Pooh - Notizie e novità del 2016 - Dicembre

Pooh The End - L'ultima conferenza stampa - Martedi' 06.12.2016

I Pooh nell'ultima conferenza stampa

Lo scorso 29 novembre si è tenuto presso l'hotel The Yard di Milano "Pooh The End - L'ultima conferenza stampa", appuntamento nel corso del quale il gruppo giunto al suo cinquantesimo anno di vita artistica ha incontrato per l'ultima volta i giornalisti.
L'evento si è aperto con la proiezione del video dedicato a "Pierre", diretto da Cosimo Alemà.
Il primo a prendere la parola nella sala gremita e pervasa dal senso di attesa, è stato Roby Facchinetti, attualmente l'esponente del gruppo che da più tempo milita nella formazione quest'anno eccezionalmente allargata a cinque elementi grazie al reintegro di Stefano D'Orazio e Riccardo Fogli. «Dalla prima conferenza ne è passata davvero molta acqua sotto i ponti», ha esordito il tastierista e compositore visibilmente commosso. «Siamo partiti da San Siro, pensando di fare solo San Siro, Roma e Messina, poi si sono aggiunti altri concerti, i palazzetti dello sport. Devo dire che ogni concerto è stata una bella botta per i nostri cuori per i grandi applausi, per tutto quello che abbiamo avuto dal pubblico ogni sera. Addirittura anche gente che si commuoveva, che piangeva sotto il palco perché ogni sera per almeno una parte del pubblico era veramente l'ultimo concerto a cui assisteva e perciò c'era questa emozione fortissima che ognuno di noi ha vissuto ogni sera».

Roby Facchinetti

Adesso comincio a intravedere il famoso porto e devo dire che la sensazione non è assolutamente bella. Roby Facchinetti

Dopo aver riepilogato il calendario degli imminenti impegni concertistici, Roby ha proseguito con una considerazione: «Come ci si sente ora che abbiamo promesso al mondo, a noi stessi che questa è l'ultima tournée, che il 30 dicembre sarà l'ultimo concerto? Io come mi sento? Mi sento che adesso comincio a intravedere il famoso porto e devo dire che la sensazione non è assolutamente bella, perché cinquant'anni non si possono cancellare in un attimo, non possiamo far finta di niente. Ogni sera, quando salgo sul palco, devo dire che si sente, si sente il dolore di questa chiusura che ci deve essere e cito una frase di Valerio Negrini che dice "Ho imparato a dire ti amo quando ormai c'era da andare". E allora c'è un po' questa sensazione... Capisco quanto è importante la nostra storia, è importante per ognuno di noi, ma ormai non si può più tornare indietro. E devo dire che la sensazione non è assolutamente bella, però questa è stata la decisione e questo sarà costi quello che costi».

Dodi Battaglia

Salutare il nostro pubblico con solo due concerti probabilmente sarebbe stato come strapparci il cuore. Dodi Battaglia

Il microfono, passato a Dodi Battaglia, ha trovato il chitarrista dei Pooh emozionato quanto chi lo ha preceduto: «Non è facile essere presente a quella che è l'ultima conferenza stampa della nostra carriera e anche di questa lunga operazione dedicata a questa nostra reunion, a questo nostra festeggiamento dei cinquant'anni insieme», ha spiegato. «Devo dire che nel corso di questo periodo abbiamo preso due decisioni importanti. La prima, quella di realizzare questo tour, questo disco e di mettere assieme tali e tante forze straordinarie, entusiasmanti, case discografiche, radio, amici, collaboratori e affrontare insieme a loro questo itinerario. Ma la seconda decisione credo fantastica è stata quella, alla luce di un grande entusiasmo che è venuto fuori appunto dai concerti di Milano e di Roma e poi subito dopo di Messina, di continuare questo viaggio. Salutare il nostro pubblico con solo due concerti probabilmente sarebbe stato come strapparci il cuore; sappiamo bene che l'Italia è fatta di Milano, di Roma, delle grandi città, delle grandi industrie, però l'Italia è fatta di Brescia, di Bergamo, di Bologna, di Messina, di Catania e siccome i Pooh non si sono mai tirati indietro nel corso di quest'anno nell'andare a trovare tutte queste persone, credo che uno dei motivi del nostro grande successo sia stato proprio questo. Questo ci ha dato la possibilità di vedere un traguardo che arrivava man mano, perché se avessimo fatto non so... Milano, Roma e il 30 di dicembre a Bologna, probabilmente qualcuno avrebbe avuto un mancamento perché credetemi, essendo cinquant'anni a stare insieme e salire sul palco pensando che è l'ultima volta che ti trovi con i tuoi amici, colleghi, col tuo pubblico, insieme è una cosa che ti spacca il cuore. Credo che il 30 di dicembre sarà una serata memorabile in sé, per noi, per la nostra vita, per chi ci ha seguito, per le nostre famiglie, per i nostri figli, le nostre compagne, le nostre mogli alle quali credo abbiamo dedicato meno tempo di quello che abbiamo dedicato al nostro lavoro».

