A Pompei la forza vitale della musica dei Pooh - Giovedì 05.09.2024
Esistono luoghi che assumono una sorta di sacralità grazie alle persone che lo animano, agli eventi che vi accadono, al tempo che li attraversa. L'anfiteatro romano di Pompei è uno di questi: costruito nel 70 a.C., è giunto ai nostri giorni mirabilmente conservato grazie all'eruzione del Vesuvio che nella seconda metà del 79 d.C. seppellì l'intera città, così come Ercolano, Oplontis, Stabia, fissando nel tempo la quotidianità delle migliaia di persone che perirono sotto dieci metri di pomice e cenere, soffocate dai fumi tossici. Oggi passeggiare tra le vie di Pompei significa cercare di immaginarne la normalità, le consuetudini di un nucleo urbano dove le strade pavimentate con i massi hanno scanalature per agevolare lo scorrere delle ruote dei carri, dalle aperture negli edifici fanno mostra di sé i banconi con le aperture alle grandi giare che custodivano le merci dei negozi di cibo. Il rosso pompeiano che emerge dagli intonaci, gli affreschi, i mosaici, i graffiti sui muri ci suggeriscono i colori brillanti di una città vivace e vitale, abitata da poveri e da ricchi, da onesti e da truffatori, da anime che costruivano il proprio quotidiano giorno per giorno, ma che il destino ha reso tutte uguali, accomunandone la fine. Portare la musica a Pompei può sembrare quasi un sacrilegio: la gioia in un luogo di morte, la spensieratezza dove in tanti hanno sofferto e non hanno avuto possibilità di scampo. Ma quello delle note è probabilmente l'unico linguaggio in grado di gettare un ideale ponte con quel passato così lontano eppure ancora vivido.
Lo scorso 22 luglio i Pooh hanno portato il loro tour "Amici X Sempre Estate 2024" nello spazio ellittico dell'anfiteatro, tappa della serie di concerti organizzati in località italiane di particolare pregio storico ed artistico: le Terme di Caracalla a Roma, Piazza San Marco a Venezia, il Castello Scaligero a Villafranca, Piazza Castello a Marostica sono alcuni esempi. La pioggia inopportuna ha sicuramente rievocato nelle menti dei fan accorsi nella cittadina campana le parole del brano dei Pooh che apre l'album "Tropico del Nord", "Cara sconosciuta": "Questa gravissima pioggia perché? / Dio fa che smetta o il concerto non c'è". Nel tardo pomeriggio è giunto però l'arcobaleno a fugare ogni timore, anticipatore di una serata che si sarebbe rivelata essere all'altezza delle aspettative.
L'arcobaleno sull'anfiteatro di Pompei. Clicca per ingrandire.
L'ingresso del pubblico all'interno dell'anfiteatro è avvenuto nelle ultime luci del tramonto. Salendo sulla porzione di gradinate ancora presenti era possibile vedere il Vesuvio vegliare da non molto lontano, sagoma scura che è andata sempre più confondendosi nel buio della notte.
Tramonto sull'anfiteatro di Pompei ed il Vesuvio sullo sfondo. Clicca per ingrandire.
Lo spettacolo dei Pooh ha avuto inizio con le note del “Tannhäuser - Overture” di Richard Wagner; tale scelta artistica trae la sua origine all'inizio degli anni Settanta, quando fu il produttore Giancarlo Lucariello a stabilire che i concerti del quartetto fossero anticipati dalle note di tale opera in tre atti ispirata alle due leggende tedesche di Tannhäuser e delle gare poetiche dei cantori del Wartburg. Composta tra il 1842 ed il 1845, destino volle che la prima rappresentazione in Italia fosse tenuta il 19 ottobre del 1845 al Teatro Comunale di Bologna, città dove i Pooh nacquero. È su tali note che i presenti hanno visto scorrere le immagini dell'animazione che ha composto, un poco alla volta, il logo dei Pooh nella versione con il simbolo dell'infinito, sul grande led wall allestito sul fondo del palco. Poco prima che la scritta fosse ricomposta ecco, registrate, le voci dei quattro artisti, uno alla volta.
