...ma tra amici non c'e' mai un addio! - Mercoledi' 11.01.2017
Il tanto atteso, ma nel contempo scacciato da ogni pensiero, ultimo concerto dei Pooh alla fine è stato suonato, cantato, pianto. Come preannunciato mesi prima, il 30 dicembre presso l'Unipol Arena di Casalecchio di Reno, vicinissima a quella Bologna che i Pooh li ha visti nascere dall'estro di Valerio Negrini e muovere i primi incerti passi, si è tenuto l'ultimo, sfolgorante saluto al pubblico ed alla musica pop italiana. I giorchi di luce, i fumi, le fiamme hanno fatto da cornice a tre ore di spettacolo privo di soste od incertezze. Uno show non limitato al solo pubblico presente nel palazzetto dello sport, ma condiviso con le persone che occupavano le poltrone delle centinaia di sale cinematografiche collegate via satellite e con quanti erano a casa davanti al televisore, sintonizzati sul canale del digitale terrestre di radio RTL 102.5, per la regia di Claudio Asquini.
Seguendo un copione ben collaudato nel corso del 2016 con il Tour Reunion - L'ultima notte insieme, alle ore 21:00 è partito il conto alla rovescia che, sulle note della base strumentale "Traguardi", ha scandito i cinquanta anni di vita artistica del gruppo, cominciata il 28 gennaio 1966 con la firma del primo contratto discografico presso la Vedette e l'attribuzione definitiva del nome Pooh.
Come ogni festa che si rispetti, perché tale doveva essere,
Roby Facchinetti, Dodi Battaglia, Red Canzian e Stefano D’Orazio hanno dato il via allo spettacolo con brani pieni di energia e dinamici come "Giorni infiniti", la rock "Rotolando respirando" riarrangiata nella versione del 1980 dell'album "Hurricane", la romantica "Dammi solo un minuto". Non è mancata una strizzata d'occhi al passato con l'accenno a "Banda nel vento", al termine del quale Facchinetti ha salutato l'ingresso sul palco di Fogli, ritrovato dopo la scissione dal gruppo avvenuta nel 1972, con la frase: «Un fratello di sempre: Riccardo!».
Questo non è un concerto, è un vero pugno nello stomaco per noi e per la nostra emozione. Roby Facchinetti
E' importante non dimenticare mai le proprie radici e da dove si proviene ed è per questo motivo che nella scaletta hanno preso posto brani del periodo beat come
"Vieni fuori (Keep on running)", "In silenzio" ed il lato B del singolo uscito nel 1968, quella "Piccola Katy" divenuta un vero e proprio tormentone del gruppo, ma meritoria di aver portato il primo assaggio di notorietà. Con "Nascerò con te" si è concluso questo primo "capitolo" della storia musicale dei Pooh ed un Roby Facchinetti palesemente commosso ha preso il microfono per parlare al pubblico: «Grazie! Questo... allora... allora... siamo arrivati al 30 dicembre. Siamo arrivati alla conclusione di questa nostra meravigliosa, straordinaria storia. Questa avventua, questa reunion è iniziata sei mesi fa da San Siro. Questo non è un concerto, è un vero pugno nello stomaco per noi e per la nostra emozione. Stavo dicendo che in questi sei mesi sono venuti a trovarci quasi mezzo milione di amici. Che cosa dire? Non ci sono parole. Vorrei solo dire un grande, enorme, immenso GRAZIE!!!».
Dodi Battaglia ha preso a sua volta il microfono, esclamando: «Allora... Bologna! Bologna la città della musica, grazie! E non solo Bologna, vedo un sacco di gente che è venuta a trovarci qui questa sera. E' la città della musica, dove tutto ciò che fa parte della nostra storia è iniziato, tutto ha avuto origine qui e qui doveva finire. Assolutamente doveva essere così e tutti voi dovevate essere qui in questo grande... ed emozionante... momento... che... devo prendere fiato sennò mi commuovo... che ci prende il cuore... meno male che li avete portati voi. Grazie. Grazie».