Questo è stato un viaggio che ci ha fatto crescere e credo che sia anche una forma di dignità avere il coraggio di fermarsi in un momento in cui tutto va benissimo. Red Canzian

Red Canzian ha cercato da subito di rasserenare, per quanto possibile, l'atmosfera: «Credo che queste emozioni, ma anche altre, più sorridenti, più vincenti, abbiamo cercato di racchiuderle in un libro che uscirà il primo di dicembre e che racconta i tre giorni di Verona. In quel libro ci sono delle nostre riflessioni su quello che stiamo vivendo, ma ci sono anche tutte quelle persone che in qualche modo abbiamo trascurato in questi anni, la nostra famiglia, i nostri figli, per cui vorrei dare anche una chiave di lettura diversa a questo momento, che sicuramente sarà malinconico perché non potremmo essere felici ed esultanti il 30 di dicembre, però questa malinconia deve essere stemperata secondo me dall'orgoglio di essere riusciti a portare in porto la grande nave. Noi la stiamo portanto in porto, ma con le luci accese, non trainata da nessun rimorchiatore e credetemi non è facile in un momento come questo, anche perché in quest'anno siamo stati accompagnati da partner straordinari. Primo fra tutti Ferdinando Salzano con la sua Friends & Partner che ha messo in piedi per noi una cosa veramente importante che forse la nostra storia meritava, ma che nessuno fin'ora aveva messo in piedi per noi. Abbiamo reincontrato un vecchio amico come Andrea Rosi, presidente della Sony, che ha abbracciato questo progetto con una passione e un cuore incredibili. E poi abbiamo incontrato Lorenzo Suraci, che è amico dei Pooh da sempre, ma casualmente ha anche la radio più importante d'Italia che appoggiato fin dall'inizio questo progetto».

Red Canzian

Red ha proseguito parlando della decisione di fermarsi: «Abbiamo iniziato questo viaggio che eravamo poco più che bambini, tutti quanti, ognuno per conto suo, poi ci siamo ritrovati, ci siamo riuniti, qualcuno se n'è andato, qualcuno è tornato. Adesso finalmente siamo di nuovo insieme in una formazione che non c'era mai stata, a cinque. Questo è stato un viaggio che ci ha fatto crescere e credo che sia anche una forma di dignità avere il coraggio di fermarsi in un momento in cui tutto va benissimo, le luci sono accese. Allora abbiamo preso questa decisione e io voglio vederla anche dal lato positivo: per la prima volta riprenderemo in mano la nostra vita. Certo che è doloroso: i Pooh sono stati il progetto più importante anche della mia vita. Sono stato più con i Pooh che con mia moglie e coi miei figli, però chiudere in questa maniera dà onore a questo marchio che resterà lì, bello, intoccato, io me lo auguro per sempre perché la nostra musica, come dice Roby alla fine dei concerti, ci auguriamo continui anche dopo di noi».