Roby Facchinetti: «A volte ci si incontra, ci si assomiglia e allora si fa un tratto di strada insieme».
Dodi Battaglia: «Poi a volte ci si combatte, ci si ritrova o magari ci si perde».
Red Canzian: «Ma quando c’è qualcosa che ti rimane dentro, che né il tempo né le tempeste della vita riescono a cancellare...».
Riccardo Fogli: «... allora vuol dire che si è amici per sempre!».
Abbiamo voluto soprannominare questo tour, siccome i posti dove andiamo a suonare sono veramente fantastici, “Il Tour della Grande Bellezza”. Dodi Battaglia
Il concerto si è aperto con l'inconfondibile riff, eseguito da Battaglia con la Dodicaster Green Wild, di "amici X sempre" nella versione pubblicata il 14 aprile del 2023; Red a sua volta imbracciava il basso Fender Jazz del 1966. Il brano, risalente nella versione originale del 1996, ha dato il titolo alle due tournée tenute negli ultimi due anni, andando a sottolineare il profondo legame che unisce i quattro componenti del gruppo tra di loro e con i fan. Terminato il pezzo, Riccardo Fogli ha abbandonato il palco salutando momentaneamente il pubblico ed immediatamente lo spettacolo è ripreso sulle note di "Canterò per te". A seguire il trio ha eseguito "Rotolando respirando", "Stai con me", "Noi due nel mondo e nell’anima", "Giorni infiniti".
Alla conclusione del primo blocco musicale, Roby si è rivolto alla platea dopo aver raggiunto il centro del palco: «Grazie! Ciao Pompei! Grazie, grazie di essere qui! Grazie anche per questa grande, grande accoglienza da parte vostra, non finiremo mai di ringraziarvi per l’amore che avete sempre dimostrato nei confronti della nostra musica e della nostra storia. Grazie di vero cuore! Ci troviamo in un posto tacito, fantastico e devo dire che mi scoppia la testa se devo pensare che magari mille anni fa e anche di più proprio a quest’ora poteva esserci del pubblico che come voi questa sera era ad ascoltare, che ne so, la musica o qualche tragedia greca e questa cosa devo dire che è veramente straordinaria...». Poi, dopo aver condiviso la riflessione su quante persone dall'estero vengono in Italia per ammirare le nostre ricchezze artistiche ed archeologiche, Facchinetti ha così proseguito: «Anche questa sera la vogliamo dedicare ai nostri due poeti: Valerio Negrini e Stefano D’Orazio. Un applauso, loro lo vogliono ascoltare e sentire ogni sera! Grazie e buon divertimento a tutti!».
È poi toccato a Dodi farsi avanti per parlare agli astanti e raccontare di come è nata la tournée di quest'anno: «Il nostro tour prende il titolo da un album secondo me fantastico, da un titolo bellissimo che rappresenta la nostra condizione e che si chiama appunto “Amici x sempre”. Il tour era finito il 31 di dicembre dell’anno scorso, ma il nostro manager è venuto da noi a chiederci: “Ragazzi, come la vedreste se facessimo venti, venticinque concerti nei posti più belli d’Italia?”. Noi avevamo già suonato dappertutto in Italia, all’estero e abbiamo chiesto: “Ma tipo?”. Allora ci ha detto: “Piazza San Marco a Venezia”. Non male direi e ci ha parlato proprio di Pompei: “Fermati! Se vai avanti così dov’è che dobbiamo firmare? Ok, affare fatto!”. Non ci possono essere anche altre risposte al di là di “Sì”, “Ok”, “Siamo d’accordo”, “Volentieri”, “Bellissimo”. Siamo contenti di aver accettato, perché praticamente questo è l’ultimo tour che noi faremo con il titolo di “Amici x Sempre”, poi chissà cosa accadrà dopo, non lo sappiamo nemmeno noi. Abbiamo voluto soprannominare questo tour, siccome i posti dove andiamo a suonare sono veramente fantastici, “Il Tour della Grande Bellezza”. Voi vi chiederete perché... guardatevi attorno e capirete perché! Noi siamo felici di essere qui con voi in una di quelle che sono le grandi bellezze di questa nostra grande Italia che alle volte sottovalutiamo, ma è una di quelle cose “forti” che tutto il mondo ci invidia. Grazie di essere qui! Buon divertimento!».