Questo noi abbiamo voluto fare in tutti questi anni: unirci, unirci tutti quanti in un paese lungo e stretto ma "un" paese, bellissimo e pronto ad abbracciarci ogni volta che abbiamo fatto un concerto. Red Canzian
E' stato poi il turno di Red Canzian: «Qui a Bologna stasera c'è tutta l'Italia! Vediamo amici dalla Sardegna, da Bolzano, dalla Sicilia, dalla Campania, dal Lazio, da tutte le parti e questo è fantastico perché questo noi abbiamo voluto fare in tutti questi anni: unirci, unirci tutti quanti in un paese lungo e stretto ma "un" paese, bellissimo e pronto ad abbracciarci ogni volta che abbiamo fatto un concerto. Io ogni sera di questo tour ho tentato di immaginare quale sarebbero state le emozioni che avrei provato nell'ultimo concerto e vi assicuro che ogni sera ho pensato una cosa diversa e sono tutte diverse da quelle che sto provando adesso. Per cui l'unico sentimento che mi sento di esprimere è quello della riconoscenza nei vostri confronti perché siete stati un pubblico straordinario che ci ha voluto bene, che non ci ha mai lasciato, che ci è stato vicino. E riconoscenza a quella buona stella lassù nel cielo che ci ha accompagnato e ci ha permesso di fare il mestiere che sognavamo di fare fin da bambini. Grazie!».
A prendere la parola è toccato a Stefano D'Orazio, tornato dietro la batteria dopo aver lasciato i Pooh nel 2009: «E allora, che dire... Grazie grazie grazie!. Quello di stasera è... un traguardo, un traguardo incredibile che non avremmo mai immaginato quando abbiamo iniziato che ci avrebbe atteso alla fine del nostro viaggio e stasera siete veramente in tanti qui ma sono altrettanti, vedo là uno striscione che dice "Al cinema non c'era più posto". Perché in effetti questo nostro concerto è trasmesso via satellite in oltre trecento sale, in Italia ci sono tantissimi amici che ci stanno guardando in questo momento oltre che in televisione sulla rete di RTL e noi vogliamo dire a tutti voi e a tutti quelli che ci stanno ascoltando in questo momento una cosa che da un po' di giorni mi piace dirvi: che voi siete... ditevelo da soli... Meravigliosi! Così! Grazie!».
Giunto il suo turno, Riccardo Fogli si è fatto avanti serio sul palco, stringendo forte il microfono. Ha salutato con la mano, ma non è riuscito a parlare, travolto dall'emozione. E' così tornato sui suoi passi, sostenuto dall'applauso del pubblico, per ritrovare il suo posto accanto a Red e riprendere lo spettacolo con "Io e te per altri giorni", brano del 1973 appartenente all'album "Parsifal".
Abbiamo sempre registrato quello che ci veniva in quel momento perché non siamo mai stati capaci di riciclare qualcosa che avevamo scritto anni prima e noi, a costo anche di essere fuori moda, abbiamo seguito il nostro cuore. Red Canzian
Ancora una volta "Se c’è un posto nel tuo cuore" è tornato al suo originario interprete, Stefano, dopo che Red ne ha offerto una sua personale interpretazione nel corso dell'Opera Seconda Tour del 2012/2013. "Amici per sempre", emblematico in quella serata, ha riportato una sferzata di energia prima delle note romantiche di "L’altra donna". A sua volta "Stai con me" ha preceduto il discorso di Red: «Grazie! Che magia... che magia la musica, quello che riesce a creare, questo filo invisibile, ma forte tra noi che stiamo qui sul palco tra i nostri cuori che battono e i vostri che ascoltano... bellissimo, bellissimo. La nostra musica in questi cinquant'anni ha spesso cambiato pelle, vestito, pur rimanendo la musica dei Pooh, quella con la stessa matrice, la stessa anima e noi abbiamo sempre cercato di fare dei dischi onesti. Abbiamo sempre registrato quello che ci veniva in quel momento perché non siamo mai stati capaci di riciclare qualcosa che avevamo scritto anni prima e noi, a costo anche di essere fuori moda, abbiamo seguito il nostro cuore. Ma se dopo cinquant'anni siamo qui a parlarvi ancora, forse abbiamo avuto ragione a fare così, cosa dite voi? E seguendo il cuore abbiamo cercato anche di aprire un'altra strada, quella della musica un pochino più di ricerca, quella per crescere, perché avevamo voglia di diventare anche un po' più grandi anche musicalmente. Allora improvvisamente negli anni '70 in pieno boom di grandi successi, di grandi 45 giri che vendevano milioni di copie, i nostri palchi si sono riempiti di timpani sinfonici, campane tubolari, gong, mellotron, sintetizzatori, chitarre con due manici, violoncelli, arpe, flauti e quant'altro perché volevamo sperimentare anche altre cose. Adesso noi vorremmo farvi ascoltare proprio un po' di questi brani che sono nati in momenti diversi, ma hanno tutti quanti la stessa anima, la stessa voglia di percorrere l'altra faccia della musica dei Pooh».