Abbiamo scoperto che ci sono tanti altri, altri che sono magari lontani, che non si ricordano tutte le parole delle nostre canzoni, che forse non sanno neanche quanti dischi abbiamo fatto, ma per i quali per qualche momento siamo stati la colonna sonora della loro vita. Stefano D'Orazio

Stefano D'Orazio, il batterista reintegrato nel gruppo, ha esordito concordando con il discorso di Red: «Mi capita di raccontare quasi ogni sera il fatto che io avevo già provato la sensazione del grande abbraccio del pubblico dei Pooh quando avevo deciso appunto nel 2009 di scendere dal palco e pensavo fosse veramente una cosa per sempre. Poi loro mi hanno rivoluto di nuovo per questo nostro ultimo viaggio e devo dire che la cosa si è trasformata in una emozione incredibile, perché volevamo appunto partire con fare un saluto e ci sembrava già tanto. Si ricorderà Ferdinando quando parlavamo di fare Milano San Siro e Roma Olimpico e io alzavo il ditino dicendo: "Ragazzi, lì ci entreranno 70.000 persone da una parte e 50 dall'altra, vogliamo capire dove le troviamo tutte queste persone che hanno voglia di salutarci?". Invece è stata una meraviglia incredibile perché sono diventati molti di più di quelli che immaginavamo... Era quel popolo forse silenzioso che non affolla le primissime file ogni sera e che ci fa rimepire di entusiasmo e di orgoglio perché li vediamo lì da sempre, fanno ormai parte del nostro spettacolo, hanno dei convenevoli con il nostro concerto che sembrano quasi un rito. Abbiamo scoperto che ci sono tanti altri, altri che sono magari lontani, che non si ricordano tutte le parole delle nostre canzoni, che forse non sanno neanche quanti dischi abbiamo fatto, ma per i quali per qualche momento siamo stati la colonna sonora della loro vita. Sono tornati a vedere questi cinque protagonisti delle loro emozioni che cosa ancora andavano combinando su quel palco. Quindi io vorrei vedere questo nostro saluto in una maniera positiva: abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, ci siamo divertiti, abbiamo commosso, emozionato, ci siamo affaticati, abbiamo spesso pianto. Però alla fine siamo arrivati come diceva appunto Red, in questo porto dove la soddisfazione di esserci arrivati sani vuol dire molto».

Stefano D'Orazio

A chiudere il primo giro di interventi Riccardo Fogli, il bassista la cui uscita dal gruppo avvenuta nel 1973 favorì l'ingresso di Red Canzian: «Per me è strano, stranissimo... Ho fatto dei viaggi bellissimi con questi quattro ragazzacci scoprendo, come ho raccontato, che sono dei grandi musicisti, persone uniche e speciali che mi hanno arricchito moltissimo. Ho portato un po' d'allegria perché alle volte sono troppo seri, prendono la vita troppo sul serio. Devo dire che ho visto più giornalisti in questo anno che nel resto della mia vita, ho fatto più video in questo anno che in tutte le vite precedenti. Ho provato la sensazione strana che ogni concerto è quasi l'ultimo concerto: ad ogni concerto c'è quella tensione strana che oggi, stasera dobbiamo suonare, cantare, far smettere di piangere, si deve sorridere e abbracciare il nostro pubblico perché probabilmente in quella città non andremo più dopo questo tour e questa è una sensazione... è una sensazione emozionante. Quindi ringrazio i Pooh di avermi fatto vivere questa emozione molto bella».

Riccardo Fogli

Il consuntivo relativo all'album live "L'ultima notte insieme" è spettato ad Andrea Rosi, presidente di Sony Music Italia. Rosi ha sottolineato che nel 2017 dovrà occuparsi non solo delle vendite dell'album registrato allo stadio San Siro di Milano lo scorso giugno, ma anche del catalogo dei Pooh che va dal 1983 in poi, aggiungendo rivolto ai cinque artisti: «Vi richiameremo per darci una mano, per scegliere le cose, non è che vi lasciamo discograficamente disoccupati, a tutto questo ci teniamo. Ma soprattutto teniamo a questa operazione che, devo dire, è un po' da scuola di marketing. Si è iniziato a prenotare il disco a marzo di quest'anno e non c'era il disco, manco avevamo fatto il concerto. Dopo cinquant'anni vi abbiamo portato a fare gli instore, a firmare le copie. I primi fatti addirittura senza il disco. Detto questo è il momento anche di cominciare a parlare di risultati, perché i risultati ci sono. Il disco sta andando molto bene, è nel cuore della gente». Rosi ha terminato esprimendo una speranza: «Il nostro prossimo obiettivo è il doppio disco di platino dopo Natale».

