Io sono il vento e quel giorno ero là (Woodstock 1969) - Giovedì 15.08.2019
Se si domanda qual è stato il concerto, l'evento musicale che
ha segnato in modo indelebile il mondo della musica live,
inevitabilmente il primo nome che viene pronunciato è Woodstock.
O, per completezza, La Fiera della Musica e delle Arti di
Woodstock, tenuta dal 15 al 18 agosto del 1969 a Bethel,
una piccola città rurale appartenente allo stato di New York.
Woodstock, la cittadina che diede il nome al festival, si trova
nella contea di Ulster, a circa settanta chilometri da Bethel.
Furono definiti "tre giorni di pace e musica rock",
quasi novanta ore nelle quali oltre 500 mila persone si
radunarono per assistere alle performance di artisti già
leggendari o che lo sarebbero divenuti anche grazie a
quell'evento: sul palco si avvicendarono ben trentadue tra
musicisti e gruppi, "sforando" di un giorno rispetto ai tre
previsti.
Locandina del festival di Woodstock. Clicca per ingrandire.
Ideatrice e promotrice della "Aquarian Exposition: 3 Days
of Peace & Music" fu la Woodstock Ventures,
ossia la società formata da Michael Lang, John P. Roberts, Joel
Rosenman e Artie Kornfeld, un'occasione di guadagno nata
seguendo come modello eventi rock che si erano tenuti l'anno
prima. I biglietti, in vendita presso alcuni negozi di dischi di
New York oppure acquistabili per corrispondenza presso un
ufficio postale di Manhattan, avevano il costo di 18 dollari e
ne furono venduti 186 mila.
Inizialmente l'area designata per il concerto sarebbe dovuta
essere il Mills Industrial Park nella contea di Orange, ma la
ferma opposizione degli abitanti costrinse la Woodstock
Ventures ad optare per Bethel, affittando i 2,4 km
quadrati dell'allevatore Max Yasgur per l'ammontare di 75 mila
dollari, cifra alla quale si aggiunsero 25 mila dollari
necessari per affittare ulteriore terreno dai possedimenti
confinanti. Alle autorità locali venne comunicata una stima dei
partecipanti ammontante a 50 mila presenze.
L'enorme afflusso di persone, stimato approssimativamente a 500
mila, costrinse ben presto gli organizzatori ad abbandonare il
proposito di far pagare i 24 dollari del biglietto a chi non
aveva approfittato della prevendita, rendendo così quello di
Woodstock un festival gratuito.
La zona fu isolata dall'enorme ingorgo che si era venuto a
creare a causa delle auto parcheggiate dove capitava, talmente
esteso che l'unico modo possibile affinché gli artisti
raggiungessero il palco fu quello di ricorrere all'utilizzo di
elicotteri.
La folla presente al festival di Woodstock nella foto di Barry Levine. Clicca per ingrandire.
Il concerto ebbe inizio alle ore 17:07 di venerdì 15 agosto e
la scaletta fu così strutturata:
Venerdì 15 agosto
- Richie Havens
- Swami Satchidananda
- Sweetwater
- Country Joe McDonald
- John Sebastian
- Sweetwater
- The Incredible String Band
- Bert Sommer
- Tim Hardin
- Ravi Shankar
- Melanie Safka
- Arlo Guthrie
- Joan Baez
Sabato 16 agosto
- Quill
- Keef Hartley Band
- Santana
- Canned Heat
- Mountain
- Janis Joplin & The Kozmic Blues Band
- Sly & the Family Stone
- Grateful Dead
- Creedence Clearwater Revival
- The Who
- Jefferson Airplane
Domenica 17 agosto
- The Grease Band
- Joe Cocker
- Country Joe and the Fish
- Ten Years After
- The Band
- Blood, Sweat & Tears
- Johnny Winter
- Crosby, Stills, Nash & Young
- Paul Butterfield Blues Band
- Sha-Na-Na
Lunedì 18 agosto
- Jimi Hendrix
Jimi Hendrix, designato a chiudere il festival dietro sua
espressa richiesta, avrebbe dovuto fare il suo ingresso sul
palco alla mezzanotte del 18 agosto, ma la sua esibizione fu
ritardata fino alle ore 09:00 del mattino, trovandosi così ad
esibirsi davanti ad un pubblico di alcune decine di migliaia di
persone per un tempo complessivo di due ore, la performance più
lunga della sua carriera. Il terreno prospiciente il palco era
un vero e proprio campo di battaglia, riempito da quanto il
pubblico già partito si era lasciato dietro e reso un pantano
dalle piogge che avevano funestato l'evento già dal primo
giorno.