A sottolineare il discorso di Canzian il set di brani ha preso il suo via con "Se sai, se puoi, se vuoi", uscito nel 1974 come singolo promozionale della prima raccolta pubblicata in Italia da un gruppo pop, "I Pooh 1971-1974". Pieni anni '70 anche per lo strumentale "La gabbia", separato da ben trentatre anni da "L’aquila e il falco". Di "Il ragazzo del cielo (Lindbergh)" purtroppo è stato offerto unicamente un passaggio strumentale ripreso dal finale del brano, mentre "Risveglio" ha permesso di apprezzare Dodi Battaglia dietro la steel guitar, lo strumento originario delle Hawaii utilizzato dal chitarrista in altri brani degli anni '70. "L’ultima notte di caccia", brano nato per portare all'attenzione del pubblico i soprusi subiti dagli Indiani d'America da parte dei colonizzatori europei, è poi "esploso" in "Viva", lo strumentale connotato fortemente dall'introduzione e dall'accompagnamento della chitarra elettrica di Dodi.
Roby ha percorso nella sua intera lunghezza il palco, per l'occasione esteso ulteriormente con una passerella ed una penisola, nella quale nel frattempo sono comparsi il pianoforte bianco e gli strumenti per il momento acustico. «Grazie!», ha esclamato Facchinetti. «Quanta vita abbiamo interpretato nelle nostre canzoni... abbiamo parlato veramente di tante cose. Abbiamo parlato di amore, abbiamo parlato di amicizia, abbiamo parlato di viaggi, abbiamo parlato di solitudine. Abbiamo raccontato anche personaggi mitologici. Abbiamo anche affrontato degli argomenti delicati, il sociale ad esempio, come questo brano che andremo ad eseguire e pensate è nato nel 1976 e all'epoca certe cose non si potevano raccontare, dire neanche... neanche in una canzone. Soprattutto in una canzone. Pensate che sono passati veramente molti, molti anni e certe cose non sono ancora cambiate, devo dire che a noi dispiace un po'. Questo brano racconta la storia di un ex compagno di scuola di uno di noi che si chiamava Pierre e si chiama Pierre».
Il brano a cui Facchinetti ha fatto accenno,
"Pierre" appunto, è la terza traccia di quel "Poohlover" che costituì l'album della svolta nella carriera del gruppo. La canzone, dedicata alla libertà di poter esprimere il proprio io e trovare la realizzazione che ogni essere umano merita, nel 2016 ha trovato la sua trasposizione nel cortometraggio realizzato da Cosimo Alemà, pubblicato sul canale Youtube dei Pooh alla pagina https://youtu.be/jagYRyghqCM. L'esecuzione ha visto Red al violoncello, Stefano con il flauto traverso, Dodi imbracciare la chitarra Ovation. Già dalle prime strofe Roby era molto commosso ed ha alternato l'interpretazione con Riccardo.
Il momento acustico è proseguito con i brani "In diretta nel vento", "Stare senza di te", "50 primavere", "Alessandra". Novità della scaletta è stata "Santa Lucia", brano del 1987 scelto perché racconta di Bologna e dei ricordi che un figlio conserva del padre. A rendere ancora più suggestiva l'interpretazione è stata la neve fatta cadere sul palco, a sottolineare le strofe "Siam passati stasera tardi, nevicava / come dentro le cartoline / di quel Natale che non c'è più" e ad aumentare ulteriormente il livello di commozione già alto.