I Pooh nell'anfiteatro di Pompei: da sinistra Red (Fender Jazz del 1966), Roby, Dodi (Dodicaster Green Wild). Clicca per ingrandire.
Un concerto viene bene quando tra i musicisti ed il pubblico si crea una unione così stretta, così forte che abbatte qualsiasi confine. Red Canzian
Red si è rivolto così al pubblico: «Da bambini abbiamo sognato di suonare qua! Eravamo poco più che ragazzi quando qualcun’altro ci ha preceduti in questo anfiteatro a fare un film bellissimo. Un po’ la storia dei Pink Floyd si rincorre con la nostra, perché a Venezia siamo arrivati anche noi a suonare: a Venezia abbiamo suonato in piazza, loro erano nella chiatta. Loro hanno fatto un film, noi facciamo un concerto con tantissima gente, straordinariamente bella [...]. Ragazzi questi posti, come li chiamavano prima i miei amici posti straordinari, “della grande bellezza”, sono belli perché si riempiono di gente, tornano a vivere, tornano a “respirare” grazie alla vostra presenza: allora prendono un senso, altrimenti sarebbero qualcosa di antico, lontano, impolverato... Invece così è bello vederlo vivere e vibrare. E poi il pubblico, voi, voi potete fare miracoli perché un concerto viene bene quando tra i musicisti ed il pubblico si crea una unione così stretta, così forte che abbatte qualsiasi confine e soprattutto ci fa partire insieme per un viaggio, un viaggio musicale che ci porterà attraverso tutta la nostra storia. Allora, se voi siete pronti noi questo viaggio lo cominciamo. Siete pronti?». Dopo l'assenso entusiasta della platea, Canzian ha ripreso il discorso: «Nel 2010 noi abbiamo fatto un album che “profumava” di rock, di prog, di quella musica che noi da sempre amiamo suonare e adesso vogliamo farvi ascoltare due brani tratti da questo album che meglio di tutti lo rappresentano, cominciando da quello che dà proprio il titolo a questo lavoro, che è “Dove comincia il sole”».
Per eseguire la suite che diede il titolo all'album del 2010, Dodi ha utilizzato un altro modello di Dodicaster, chitarra elettrica sempre realizzata dal liutaio Luigi Spezzacatena, con il quale il chitarrista bolognese collabora da una ventina d'anni. A seguire "L'aquila e il falco", pezzo il cui testo di Valerio Negrini è ispirato dalla figura di Attila, il condottiero e sovrano unno che regnò su gran parte dell'Europa dal 434 al 453.
Dodi Battaglia sul palco allestito nell'anfiteatro di Pompei con un altro modello di chitarra Dodicaster. Clicca per ingrandire.
