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Roby Facchinetti: «La musica ci ama» - Terza parte - Sabato 28.12.2019

Roby Facchinetti

Si conclude con questo articolo il resoconto dell'intervista tenuta lo scorso 12 settembre da Roby Facchinetti a Radio RTR 99 in occasione della trasmissione "La Strana Nostalgia" condotta da Fabio Martini. La prima parte è disponibile al link Roby Facchinetti: «La musica ci ama» - Prima parte, la seconda alla pagina Roby Facchinetti: «La musica ci ama» - Seconda parte.
Martini ha citato "...Stop", album del settembre del 1980 ed i brani che lo compongono, soffermandosi in particolare su "Ali per guardare, occhi per volare": «Quando Valerio è arrivato con questa canzone tu che cosa hai pensato, cosa hai fatto?».
Roby ha raccontato: «La cosa che ho pensato è che  si tratta di un matrimonio più che perfetto fra musica e testo. C'è questo aspetto che sinceramente io non ho mai capito, forse perché non era da capire: ci sono delle musiche bellissime, che possono essere bellissime, tu fai un testo che non funziona, non c'è questo "matrimonio" e non funziona, cioè si "annullano" e solo quando c'è questo "matrimonio" come questo brano... Io non riesco a imaginarmi nessun'altra parola, nessun'altra frase con questa melodia e qui c'è veramente, miracolosamente, per intuito, capacità, un "matrimonio" perfetto. Quando accade questo allora fluisce tutto, c'è l'emozione dei brani che io faccio ogni sera in questo mio tour ed è sempre un momento di grandissima emozione, innnanzitutto per me che la faccio e la canto. Questo è uno di quei brani in cui esiste questo miracolo, questa combinazione».

Se hai la vera passione non devi dormire manco la notte! Roby Facchinetti

Martini: « [...] Andando avanti, ancora a settembre "Buona Fortuna": altro album fortunato, credo uno degli album che ha venduto più di tutti. "Buona fortuna", "Lascia che sia" [...]». Riferendosi a "Banda nel vento", ha aggiunto: «Poi c'era questa, che è un po' la vostra storia».
Roby ha spiegato: «In questo periodo in cui sto girando l'Italia, soprattutto al sud, mi chiedo sempre come abbiamo fatto in quegli anni, col furgoncino, a partire da Bologna o da Bergamo o da Piombino o da Aosta, arrivare a Reggio Calabria o a Catania quando l'autostrada finiva a Battipaglia. Da Battipaglia in poi c'è subito Lagonegro, era tutta strada normale, ma che significa? Strada normale sono circa quattrocento chilometri, trecento, solo che tu viaggiavi per sei, sette ore, poi a un certo punto vedevi un cartello: Reggio Calabria 310 km. Non si arrivava mai! Eppure per noi era normale, eravamo dei folli: era normalissimo fare Catania / Aosta / Catania, Catania / Alessandria, l'abbiamo fatto un paio di volte dal venerdì alla domenica pomeriggio, viaggiare per due giorni e due notti, arrivare, smontare... perché noi eravamo i facchini di noi stessi, i tecnici di noi stessi e musicisti che poi salivano sul palco, cantavano [...]. Però quello lo abbiamo fatto per anni: se poi siamo riusciti a portare la nostra straordinaria "nave" o "astronave", chiamala come ti pare, per cinquant'anni è dovuto anche a questo, perché noi questo lavoro lo abbiamo imparato facendolo, giorno dopo giorno, sulla nostra pelle, inventandolo anche. Per chi "nasce" oggi ci sono decine di service che mettono a disposizione qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo. All'epoca non era così, anzi noi abbiamo pagato le cambiali per non so quanti anni perché ci siamo acquistati l'impianto luci, quello che potevamo permetterci, l'impianto voci, gli strumenti per suonare, a cambiali, lavorando, rischiando... Ogni tanto interveniva il babbo, la mamma a pagarci magari la cambiale che non riuscivamo perché quel mese non avevamo lavorato troppo. Questo è quello che abbiamo nel nostro DNA, sotto la nostra pelle perché sappiamo, abbiamo capito che [...] si ottengono i risultati grazie al sacrificio. Sai che cosa dico io ai musicisti che carinamente vogliono sapere, vogliono capire? Magari sono anche dei musicisti, bravissimi chitarristi, bassisti piuttosto che tastieristi: "Ho fatto il conservatorio [...], come posso sapere se questa può essere la mia vita, al di là delle difficoltà?". "Guarda, certo questo non è un lavoro facile, è chiaro che ci vuole la passione, ma anche lì bisogna capire un attimino la quantità della passione che uno ci mette dentro, come l'amicizia [...]. Se hai la vera passione non devi dormire manco la notte!". Sto esagerando, però è così [...]. Perché la passione, l'attaccamento, l'obbiettivo, tutta questa roba [...] non ti fa dormire [...]. Ma se non è così, se dormi dieci ore a notte, se hai dieci hobby, altri dieci interessi al di là della musica, non va bene».