"Uomini soli" ha ridestato l'orgoglio per la vittoria del gruppo al Festival di Sanremo del 1990 con questo testo scritto da Valerio Negrini sulla condizione della solitudine nella società di quegli anni. Sono seguite "Quando una lei va via" e "Notte a sorpresa", durante la cui interpretazione i Pooh hanno fatto ritorno alla sezione principale del palco, fatta eccezione di Roby, rimasto seduto al pianoforte.
"Nel buio (I looked in the mirror)" ha preceduto un momento preciso del concerto, una occasione di ricordo che ha accompagnato ogni singola data del tour, dedicata unicamente a Valerio Negrini, fondatore e paroliere dei Pooh. Valerio è stato colui che ha dato voce ed anima espressiva al gruppo, gettando con le sue parole brevi squarci su vite ed esperienze. Il suo modo conciso e diretto di esprimersi, il suo saper cogliere l'essenza delle situazioni e delle persone è stato uno degli elementi fondamentali del successo e della vitalità del gruppo e la sua scomparsa avvenuta il 03 gennaio 2013 è stato il fattore principale ad aver portato i Pooh alla decisione dolorosa di concudere la carriera.
E' stato per noi il più grande e rimarrà il più grande. Grazie Valerio... e la sua poesia, le sue storie non moriranno mai. Roby Facchinetti
Facchinetti ha interpretato "Domani", brano molto caro al poeta, con un cappellino da baseball poggiato sul pianoforte bianco ed ha spiegato il gesto con queste parole: «Il nostro poeta... Valerio. Questo è un suo cappello, perché stasera anche lui doveva esserci e c'è anche lui. C'è anche lui! Facciamo un applauso molto forte in modo che lui lo possa sentire! Valerio è stato il vero fondatore dei Pooh, senza di lui noi non saremmo qui. Nel 1971 Valerio decise di uscire dal gruppo per dedicarsi completamente alla cosa che lui amava di più ed era la poesia. Ha girato il mondo almeno tre volte perché così lui lo ha potuto raccontare sulle nostre note, sulle nostre melodie, sulle nostre armonie. Non c'è argomento che lui non abbia toccato, raccontato nelle nostre canzoni. Per lui non c'era nulla più importante della poesia. E' stato per noi il più grande e rimarrà il più grande. Grazie Valerio... e la sua poesia, le sue storie non moriranno mai. Noi siamo cresciuti anagraficamente e pensiamo anche musicalmente perché abbiamo dedicato alla nostra musica... abbiamo dedicato veramente la nostra vita alla musica, abbiamo sacrificato anche i nostri figli, le nostre famiglie per la musica perché per noi è sempre stata la cosa più importante. Abbiamo sempre pensato che la musica fosse una cosa seria, molto seria ed è una cosa seria. Gli anni '70 sono stati per noi gli anni della svolta, soprattutto nel '73 abbiamo capito per la prima volta che la nostra musica poteva avere percorsi anche diversi. Ora vi facciamo ascoltare una suite musicale che dava il titolo a questo nostro album: è appunto "Parsifal"».
Le note di "Parsifal", suite molto importante nella storia artistica dei Pooh e pietra miliare nella carriera compositiva di Facchinetti, ha ancora una volta lasciato stupito e coinvolto il pubblico, affascinato dalle atmosfere evocate dalle parole di Negrini e ammirato per gli assoli di Battaglia. Serpeggiava però anche lo sgomento provocato dalla consapevolezza che quella sarebbe stata l'ultima occasione in cui sarebbe stato possibile assistere all'esecuzione dal vivo di tale brano, da sempre pietra fondante della passione dei fan.
La parola è passata a Stefano: «E' una cosa straordinaria, veramente. Grazie, grazie, grazie, grazie!. Devo dire che ho già provato l'emozione di un'ultima volta quando qualche anno fa ero sceso da questo palco convinto che fosse per sempre, per'altro. E il vostro abbraccio, il vostro calore mi ha lasciato veramente un segno straordinario. Ma poi mi hanno fatto cambiare idea i miei amici per sempre perché mi hanno voluto ancora su questo palco per questo nostro ultimo viaggio e devo dire che sono molto, molto contento che siano riusciti a convincermi, perché l'emozione che ho provato in tutti questi mesi in giro per il mondo, riabbracciando delle facce che avevo quasi dimenticato, è veramente una cosa straordinaria e grandissima e mi sarei perso veramente una parte importante dei miei battiti del cuore. Grazie davvero! Grazie, grazie, grazie!».