Credo che la musica conosca molto bene la strada che porta a quelle “corde” nascoste, profonde dell’emozionalità. Roby Facchinetti
Al termine dell'esecuzione è toccato di nuovo a Facchinetti prendere la parola: «Ora andiamo a fare quei brani che raccontano i grandi. grandi sentimenti, quei brani che magari appartengono un po’ alla nostra vita, alla nostra storia e tutto ciò che è legato alla musica, magari a un brano in particolare... sono sempre comunque dei ricordi belli, positivi, perché non c’è un qualcosa legato a un brano che sia negativo... questa è un’altra magia della musica. La musica ci regala veramente tantissimo: ci emoziona, ci fa ridere, piangere, ci fa viaggiare, ci fa staccare la spina e in alcuni momenti della nostra vita la musica può essere realmente la migliore medicina. Ed è vero non perché lo dico io, lo dicono veramente in tanti: questa cosa non si sa che cos’è, è impalpabile. Non si spiega come mai uno ascolta un brano e poi si commuove... Perché credo che la musica conosca molto bene la strada che porta a quelle “corde” nascoste, profonde dell’emozionalità: questa è veramente un’altra grande, grande magia. Andremo ora ad eseguire un brano il cui testo lo ha composto il nostro Stefano. Vi devo dire che Stefano si è fatto riconoscere anche in questo caso perché... che cosa ha scritto lui? Non è un testo, ma è una vera poesia: lui racconta che il sentimento dell’amicizia in questo caso è molto, molto più forte del sentimento dell’amore».
Il brano citato da Roby è "La donna del mio amico", seconda traccia dell'album "Amici x sempre", dedicato a quando l'amicizia sa essere un vincolo talmente solido da superare per importanza l'amore. Il cambio di basso operato da Red lo ha portato ad imbracciare il Laurus fretless a quattro corde soprannominato Castò perché la parte superiore del body è stata ricavata da una tavola di castagno americano invecchiato più di quarant'anni. Dodi a sua volta ha preso la Fender Stratocaster DB50, uno dei due modelli di chitarra elettrica realizzati in occasione della Reunion del 2016 ed ispirata ad uno degli strumenti preferiti dell'artista, la leggendaria Legno, una Stratocaster del 1963 acquistata di seconda mano sul finire degli anni Settanta. La scaletta ha poi offerto "L’altra donna" e "Stare senza di te"; proprio per questo pezzo Red ha utilizzato il basso Precision, fatto realizzare dall'artista trevigiano assemblando le parti provenienti da due strumenti diversi: il manico con tastiera in palissandro appartiene ad un basso del 1964 acquistato anni fa da Canzian negli Stati Uniti. Il body dovrebbe risalire al 1963, è equipaggiato con i pickup del Precision ed un pickup del Fender Jazz installato vicino al ponte, allo scopo di dare più frequenze medie al suono.
Il successivo "Per te qualcosa ancora a mio parere è il brano più bello tra quelli proposti in questa tournée e durante la sua esecuzione è stato possibile apprezzare un assolo di Battaglia al mandolino. L'esibizione è proseguita con "Infiniti noi, "Se c’è un posto nel tuo cuore", "Io e te per altri giorni".
Nel nuovo intermezzo ha preso la parola Canzian ed ha introdotto in questo modo il rientro sul palco di Fogli: «È davvero bello stasera ragazzi, davvero bello stare qua, sì! Prima parlavo di viaggio, quello che stiamo facendo insieme e, in fondo, anche la vita è un viaggio. Un viaggio di quelli dove non è importante dove vai, ma con chi ci vai, perché la compagnia è molto importante: può rendere il viaggio bellissimo, leggero, facile. Pensate: io sono con i Pooh da più di cinquant’anni e se ci penso mi sembra ieri sera che mi hanno chiamato. Ma perché? Perché ho dei buoni compagni di viaggio, perché grazie a loro è stato tutto così bello, così semplice e siamo ancora qui. Nella nostra vita, d’altronde, entrano ed escono centinaia di persone, ma solo quelle giuste, solo i veri amici lasciano poi una traccia nel nostro cuore. E a proposito di amici, io ne ho uno abbastanza recente, che ho imparato a conoscere, è un uomo a cui ho imparato a volergli anche molto bene perché grazie alle sue scelte, seppur involontarie, lui insomma in qualche maniera mi ha cambiato la vita. Ma se devo essere sincero, non ho imparato a volergli bene perché andando via mi ha lasciato il posto libero nei Pooh. No, no, no, io gli voglio bene perché è un animo gentile, è un uomo per bene e soprattutto un artista generoso. Signori, io son sempre felice a questo punto dello spettacolo a presentarvi Riccardo Fogli!».