1981, i Pooh.
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Martini: «Voi oltre ad aver regalato delle canzoni meravigliose [...], ci avete regalato una cosa che forse non sapete o forse non avete lontanamente immaginato, o forse solo pensato. Voi ci avete regalato una vita migliore».
Roby: «Questo mi emoziona molto. Se questo è, significa che abbiamo dato un vero senso al nostro lavoro, un vero senso a quello che noi abbiamo fatto: perché poi alla fine è questo, al di là dell'aver fatto musica perché è il nostro mestiere, perché abbiamo capito che è la cosa più bella che esiste. Però lo abbiamo fatto per comunicare, comunque per arrivare a più di qualcuno. Se tu mi dici questo, beh insomma credo significa che il nostro compito lo abbiamo fatto nel modo più giusto e non può che farmi piacere».
Dall'album "Tropico del Nord", risalente al settembre del 1983, sono provenute le note della canzone "Cosa dici di me". Roby ha spiegato: «Fu registrato a Montserrat, abbiamo passato due mesi e mezzo in un paradiso nel vero senso della parola, perché all'epoca si sentiva l'esigenza di uscire, era diventato un po' anche una moda [...]. Devo dire che quell'album ha comunque un sapore diverso, al di là dei brani. Hai citato "Cosa dici di me", un brano che amo in modo particolare e lo eseguo anche questo ogni sera con tanta voglia di farlo perché ha un testo talmente vero, talmente profondo, ogni frase è qualcosa che ti entra dentro ed ha comunque una sua filosofia, questo io lo sento. Sento questi brani incisi e sento ancora il profumo di quel posto. Purtroppo tu pensa che ci fu un ciclone, uno dei tanti cicloni che accadono in quei posti: fu cancellato completamente. Era lo studio di George Martin, l'arrangiatore dei Beatles, dove noi abbiamo avuto la fortuna di dormire per due mesi e mezzo [...]. Purtroppo lì morì l'ingegnere del suono, questo ragazzo bravissimo inglese che si era affiancato al nostro Renato Cantele: questo accadde una decina di anni fa, devo dire che mi è dispiaciuto moltissimo [...]. Noi arrivammo e c'era addirittura Sting che stava incidendo il suo primo album [...]. Andarono in quello studio magico tantissimi artisti internazionali».

Siamo noi che dobbiamo fregare la vita, non il contrario. Roby Facchinetti

È seguita una carrellata degli altri album usciti a settembre: "Aloha" del 1984, "Asia non Asia" del 1985,"Giorni Infiniti" nel 1986, "Oasi" nel 1988. Roby, riferendosi alle copertine, ha spiegato: «Abbiamo sempre avuto noi cura dell'immagine perché anche quello è importante, i particolari fanno sempre una grande differenza».
Il discorso si è poi soffermato sulla title track dell'album "Il cielo è blu sopra le nuvole" del 1992. Martini ha domandato: «Perché ami tanto questa canzone?».
Roby: «Perché è un grande grido di speranza. Si racconta in questo brano una serie di difficoltà che la vita ci porta a vivere, però non bisogna abbattersi mai, perché comunque il cielo è sempre blu sopra le nuvole. Noi tendiamo sempre spesso, purtroppo, a lasciarci travolgere dalle cose della vita. Comunque alla fine quali sono le cose alle quali noi poveri mortali non possiamo fare nulla? Forse una o due, o una, tutto il resto si può risolvere in qualche modo e comunque non è mai un problema talmente grosso che finisce la tua vita. Io ad esempio ogni tanto lo dico, che il mezzo bicchiere è mezzo pieno, ma sai perché mezzo pieno? Perché l'altra metà me lo son bevuto. Punto! Questo è! Perché se non si affrontano le cose con questa filosofia, con questo spirito, è chiaro che poi la vita ti frega. Invece siamo noi che dobbiamo fregare la vita, non il contrario». Poi, facendo una battuta: «Per finire, non ascoltiamo tanto la nostra mente, perché si chiama mente perché mente. Punto! [Ride]».