La consegna ai Pooh del disco di platino.
La consegna ai Pooh del disco di platino.

Ferdinando Salzano, amministratore delegato di F&P Group, ha raccontato come ha preso il via il rapporto di collaborazione con i Pooh: «Per me questa avventura è cominciata in un modo particolarissimo, perché a novembre del 2013 la mia assistente riceve una telefonata da Red Canzian che dice che i Pooh mi vogliono incontrare. A novembre, uno pensa l'appuntamento sia la settimana dopo o due giorni dopo e Red invece dice: "No, ci dobbiamo vedere il 4 di gennaio alle 15:30". Si è sbagliato, sarà il 4 di dicembre. No no, a distanza di tre mesi loro avevano programmato questo appuntamento». Salzano ha poi dato qualche anticipazione in merito al concerto di chiusura del tour: «Il 30 dicembre ha un po' di sorprese, un po' di novità. A livello produttivo sarà uno spettacolo, non so chi di voi è riuscito a vederlo negli stadi e palasport. Prima di tutto su richiesta dei Pooh, questa cosa mi è piaciuta molto, non ci sarà il parterre, la parte seduta, ma sarà un parterre in piedi. E' vero che ci sarà malinconia, ma deve essere una festa di energia, di calore, di sudore... sì, con anche molte lacrime ma anche con grande passione. All'interno di questa ci sarà una grande passerella, ci sarà un secondo palco B dove i Pooh suoneranno e ci saranno anche molti effetti speciali. Questo 30 dicembre lo stiamo cercando di trattare come si deve, per dare degnamente i grandi saluti. Oltre a quello abbiamo pensato che comunque non era facile fermarsi a uno spazio come il palasport di Bologna, che ovviamente non basta per raccogliere tutti quelli che vogliono partecipare. A quel punto ho chiamato il nostro amico Franco Di Sarro, amministratore delegato della Nexo Digital, al quale ho detto: "Perché non facciamo questa avventura nei cinema?". Abbiamo messo in piedi velocissimamente questo abbraccio che diventa un abbraccio a tutta Italia attraverso il cinema. L'ufficio promozione di RTL ha preparato un bellissimo promo che racchiude quello che andremo a fare il 30 dicembre».

 

Franco Di Sarro, fondatore di Nexo Digital, ha spiegato lo spirito con il quale è stato affrontato il compito di trasmettere via satellite nei cinema l'ultimo concerto dei Pooh: «Quando Ferdinando mi ha chiamato per parlarmi di questo progetto dell'ultimo concerto, mi ha fatto capire che si voleva organizzare una festa in tutta l'Italia. L'idea era di amplificare questa gioia, questo momento celebrativo in tutte le città attraverso le sale cinematografiche: ci sembrava una idea meravigliosa di costruire nella sale cinematografiche da duecento a seicento posti dei mini palazzetti dove si potesse condividere ciò che avveniva al palazzetto di Bologna con la stessa intensità, attraverso la magia del grande schermo e impianti digitali di ultima generazione. Questa è stata una sfida che ho accettato con gioia, è veramente un onore».

Un altro miracolo avvenuto grazie proprio a questa reunion è che improvvisamente voi giornalisti, il pubblico, gli italiani si sono accorti quasi da un giorno all'altro che esistono i Pooh. Roby Facchinetti