Il repertorio offerto al pubblico ha così fatto un balzo indietro fino alla seconda metà degli anni Sessanta ed agli inizi degli anni Settanta grazie a canzoni come "Vieni fuori", "In silenzio", "Quando una lei va via", "Nascerò con te". A sua volta Fogli ha imbracciato la chitarra acustica quando è stato il momento di eseguire "Storie di tutti i giorni", brano appartenente al suo repertorio solista, pubblicato nel 1982 nell'album "Collezione" e vincitore della trentaduesima edizione del Festival di Sanremo.
Riccardo Fogli e Red Canzian (basso Precision) durante l'esecuzione di "Quando una lei va via". Clicca per ingrandire.
Riccardo ha preso la parola: «Grazie! Sono molto felice! Sono molto felice stasera, ma sono molto felice sempre di essere qui con i miei fratelli. Sono molto felice e sono molto grato a questo grande bassista, a questo grande musicista, a questo uomo energico, pieno di... energia... Sì, sì, talento ed energia! E devo dire che i Pooh sono stati fortunati a trovare uno come lui! Potete applaudire, certo. E come si chiama lo sapete tutti, ma io lo ripeto: Red Canzian!». Poi, riferendosi al compositore bergamasco: «Questo signore qua, il mio fratellone, lo chiamo così da sempre, ci siamo conosciuti nel ‘66 e non ci siamo più persi di vista. Lui è un grande compositore, un grande cantante, un grande padre, un grande nonno... [...]. Come si chiama... cavolo me lo dimenticavo: Roby Facchinetti!». Fogli si è quindi spostato verso il chitarrista bolognese: «Questo signore l’abbiamo conosciuto io e Roby e Valerio che era alto già così, aveva 17 anni e ci avevano detto che era già molto bravo. Allora dicemmo noi: “Vabbé, facciamogli un provino!”. Prese un chitarrino sul televisore che costava cinquemila lire e lui... Abbiamo detto: “Basta! Assunto!”. La vita è così: lui ha segnato la vita di molti chitarristi italiani che si ispirano a lui. Lui è stato prima il più bravo di Bologna, dell’Emilia Romagna, di tutte e due: l’Emilia e la Romagna... d’Italia, d’Europa, dei Pooh. Il miglior chitarrista dei Pooh! Quindi maestro caro noi ti omaggiamo! Come si chiama lo sapete, ma io ve lo dico: Dodi Battaglia!».
Riccardo ha proseguito nel presentare i due collaboratori posizionati alle spalle dei Pooh: «Qua dietro in fondo, ma non in fondo nella nostra anima e nel nostro cuore e non per valori musicali, grande musicista, grande arrangiatore di Torino: Danilo Ballo!». Infine: «Questo ragazzo qua ormai lo conoscete tutti. Non è solo un bel ragazzo: è un grandissimo batterista, è un grande musicista e ha suonato con i più grandi musicisti d’Europa. Come si chiama lo sapete? Ve lo dico io: Phil Mer! Grazie, ci vediamo dopo, ma prima volevo dirvi: adesso sentirete questi cinque musicisti quanto sono bravi!». Promessa mantenuta grazie all'esecuzione di "L’ultima notte di caccia" e "Viva", canzoni pubblicate nel 1979 nell'omonimo album e per la cui esecuzione Dodi è tornato alla Dodicaster sunburst, mentre Red è passato al basso Rickenbacker della fine degli anni Sessanta, acquistato nel marzo del 1973 a New York in un negozio di strumenti musicali sito nella 48° strada. Fu proprio in tale occasione che Battaglia acquistò la Gibson Les Paul Junior del 1954 con il quale avrebbe inciso la suite "Parsifal" ed il solo passato alla storia del gruppo. Pezzo immancabile in scaletta e puntualmente offerto al pubblico, con Red ad eseguire un passaggio con il flauto dolce.
Red Canzian sul palco dell'anfiteatro di Pompei con il basso Fender Jazz del 1966. Clicca per ingrandire.
