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Trent'anni di "Uomini soli" e di quel filo che i Pooh non hanno mai perso - Martedì 03.03.2020

I Pooh vincitori al Festival di Sanremo del 1990

La sera del 03 marzo del 1990, al termine della quarantesima edizione del Festival di Sanremo tenuto presso il Mercato dei Fiori della città ligure, i Pooh venivano proclamati vincitori della kermesse canora con il brano "Uomini soli". Compie trent'anni un brano emblematico del gruppo, il cui testo scritto da Valerio Negrini è una preghiera rivolta, più che al Dio così spesso citato nel testo, alle coscienze degli uomini.
Di una partecipazione dei Pooh al Festival di Sanremo si cominciò a ventilare l'ipotesi tra i mesi di ottobre e novembre del 1989, quando il direttore artistico della manifestazione Adriano Aragozzini telefonò a Stefano D'Orazio, esponendogli la sua ferma intenzione di avere il quartetto tra gli artisti in gara. Il batterista rispose che l'invito sarebbe stato preso senz'altro in considerazione, anche perché la band non aveva mai avuto occasione di prendervi parte in qualità di concorrenti, malgrado negli anni '60 e '70 avessero manifestato in occasione di alcune interviste l'intenzione di parteciparvi.
Facchinetti, Battaglia, D'Orazio e Canzian accettarono l'invito, convinti dal fondamentale presupposto che si abbandonasse l'uso del playback per tornare all'esecuzione dal vivo dei brani in gara, con l'orchestra alle spalle degli artisti. Altro punto fermo fu la reintroduzione dei duetti con gli artisti stranieri, come avvenuto nel corso degli anni '60. La manifestazione canora fu inoltre spostata dalla storica sede del Teatro Ariston al Palafiori di Bussana, una struttura con una capienza di oltre cinquemila posti a sedere.

Appena la stampa nazionale si impossessò della notizia della probabile partecipazione dei Pooh alla quarantesima edizione del Festival, subito vennero dati come sicuri vincitori, o comunque con un'altissima probabilità di potersi assicurare il primo posto. L'1 gennaio 1990 i Pooh spedirono a diecimila fan una lettera in cui annunciarono la loro decisione di partecipare al concorso canoro, mentre l'ufficialità a livello nazionale giunse il 06 gennaio su RAI 1, durante la finale della trasmissione "Fantastico" condotta da Pippo Baudo.
Sempre in quei primi giorni dell'anno avvenne un fatto per certi versi insolito: dopo anni dalla pubblicazione dell'ultimo 45 giri, i Pooh posero in commercio il singolo "Donne italiane", recante sul lato B "Davanti al mare". I due inediti ufficialmente andarono a promuovere l'album "Uomini soli" che sarebbe poi uscito due mesi dopo, ma nelle reali intenzioni vi fu quella di "bruciare" in un certo senso il pezzo presente sul lato A del supporto. "Donne italiane", preferita dai responsabili della CGD, era una canzone solare, che tesseva le lodi dell'altra metà del cielo e ben si adattava al contesto della manifestazione, tanto che in seguito sarebbe divenuta la sigla della trasmissione "Domenica In", Essa però correva il rischio di divenire il brano proposto per la gara canora, andando contro le reali intenzioni dei Pooh.
Il gruppo, compatto, aveva deciso di proporre alla giuria una canzone decisamente in controtendenza, le cui parole scritte dal fondatore e paroliere del gruppo, quel Valerio Negrini che aveva firmato la quasi totalità dei testi dei Pooh, parlavano di solitudine ed emarginazione. Ad accompagnarle la musica firmata da Roby Facchinetti, arrangiata in modo essenziale. Alla manifestazione all'insegna dei buoni sentimenti e dell'allegria, i Pooh con il loro pezzo intendevano contrapporre un momento di riflessione ed introspezione.

"Uomini soli" entrò in gara. L'ospite internazionale che fu abbinato al gruppo era di origini statunitensi, una delle più grandi e riconosciute voci femminili eredi della grande tradizione jazz: Dee Dee Bridgewater. Fu lei stessa ad adattare il pezzo in lingua inglese, divenuto così "Angel of the night" ed offrendone al pubblico italiano una interpretazione intensa e struggente. La cover fu poi pubblicata su 45 giri da Gala Records e distribuito dalla Ricordi, accompagnata sul lato B da "Heartache Caravan".

1990, i Pooh con Dee Dee Bridgewater.
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Non fu un Festival esente da polemiche, con i Pooh sospettati di utilizzare delle basi preregistrate e costretti a smentire tali illazioni addirittura aprendo la tastiera di Roby Facchinetti in presenza di una commissione formata da discografici ed organizzatori. Poi quella strofa che recitava "perduti nel Corriere della Sera" modificata in "perduti nel giornale della sera" per non fare pubblicità occultata alla testata giornalistica.
La gara ebbe inizio il 28 febbraio e, certi della valenza del testo di Negrini, i Pooh proposero il brano ricorrendo ad una strumentazione essenziale: Roby si trovava dietro una tastiera Akay; Dodi imbracciò la chitarra acustica Martin D45; Stefano picchiò con le bacchette sull'Octopad; Red ricorse ad un contrabbasso elettrico.
Tornando a quel 03 marzo, giorno della finale, nel pomeriggio un giornalista informò i Pooh del fatto che in quelle ore si trovavano all'ottavo posto in classifica, nonostante il sondaggio indetto da "TV Sorrisi e Canzoni" li desse per vincenti. Voci di corridoio successive li pose al terzo posto. Poi giuinse Massimo Lazzari, stretto collaboratore del gruppo, a comunicare la loro vittoria, con fermata poi sul palco al momento della premiazione, quando l'annuncio venne fatto da Johnny Dorelli e Milly Carlucci, presentatori di quella edizione del Festival.

03.03.1990, i Pooh vincitori al Festival di Sanremo del 1990.
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03.03.1990, i Pooh vincitori al Festival di Sanremo del 1990 con Milly Carlucci.
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Con "Uomini soli" i Pooh fissarono un punto fermo nella storia del Festival di Sanremo, dimostrando come la kermesse potesse andare oltre la sua connotazione di evento "leggero", per parlare al pubblico e sottoporgli messaggi importanti. L'arte nasce dall'uomo e ad esso parla, divenendone specchio e testimonianza. A questa regola non sfugge la musica, che attraverso i testi delle canzoni e le musiche sa toccare sentimenti e sensibilità altrimenti custoditi nel profondo.
Ad un ascolto distratto il brano sembra rivolgersi a Dio, eppure quel "se è vero che ci sei" ci fa capire che, in realtà, l'autore si sta rivolgendo all'uomo, per scuoterne la coscienza e porlo di fronte ad una realtà che spesso nascondiamo a noi stessi: si tratta della consapevolezza che, in questo mondo dominato dalla velocità, dalle scadenze, dalla frenesia di essere e primeggiare, si è soli anche quando si è in mezzo alla folla. Come un passo mal calcolato che ci fa fare l'inatteso scarto con la gamba, così bastano una scelta sbagliata, una sfortuna dell'esistere, od anche una decisione presa coscientemente per perdere quell'ideale filo e ritrovarsi in una bolla di rumorosa solitudine.
Negrini ce lo ha spiegato in modo diretto e senza giri di parole, con quella schiettezza accompagnata da saggia gentilezza che ce lo ha fatto apprezzare in tante canzoni.

Autore - Michaela Sangiorgi