Alla domanda su quale sia stato il momento più importante della torunée, Roby ha risposto: «San Siro rimarrà sicuramente nella storia di questa nostra reunion perché è un "contenitore" straordinario, oltre ad essere il tempio del calcio è anche diventato il tempio della musica mondiale. Abbiamo sempre sognato di fare San Siro, ma poi ci si fermava dopo pochi secondi perché si diceva che se si fa San Siro bisogna avere almeno 40/50 mila presenze e questo prima della reunion ci sembrava veramente impossibile. La reunion ha fatto anche questo miracolo e trovarsi lì sul palco davanti a un San Siro così esaurito, la sensazione è veramente indimenticabile. Sono quelle emozioni che io credo non moriranno mai, oguno di noi la vivrà dentro fino alla fine. Un altro miracolo avvenuto grazie proprio a questa reunion è che improvvisamente voi giornalisti, il pubblico, gli italiani si sono accorti quasi da un giorno all'altro che esistono i Pooh, che i Pooh esistono da cinquant'anni, che i Pooh hanno fatto quelle canzoni... Ecco, questa è forse una delle cose che mi ha reso veramente felice, che mi ha stupito. Mio figlio dice: "Guarda, questa vostra reunion ha avvicinato alla vostra musica anche tantissimi giovani", ed è vero. I giornalisti fino al giorno prima ci dedicavano magari il trafiletto, poi siete passati addirittura alle pagine intere con delle fotografie a colori, cioè tutti improvvisamente si sono accorti che i Pooh esistono e questo devo dire che è stato veramente una bella rivincita per noi, grazie anche a voi».

Dodi Battaglia

Non abbiamo mai lasciato niente di intentato e abbiamo sempre confrontato l'un l'altro quello che era i nostri entusiasmi, le nostre passioni, le nostre peculiarità personali. Dodi Battaglia

E' spettato a Dodi il compito di spiegare quale sia stato il segreto che ha permesso ai Pooh di rimanere uniti per interi decenni: «Non è facile trovare un segreto per la convivenza di successo del gruppo, non c'è una motivazione unica. Direi che è una serie quasi chimica di quattro persone che si sono trovate assieme partendo da un nucleo diverso. All'inizio il fondatore dei Pooh è stato Valerio Negrini, il nostro insostituibile, grande paroliere, lui insieme a un altro chitarrista che si chiama Mauro Bertoli. Nessuno della formazione iniziale fa parte dei Pooh oggi, per cui mi viene da dire di conseguenza che essere uno dei Pooh o abbracciare la maniera di fare musica dei Pooh è quasi un modus vivendi, ci siamo scelti nel corso del tempo... Perché noi cinque anziché altri? Perché probabilmente ci assomigliamo, infatti alla fine siamo abbastanza simili... ormai siamo diventati parte uno dell'altro, suoniamo delle cose che mediamente ci piacciono reciprocamente, per cui un fatto appunto chimico è alla base di tutto questo, chimico oppure chiamiamolo anche botta di fondale, nel senso che se non avessimo conosciuto noi cinque, se ci fossero state altre persone probabilmente non avremmo avuto la stessa fortuna. Poi ci metterei un po' di talento, molta costanza e chi ci conosce bene, molti dei giornalisti che sono qua oggi sanno bene che noi al contrario di molti altri artisti facciamo iniziare le nostre giornate lavorative dalle 10 della mattina fino alle 8 di sera. Non abbiamo mai lasciato niente di intentato e abbiamo sempre confrontato l'un l'altro quello che era i nostri entusiasmi, le nostre passioni, le nostre peculiarità personali. Abbiamo cercato probabilmente anziché di sminuire l'altro per renderlo uguale a te [...], noi abbiamo sempre cercato di dire "Ma se sei bravissimo continua a fare quello che stai facendo per la comunità!": quando uno svettava nell'organizzazione, nella comunicazione, nello scrivere i pezzi, nel cantare, nel fare gli arrangiamenti e probabilmente questo senso di unione è stato quello che ha formato cinquant'anni di successi».

Ci lasciamo bene, ci lasciamo per una scelta, ci lasciamo per un ragionamento, per cui non escludiamo nulla. Red Canzian