Il successivo discorso di Roby è servito per permettere ai collaboratori di portare al centro del palco un pianoforte: «Questo era “Parsifal”, un brano che abbiamo inciso nel 1973. Ha dato il titolo a un album tra i più fortunati e devo dire che dopo quest’album i Pooh hanno capito che potevano avere degli altri percorsi musicali e li abbiamo cambiati [...]. È arrivato nel frattempo un pianoforte bianco, perché vorremmo eseguire alcuni brani in versione acustica. Lasciamo da parte un attimo i suoni elettronici, elettrici, perché così facendo diamo più spazio alle poesie dei nostri autori, diamo più spazio ai significati, come in questo brano scritto da Valerio Negrini. Devo dire che è stato veramente per noi un grande poeta che ha scritto tutto, ogni cosa, ogni discorso partendo dai personaggi mitologici, all’amicizia, all’amore, alle violenze... Insomma, non c’è un argomento che lui in qualche modo non abbia sfiorato o toccato. Ma la sua grande capacità è di scrivere anche dei testi d’amore "diversi", con delle sfaccettature, perché l’amore ha veramente tantissime sfaccettature e devo dire che lui le ha in qualche modo trasmesse in parole e in poesia; ma la grande capacità è nel riuscire a trovare sempre e comunque un argomento diverso e delle parole completamente diverse. Questo è il grande autore che è stato il nostro Valerio Negrini, come in questo brano che mi piace in modo particolare e si intitola “Tu dov’eri”».
Dodi è passato alla chitarra acustica elettrificata Maton EM100C Messiah del 1998, mentre Red ha poggiato il basso. A seguire "Notte a sorpresa" e "Cercando di te", durante la cui esecuzione Canzian ha condiviso lo sgabello con Facchinetti. Per "E vorrei" Red è tornato al Laurus Castò.
Un simpatico scambio di battute tra Roby e Dodi ha portato quest'ultimo ad occupare il posto al pianoforte. Roby: «Dodi...».
Dodi: «Eccolo!».
Roby: «Devo dire una cosa, però non so come dirtela...».
Dodi: «Vogliamo andare in camerino, con calma... in confessionale...».
Roby: «No, è una cosa molto bella secondo me e non mi dire di no! Andremo a fare un brano che tra l’altro lo hai scritto tu e mi sembra giusto che lo esegua tu al pianoforte».
Dodi: «Me ne riapproprio!».
Roby: «Sì, è tua! Io canto e tu suoni! Che te ne pare?».
Dodi: «C’è un piccolo problema, forse. Ti ringrazio per la fiducia e grazie per il supporto che mi darete, ma è passato molto tempo da quando io scrissi il brano. Poi non è il mio strumento...».
Roby: «Ti devi fidare di me: sono sicurissimo che lo farai non bene, benissimo!».
Dodi: «Allora devo chiedervi gentilmente di supportarmi con la vostra forza e la vostra energia!».
L'anfiteatro si è così riempito delle note di "Ci penserò domani brano nel quale, tra l'altro, nel 1978 Canzian usò per la prima volta un basso fretless. Sempre atmosfere degli anni Settanta con "Pronto, buongiorno è la sveglia..." e "Pierre", con Red passato al contrabbasso acquistato nel 1989 e con il quale vinse il Festival di Sanremo nel 1990.
Riccardo è finalmente tornato definitivamente sul palco con queste parole: «Stefano, Stefano D’Orazio... Mi ricordo che in questa canzone cantavamo uno da una parte, uno dall’altra e poi ci trovavamo al centro sudati e poi ci abbracciavamo. Stefano mi perdonerà, anche questa sera...». L'artista toscano ha introdotto così la sua interpretazione di "50 primavere", scritta da Stefano pensando alla lunga storia d'amore dei suoi genitori. Il momento di commozione è proseguito sulle note di "Uomini soli".