1992, i Pooh.
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Ascoltate la buona musica, perché può migliorare il nostro vivere. Roby Facchinetti

Martini: «Poi c'è anche "Musicadentro" nel '94, sempre a settembre venticinque anni fa e "Cento di queste vite" diciannove anni fa [...]».
Roby: «[...] Lo dico ogni sera: ascoltate la buona musica [...] perché può migliorare il nostro vivere. Fa bene all'anima, al cuore, alla nostra mente, ci fa sognare, perché questo è un altro ruolo della musica, di farci sognare e poi alla fin fine non costa niente. In questo mondo in cui bisogna pagare tutto, pure l'aria che respiriamo fra un po', la musica non costa niente!».
Facchinetti ha poi parlato della chiusura dei Pooh come gruppo e dell'eventualità di ritrovarsi di nuovo: «Noi abbiamo avuto la possibilità di chiudere la nostra straordinaria, irripetibile, miracolosa avventura. L'abbiamo chiusa nel 2016 in occasione del cinquantennale, richiamando sul palco sia Stefano che Riccardo. È successa una cosa che nessuno poteva immaginare quello che ha provocato... però ci ha dato la possibilità di fare un finale che noi abbiamo sempre sognato, alla grandissima, un grande finale con i botti, al di là di ogni immaginazione. Ripetere quella cosa lì è impossibile, poi va aggiunto questo: i Pooh senza Stefano. Era fra l'altro uscito anni prima, lui ora ha la testa e non solo in altri suoi progetti, per cui lo vedo molti difficile il fatto che Stefano possa tornare con noi. E poi non c'è più Valerio: i Pooh non sono più i Pooh. Quei Pooh che noi abbiamo amato, che io ho amato più della mia vita, che ho vissuto per quaranta vite, quei Pooh lì, quei quattro senza Stefano e senza Valerio non sono più i Pooh, sono diventati un'altra cosa, per colpa di nessuno. E poi vorrei aggiungere questo: richiamando i Pooh, non sarebbero più la stessa cosa. Il pensiero che andrebbero a intaccare anche minimamente quella magia del grande finale, quel ricordo lì, quella fotografia lì, mi dispiacerebbe molto».
Martini ha osservato: «Non c'è altro da aggiungere [...]».
Roby: «[...] Le canzoni rimangono, mi auguro rimarranno ancora per tanto tempo. Mi piace immaginare che possano continuare a esistere anche in là negli anni».

 

Ciò che maggiormente colpisce nell'ascoltare le interviste di artisti come Roby Facchinetti è la mole di esperienza maturata negli anni sia a livello artistico, sia pratico per quanto riguarda la gestione e l'organizzazione del proprio lavoro. I Pooh sono stati tra quei pionieri che hanno portato la musica pop alle grandi masse ed hanno letteralmente inventato un mondo di soluzioni tecniche e logistiche: effetti scenici, luci, palchi.
Se la loro musica continuerà ad esistere negli anni sarà per merito dei significati che hanno saputo infondervi grazie alla composizione ed alle parole, alla fatica spesa per coprire migliaia e migliaia di chilometri, alle capacità manageriali messe in gioco.
Ma voglio pensare che tale merito vada anche a tutti noi, al pubblico che ha saputo capire la loro fatica ed il loro impegno. Noi fan, ognuno col suo modo personale di amarne la discografia, non importa se distrattamente o in modo approfondito, ma ognuno con quella canzone che ha fatto incontrare il grande amore, o che ha saputo essere di sottofondo per quel ricordo che è rimasto indelebile. Indelebile come solo una canzone può essere.

Autore - Michaela Sangiorgi