Red ha così risposto a chi domandava se tra qualche anno ci sarà la possibilità di rivedere i Pooh insieme: «Una delle accezioni belle di questa nostra chiusura di carriera è che oltre a chiudere con le luci accese, non chiudiamo coi lividi. Noi non siamo un gruppo che si è preso a chitarrate come quasi tutti i gruppi che si sono sciolti. Ci lasciamo bene, ci lasciamo per una scelta, ci lasciamo per un ragionamento, per cui non escludiamo nulla, nel senso non ci sarà un referendum e noi non faremo un nuovo disco fra due anni ma, come i Pink Floyd si sono messi insieme per fare sei pezzi in occasione... Non è ripeto che noi ci siamo lasciati in malo modo, per'altro Stefano farà dei musical e probabilmente attingerà anche a noi come musicisti o autori perché siamo amici e ci conosciamo bene. Ognuno di noi avrà rapporti con l'altro proprio perché la nostra vita, da fratelli quali siamo, continuerà anche dopo. Sono i Pooh che si perdono, il marchio. L'altra sera io e Roby eravamo in camerino, mi ha detto: "Cosa fai l'anno prossimo?". Io gli ho detto: "Non lo so". Lui: "Neanch'io". Intanto voglio riposare la testa, non il fisico che sta benissimo, riposare la testa per rimettere in ordine la nostra vita. Ragazzi, quando dicevo che eravamo dei ragazzini quando abbiamo preso la valigia in mano, abbiamo passato la nostra vita con la valigia in mano, non è che scherzo. Siam partiti prestissimo a fare questo lavoro, per cui dobbiamo avere anche il tempo di fare una pausa, quelle pause che devono servire a capire, a metabolizzare la scelta, ma soprattutto a guardare avanti perché la nostra vita è fatta di tante cose e dobbiamo andarle anche a scoprire».

Red Canzian

Non ho mai pensato di aver perso i Pooh. I Pooh c'erano, rimanevano, facevo il tifo per loro. Stefano D'Orazio

Stefano si è ritrovato a dover spiegare, in virtù del suo abbandono del gruppo avvenuto nel 2009, com'è non essere più un Pooh: «Ci ho messo tre anni a metabolizzare l'idea di smettere di fare il Pooh e ci ho messo tre anni a convincere i miei colleghi che la mia andata via non voleva essere un segno di non apprezzamento per il gran bel lavoro che avevamo fatto insieme. Trovarsi senza i Pooh è anche stimolante se vogliamo, perché ti trovi a guardarti intorno, a scoprire cose nell'onda di questi cinquant'anni di successo dai quali siamo usciti miracolosamente illesi. E' la verità, perché il successo, al di là che logora chi non ce l'ha, logora anche chi ce l'ha, perché sei là dentro e in qualche modo non ti rendi mai conto di quello che hai fatto, ma sei sempre a pensare a quello che dovrai fare. Io invece mi sono trovato a guardarmi intorno, a essere incuriosito, ad aprire i cassetti, a scoprire che magari che c'era veramente qualche altra cosa sempre nell'ambito di quello che so fare e quindi non è stata traumatica questa andata via. Poi soprattutto la sensazione, la certezza di non aver perso i miei amici per sempre: loro anche se non hanno condiviso la mia scelta, l'hanno capita da un punto di vista umano. A un certo punto hanno detto: "Se è questa la voglia che tu hai, se vuoi andare a vedere cos'altro c'è al di là dei Pooh, sicuramente abbiamo il dovere di rispettare questa tua necessità". Per cui non ho mai pensato di aver perso i Pooh. I Pooh c'erano, rimanevano, facevo il tifo per loro e quant'altro».

Riccardo ha tirato le somme di questo 2016 vissuto fianco a fianco con i colleghi: «Per me questo anno è stato meravigliosamente devastante perché sono stato rinchiuso in albergo a studiare, a studiare testi, canzoni... Io sono un pessimo chitarrista acustico, rimango un pessimo però ho studiato tanto per suonare con questi quattro qua: bisogna essere bravi perché loro sono bravi. Voi ne parlate troppo poco, cosa che mi fa incavolare, perché non sento mai dire: "Che bravo bassista che è Red, come canta bene Canzian. Facchinetti, che canzoni straordinarie!". Se non ci fosse alla base il valore singolo grande, non medio o mediocre, i Pooh non sarebbero andati da nessuna parte. Sono belli, simpatici ripeto, ma sono grandi autori, grandi musicisti, grandi interpreti, poi sono anche grandi professionisti. Il 30 abbiamo scelto Bologna perché è la città dove siamo nati, dove io e Facchinetti, quando loro erano pischelli, vivevamo in una pensione da 800 lire in due».