Fu il festival degli eccessi, dove non mancarono la droga ed una
sorta di pazzia collettiva che aleggiò per tutto il tempo sul
grande appezzamento di terreno. Eddie Kramer, produttore e
tecnico del suono che vanta collaborazioni con Led Zeppelin,
Beatles, Rolling Stones, Jimi Hendrix, fu testimone oculare di
quei quattro giorni di eccessi ed ha così sintetizzato il senso
del festival: «Woodstock non è stato l’inizio di un bel niente,
ma la porta dietro cui sono rimasti sepolti gli ideali e le
utopie degli anni Sessanta».
L'11 maggio del 1970 uscì il triplo album "Woodstock: Music
from the Original Soundtrack and More" sotto etichetta
Atlantic Records, contenente una selezione delle esibizioni
degli artisti che si alternarono sul placo. Sulla copertina la
foto di Burk Uzzle, visibile in apertura di articolo, in cui
campeggiano Nick and Bobbi Ercoline, ancora insieme a
cinquant'anni da quello scatto.
In tutto questo cosa hanno a che fare i Pooh? C'è una loro
canzone, risalente al 1976, che parla di tale evento epocale: "Io sono il vento e quel
giorno ero là (Woodstock 1969)", penultima traccia
del lato B dell'album "Poohlover".
Il brano, firmato da Valerio Negrini per il testo e da Roby
Facchinetti per la musica, racconta della fiera di Woodstock dal
punto di vista del vento: capitato per caso in quel campo nella
campagna newyorkese, osserva la moltitudine di persone giungere,
condividere musica e ideali, per poi disperdersi nuovamente e
fare ritorno nelle città. E' emblematica la strofa "il
grande sogno si è diviso là", a sottolineare come quel
grande senso di appartenenza ad un ideale comune abbia trovato
laggiù la sua fine, come affermato anche da Kramer.
Leggenda vuole che Valerio Negrini abbia assistito al festival,
ma si tratta di una voce che non ha trovato conferma. E' più
probabile che in quel ferragosto si trovasse in Italia,
impegnato con i compagni nel tour estivo dei Pooh e con la
promozione del secondo LP del gruppo, il concept album "Memorie",
edito da Vedette Records.
Altro legame indiretto dei Pooh con Woodstock riguarda Hendrix.
Ecco il racconti diretto di Dodi Battaglia, dal suo post
pubblicato il 26 maggio dell'anno scorso: «Nel maggio del 1968
con la sua "Jimi Hendrix Experience" si esibì in tre
città italiane: Milano, Roma, Bologna.
Domenica 26 maggio Hendrix tenne al Palasport di Bologna un
doppio concerto, pomeridiano e serale. Quella fu un'occasione
per i gruppi emergenti della città di aprire un concerto e di
mettersi un po' in mostra. Avevo 16 anni e facevo parte dei "Ivan
& the Meteors": erano musicisti di quelli veri,
quelli che facevano della musica una professione, invece io ero
il dilettante, il ragazzino che andava ancora a scuola.
Nello spazio a noi concesso decisi di suonare un brano di
Hendrix, "Foxy Lady". Una pazzia, penserete. C'è da
dire che era il pezzo che sapevo meglio di tutti e l'incoscenza
dell'età fece il resto. Proponemmo anche "Stone Free",
sempre di Jimi: siccome l'inglese non lo conoscevamo, il cantato
fu una mera imitazione della pronuncia anglosassone e vi lascio
immaginare l'effetto...
Ricordo sul palco la vera e propria montagna di amplificatori,
una strumentazione impressionante per l'epoca. Lui in completo
verde, la meche bionda tra i capelli. In scaletta potemmo
ascoltare "Fire", "Hey Joe", "Stone free",
"Red house", "Tax free", "Purple haze",
"Foxy Lady"».
A cinquant'anni di distanza Woodstock ancora fa parlare di sé,
consegnato alla storia come "IL" concerto. Simbolo di tutti
quegli ideali della cultura hippie che non avevano trovato
realizzazione nonostante l'entusiasmo iniziale, raccolse in sé
tutti quegli eccessi dettati dalla voglia di libertà e di
trasgressione che agitavano gli animi di una generazione priva
di punti di riferimento.
La musica rock offerta da Woodstock fu il pretesto per radunarsi
in un catartico rito collettivo, pronunciando un grido rivolto a
quel mondo esterno che li rifiutava, ma anche all'io interiore
che smarrito cercava un proprio percorso.
Mille le voci nell'aria con me
cantano ancora perché
io sono il vento e quel giorno ero là
c'ero per caso, chissà...
Autore - Michaela Sangiorgi