Dodi: «Grazie, grazie davvero! Vorrei fare un grande applauso a "San Fondale" che ha protetto questa nostra serata, perché sinceramente ce l’eravamo vista brutta, ma il cielo ci ha aiutato... Ci vuole un po’ di... per fare sto mestiere, ragazzi! Detto questo, noi abbiamo pensato di condensare assieme una serie di brani che sono molto energici, pieni di forza, di energia, di rock e vorremmo che fosse questa l’occasione per terminare, anche se è un momento molto lungo, questo nostro concerto ringraziandovi. Vorremmo che li cantaste insieme a noi perché sicuramente li conoscerete come o anche meglio di noi, a partire da questo che fa così...».
Red: «Su le mani tutti! Set finale, che sia un gran finale! Tutti in piedi! Vogliamo vedervi saltare, ballare! Casino! Casino! Dai!».
Il pubblico ha così potuto correre sotto il palco e liberare l'energia positiva ed allegra accumulata fino a quel momento ballando sulle note di "Io sono vivo", "Non siamo in pericolo", "Dammi solo un minuto", "Tanta voglia di lei", "Pensiero", "Piccola Katy". Ad emozionare ancor più i presenti l'immancabile omaggio a Stefano D'Orazio, idealmente presente ad ogni concerto grazie al filmato realizzato sulle note di "Dimmi di sì", uno dei suoi brani più divertenti e scanzonati. Il medley, eseguito da Red con il con il basso Fender Jazz del 1966 e Battaglia con una Dodicaster di colore bianco, si è concluso con "Chi fermerà la musica", vero e proprio inno dei Pooh e dichiarazione d'amore nei confronti di quell'arte che ha saputo metterli insieme per oltre cinquant'anni.
Roby Facchinetti dietro le sue tastiere. Clicca per ingrandire.
Il congedo dal pubblico ha visto il ringraziamento da parte dei quattro artisti, cominciando da Roby, sulle note del brano strumentale "Traguardi": «Siete stati veramente fantastici! Grazie! Grazie! Grazie! Ancora un applauso a un musicista che fa parte della nostra famiglia da tanti, tanti anni: Danilo Ballo!». A seguire Dodi, sempre con una punta di ironia: «C’è un’altra persona che vogliamo ringraziare che è venuto a far parte della nostra maniera di suonare: ormai fa parte del nostro suono, della nostra maniera di porgere la musica e il ritmo. Lui è un grande musicista, un amico, un fratello, un figlio un cognato... è un po’ di tutto, veramente un grande musicista, una grande persona: Phil Mer! Applausi per lui!». Red: «E visto che parliamo di figli, adesso facciamo un applauso ad altri due figli che hanno organizzato questa tournée, che ci hanno portato sul palco e sono Daniele Battaglia e Francesco Facchinetti! E questo applauso lo continuerei per tutto il nostro staff straordinario dai road manager ai direttori di palco, a tutti i backliner qui dietro che entrano ed escono con gli strumenti, a chi fa le luci, a chi fa il suono là in fondo capitanati dal grande Renato Cantele. Un grande applauso: senza di loro noi non faremmo nulla!».
Stefano D'Orazio, presente ogni sera.... Clicca per ingrandire.
Il concerto tenuto dai Pooh a Pompei fa parte di quei ricordi preziosi cui tornare volentieri, anche solo per riassaporare la sensazione di un momento perfetto in cui tutto era possibile. Il saper creare e regalare energia positiva attraverso il proprio talento è probabilmente il motivo più grande che permette agli artisti, quelli veri, di dedicare la propria vita interamente, senza riserve, ad un progetto comune, di guardare nella medesima direzione con uno scopo condiviso.
Sono trascorsi più di cinquant'anni da quell'inizio di 1966, i Pooh lungo la strada hanno raccolto attorno al loro nome, alla loro musica migliaia di cuori palpitanti, di anime desiderose di condividere l'entusiasmo e la sfrenata allegria che solo una canzone capace di "leggerti dentro" sa regalare.
Autore - Michaela Sangiorgi