Ogni volta che suono dei brani automaticamente la mia mente va al periodo in cui li abbiamo scritti [...], automaticamente mi si presenta un film davanti, per cui sarò concentrato nei film della mia vita legati ai Pooh. Dodi Battaglia

Tornando al tema del concerto del 30 dicembre, Dodi si è così espresso: «Credo che quel giorno noi saremo invasi da tante e tali emozionalità che non saremo perfettamente coscienti di quello che andremo ad affrontare, perché ogni volta che suono dei brani automaticamente la mia mente va al periodo in cui li abbiamo scritti, alle sale di incisione in cui li abbiamo incisi, se eravamo in Italia, se eravamo all'estero... automaticamente mi si presenta un film davanti, per cui sarò concentrato nei film della mia vita legati ai Pooh. Io credo che quella serata riletta a posteriori sarà una delle cose più devastanti da ricordare, devastanti nel senso anche positivo. E' un fatto, una cosa della quale noi abbiamo voluto con forza prendere coscienza, abbiamo voluto prendere atto, l'abbiamo affrontato da persone adulte. Poi, dopo il 30, ci accorgeremo se saranno più gli aspetti positivi o negativi ma non è questo il problema, le scelte vanno fatte con forza e questa è stata una scelta che abbiamo voluto fare con grande determinazione e credo che abbiamo fatto bene. Non sappiamo quello che accadrà nella nostra testa. Ci abbiamo messo due anni ad organizzare questi grandi concerti di San Siro e dell'Olimpico. Io sono stato due anni a pensare a quello che sarebbe stato, ai sentimenti che io avrei provato di lì a due anni, ma è stato completamente diverso! E' stato esaltante, io pensavo esattamente altre cose, non puoi mai immaginare come potrà essere uno dei giorni più devastanti della tua vita. Per cui ci arriveremo, ci arriveremo insieme a tante persone che verranno a trovarci a Bologna, già adesso i biglietti stanno andando molto bene. Ci arriveremo insieme agli amici che vedranno tramite il satellite nei cinema italiani e lì ci accorgeremo di quello che sarà quella serata».

Locandina dell'ultimo concerto

Siamo gli ultimi a esserci resi conto che in qualche maniera un pezzetto della storia della musica italiana l'abbiamo fatta anche noi. Red Canzian

Red, ricollegandosi al discorso su come sarà la vita dopo essere stato un Pooh, ha spiegato: «Avremo finalmente la possibilità di renderci conto di quello che abbiamo fatto: in questi anni le volte che andavamo primi in classifica stavamo già lavorando per preparare la tournée e alla fine della tournée invece di parlare del successo della tournée stavamo facendo un nuovo disco. Abbiamo corso sempre tantissimo, abbiamo fatto una produzione incredibile dai tempi che eravamo in CGD a oggi, cioè abbiamo fatto più o meno quasi un disco all'anno; abbiamo un po' rallentato negli ultimi anni, per cui siamo sempre stati molto molto bene e sinceramente credo che il pubblico abbia una sensazione del nostro successo o di quello che noi abbiamo rappresentato per la musica italiana o per la gente molto più di quanto non ce l'abbiamo noi. Appena fatta una scalata eravamo già pronti a fare quella dopo, non eravamo mai appagati, seduti in cima al monte a goderci la bandierina che sventolava. Per cui magari ci fermero anche noi, andremo a rileggere tutti i libri che hanno scritto su di noi o che abbiamo scritto noi su noi stessi. Andremo a capire quante cose belle abbiamo fatto, a gustarci e a rivivere magari con calma, con serenità, seduti in una poltrona quello che abbiamo fatto perché credetemi, noi siamo gli ultimi a esserci resi conto che in qualche maniera un pezzetto della storia della musica italiana l'abbiamo fatta anche noi. Forse siamo gli ultimi ad essercene resi conto veramente, ci stupiamo quando lo vediamo scritto sugli spot o sulle pubblicità, per cui incominceremo a godere anche noi di quello che abbiamo fatto».

