresentano un esempio delle "direzioni" musicali che i tre diversi compositori Red Canzian, Dodi Battaglia e Roby Facchinetti stanno percorrendo nella loro crescita artistica. E' facile intuire che, per il diverso modo di affrontare i temi trattati, si potrebbe dire che i testi siano stati scritti a quattro mani da D'Orazio ed il rispettivo autore delle musiche, ma ci piace pensare che fossero dieci le mani al lavoro sugli strumenti e sui fogli di carta. Eviteremo analisi testuali che finirebbero solo per risultare stucchevoli, lasciando comunque a chi ancora non le ha ascoltate la sorpresa di scoprire quelle che, dobbiamo purtroppo ripeterlo, saranno le ultime canzoni dei Pooh.
Il registro di questi nuovi brani permette a tutti di mantenersi in quel range che rivela le rispettive e consapevoli capacità vocali odierne, comunque sempre negli standard del gruppo.
"Tante storie fa" colpisce subito dritta al cuore, perchè del cuore parla e degli amori che accompagnano e hanno accompagnato la vita degli uomini dietro il logo "Pooh". L'uso della tonalità minore è quasi d'obbligo ed istintivo quando si parla di certi argomenti ed in questo Red Canzian ha anche stavolta saputo essere personale e sensibile, sia con i Pooh che come solista. Sarebbe facile (e molti lo fanno) richiamare esempi appartenenti a queste sue produzioni, ma sarebbe ingiusto nei confronti di tale canzone che, in questo caso, rappresenta la summa della "trama" e del lessico armonico-melodico del bassista trevigiano. Il registro di questi nuovi brani permette a tutti di mantenersi in quel range che rivela le rispettive e consapevoli capacità vocali odierne, comunque sempre negli standard del gruppo. La divisione delle strofe sembra un salomonico atto per dare ad ognuno una sua parte, ma da anche la possibilità di raccontare quel che è stato "vivere il proprio cuore" in questi cinquant'anni veloci, di cui niente viene comunque rinnegato nonostante le lacrime. Ecco allora Red, Stefano, Riccardo e Dodi raccontarsi in poche righe, possibiltà comunque non sottratta neanche a Roby che canta la strofa finale dopo aver affrontato da par suo quel ruolo di "testa d'ariete" (o di toro, considerando il segno zodiacale...) nell'inciso, peculiarità che resta uno dei principali "marchi di fabbrica" del songbook dei Pooh, insieme alla chitarra di Dodi, al basso fretless di Red e le armonie vocali "da manuale".
"Le cose che vorrei" apre uno sguardo a quel mondo divenuto proprio di chi cresce partendo da un ideale e che con quello stesso ideale deve fare i conti, quando comincia a stridere con la realtà della vita di tutti i giorni. La tonalità maggiore è uno dei terreni più fertili per l'ottimismo e Dodi lo sa bene, gestendo l'armonia anche senza far ricorso al suo strumento principale, la chitarra elettrica. L'uso dell'acustica, meno appariscente ai più, è stato comunque una costante dell'eclettismo del musicista bolognese già dai tempi dell'album "Parsifal" e se avrete voglia di "fare le pulci" al chitarrismo di Dodi (sarete in buona compagnia!) scoprirete degli aspetti sbalordenti. Le atmosfere ben si sposano con il testo che, con gli stessi ruoli vocali del brano di cui abbiamo parlato prima, riprende argomenti affrontati pur se in modo diverso nella poetica testuale del gruppo e porta avanti quel "lessico della speranza" con cui Valerio ed i Pooh hanno saputo "raccontarci" in tante canzoni, talvolta attraverso le pieghe di sipari che calano o cocci di cuori sparsi per strada. Se quindi il brano di Red racconta quel necessario contrappunto a tutte le vite che è l'amore, il tema affrontato da Dodi è il pentagramma su cui si dipana l'arazzo che fa da sfondo alla vita stessa.
Pur essendo nello stesso momento una dichiarazione d'amore e un addio, apre ancora delle finestre su spiragli delle singole personalità del gruppo.
"Ancora una canzone" è l'unico singolo inedito pubblicato da questo album. E' infine la linea melodica di questi cinquant'anni da Pooh e li richiama tutti quanti attraverso le parole di Stefano che sembrano le uniche possibili per quelle note che, nel loro saper toccare ogni tasto dentro di noi come quelli di un pianoforte, confermano ancora una volta il talento istintivo e compositivo di Roby. Chi sa apprezzare le sfumature e la diversità proprie di ognuno dei componenti dei Pooh, potrà notare di certo il modo diverso di affrontare in questo caso la tonalità maggiore nelle composizioni di Roby rispetto a Dodi, tuttavia sempre teso attraverso gli anni a costruire quel suono che fosse riconoscibile, di appartenenza dei Pooh. La formula scelta nella suddivisione delle strofe resta la stessa, anche se l'inciso stavolta viene affrontato coralmente e come non essere d'accordo? Pur essendo nello stesso momento una dichiarazione d'amore e un addio, apre ancora delle finestre su spiragli delle singole personalità del gruppo, magari sorridendo mentre si asciugano una lacrima inevitabile per questo addio.
"Traguardi" è la ripresa strumentale di "Ancora una canzone", con una variazione del tema ed un arrangiamento in modalità "Anthem" scelto per ovvie ragioni (vedi apertura del concerto) e su cui ogni elucubrazione sarebbe superflua, visto che lo svolgimento del tema reale è quello della canzone di cui è la reprise. Nella versione in studio la melodia è affidata alla chitarra di Dodi, quella "voce in più" del gruppo che anche in quest'occasione esprime quel sentimento che solo la musica senza parole potrebbe esprimere e su cui ogni commento sarebbe riduttivo e superfluo.
Una piccola digressione finale, che è anche una considerazione meramente personale, per concludere quella che nelle intenzioni di chi scrive doveva essere "qualche riga" ed è diventata invece una cosa che, di sicuro, i più superficiali salteranno a pie' pari.
In "Ancora una canzone" c'è un passaggio che suona quasi come una neanche tanto velata ammissione della consapevolezza di non riuscire ad andare avanti come prima, a giustificare la decisione di concludere la storia dei Pooh, rivolta ad ogni singolo fan ma forse per primo proprio a Valerio Negrini, dovunque egli sia:
"Dimmi che puoi sentirmi, puoi capirmi, perdonarmi...".
Autore - Antonio Russo