C'è sempre stata questa grande amicizia che ci ha salvato da un sacco di altre cose. Stefano D'Orazio

In risposta alla domanda su quali siano i pregi e i difetti dei componenti del gruppo, Stefano ha spiegato: «Abbiamo cinque caratteri diversi ma con un denominatore comune: quello di vedere questo nostro lavoro come una cosa importante, per cui diciamo che abbiamo forse lasciato a casa i peggiori difetti che ognuno di noi ha. Un'altra cosa straordinaria è che tutte le volte che abbiamo discusso, ed è successo tantissime volte, riguardava sempre e soltanto le scelte del nostro lavoro. C'è sempre stata questa grande amicizia che ci ha salvato da un sacco di altre cose».

Anche Dodi ha detto la sua sull'argomento: «Sicuramente c'è da dire che dopo cinquant'anni di carriera e alla luce di quello che abbiamo fatto, se c'è una cosa che è un comune denominatore credo si possa dire la credibilità, su quello credo che nessuno possa obbiettare nulla. Un altro pregio... voglio citare una persona che manca a questa reunion, manca qui insieme a noi oggi ma in realtà lui è sempre nel nostro cuore: si chiama Valerio Negrini. E' grazie a lui e grazie anche a Stefano, gli autori dei nostri testi, se siamo riusciti ad arrivare in maniera così popolare a tantissima gente. Il pezzo che abbiamo sentito prima, "Pierre", racconta appunto di un disagio che già esisteva negli anni '70 e a tutt'oggi esiste; siamo arrivati grazie alla sua sensibilità a un pubblico così largo, a spiegare dei concetti così profondi, così bellli, così positivi, come appunto la diversità. Abbiamo parlato di invasioni di territori americani, abbiamo parlato di Parsifal, abbiamo parlato di Lindbergh, abbiamo parlato di personaggi fantastici, di storie bellissime. Abbiamo avuto la grande fortuna di un autore così ispirato e così profondamente dedicato al sociale; abbiamo coniugato la sua maniera di porgersi con la nostra grande popolarità e credo che un pochino siamo riusciti anche a condizionare quella che è la maniera di pensare della gente, in positivo. Di questo voglio dare tutto il merito a Valerio Negrini che è stato il grande paroliere di questa canzone».

Roby Facchinetti

In merito ai momenti di attrito tra i componenti della band, Roby ha spiegato: «Come si può rimanere insieme cinquant'anni? Noi abbiamo discusso molto, abbiamo anche litigato. Io personalmente sono andato in crisi credo più di una volta. Ma qual è la cosa che ha sempre salvato i Pooh? La storia dei Pooh. La nostra storia è sempre stata la cosa più importante al di là di ogni discussione, al di là di ogni crisi personale, perché la nostra storia è sempre stato il nostro patrimonio più importante e non c'è stato nulla di più importante al di là della nostra storia. Alla fine di ogni discussione, anche di ogni litigata si guardava anche solo per un attimo a quello che noi abbiamo combinato, la nostra storia, ecco lì scompariva assolutamente tutto. Questo è uno dei segreti, dei veri segreti della nostra convivenza di cinquant'anni. E poi la condivisione, parola che mi piace moltissimo, condividere sempre comunque tutto e quando uno arrivava con un'idea e questa idea la metteva sul tavolo, in quel momento non era più una sua idea, ma diventava di tutti. Questo è un altro piccolo segreto, però molto molto importante. Se uno riesce ad accettare questo, allora può pensare di rimanere insieme anche cinquant'anni».

Concludendo in merito al concerto del 30 dicembre all'Unipol Arena di Casalecchio, Red ha spiegato che la scaletta sarà la stessa delle attuali esibizioni, arricchita da qualche sorpresa musicale. Il ricordo dedicato a Valerio Negrini, fondatore e paroliere del gruppo, rimarrà legato all'esecuzione del brano "Domani".

Invito

Per chi scrive, l'ultima conferenza stampa dei Pooh è stata a tutti gli effetti il simbolo della chiusura di un'epoca. I Pooh costituiscono un caposaldo della musica leggera italiana e ne hanno fatto la storia insieme ad altri importanti nomi. Perdere il loro contributo alla discografia nazionale ci renderà tutti più poveri di nuovi spunti di riflessione e di momenti da ricordare con gioia.

Autore - Michaela Sangiorgi