Il set successivo di brano ha visto in scaletta "Per te qualcosa ancora" con Dodi al mandolino. In "Dove sto domani”, "Cercando di te“, ”La ragazza con gli occhi di sole“ Riccardo ha duettato con i rispettivi interpreti, mentre in ”Ci penserò domani“ Roby ha ceduto il posto alle tastiere a Battaglia.
Voglio ringraziare tutti, tutti coloro che hanno fatto parte di questo grande sogno e che soprattutto hanno cominciato questo grande sogno: senza di loro i Pooh non esistevano, da Valerio in poi. Dodi Battaglia
Il chitarrista ha preso la parola per una serie di ringraziamenti: «Grazie! Prima di andare avanti voglio fare un grande ringraziamento a tutte le persone che hanno collaborato ormai da un anno a questo concerto: sono più di 150 le persone che lavorano ogni sera qui, insieme a noi. Ma voglio estendere questo ringraziamento non soltanto a questi collaboratori che sono validi, sono fantastici, ma voglio estenderlo in maniera particolare a tutte, dico tutte le persone che hanno lavorato per noi nel corso di questi cinquant'anni: non saremmo su questo palcoscenico e in questa maniera se loro non fossero stati la vera macchina della nostra musica. E voglio salutare in maniera particolare uno di loro, che è stato nostro fonico prima del grande Renato Cantele: lui si chiama Osiride Gozzi e ci sta credo guardando o sentendo... Ciao Osiride, ti vogliamo bene! Grazie! E allora voglio anche ringraziare ed è dovuto, tutte le persone che sono state sul palcoscenico dei Pooh ancora prima di noi. Nessuno dei Pooh di adesso, compreso quelli che si sono reriuniti... reu... come si dice... riuniti... rireriuniti, compreso loro, faceva parte della prima formazione dei Pooh, per cui voglio ringraziare tutti, tutti coloro che hanno fatto parte di questo grande sogno e che soprattutto hanno cominciato questo grande sogno: senza di loro i Pooh non esistevano, da Valerio in poi. Grazie a tutti loro, grazie. In vena di ringraziamenti voglio... come si può dire... un ringraziamento... scusa... un ringraziamento-scusa, chiedo venia, io, a nome di tutti i miei colleghi, a tutte le persone alle quali noi abbiamo sottratto attenzione, sottratto tempo, dedizione, affetti, per dedicarlo, per dedicarli a quella che è la nostra grande passione, la musica. Abbiamo avuto dei grandi risultati. Delle volte dobbiamo essere perdonati dalle nostre famiglie, dai nostri figli, dalle nostre compagne per il tempo che non abbiamo saputo dedicare a loro e chiediamo scusa a loro. Ma siccome sappiamo bene che siamo nell'evoluzione della specie, i nostri figli ne sanno più di noi per cui ci conoscono meglio di noi e ci capiscono meglio: ogni volta che parliamo con loro sanno bene, in maniera particolare molti di loro, che cosa vuol dire stare sul palcoscenico e quello che è questo nostro mestiere, per cui grazie a loro. E voglio fare un ultimo ringraziamento in maniera particolare alla mia famiglia, a mia moglie, mia figlia che io amo, tutte due, perché soprattutto ultimamente nel corso di questo periodo molto importante per i Pooh e per la mia vita mi sono stati vicini e voglio dire che senza di loro non sarei con un cuore che batte ancora qui sul palco. Grazie! Ah ecco, devo fare l'ultimo ringraziamento importantissimo fatto da un bolognese... dov'è quello di San Lazzaro? Non c'è... Devo ringraziare le autorità di Bologna, il sindaco e tutta la giunta che ha voluto darci una bellissima onorificenza. C'è un premio che si dà all'appartenenza di questa città per tutti coloro che hanno fatto grande in Italia e nel mondo la musica, l'arte, le scienze, qualsiasi cosa che appartenga a Bologna. L'onorificenza si chiama la Turrita ed è questa cosa qui che vedete è fantasticamente bella ed è una rappresentazione in rilievo delle torri di Bologna. Voglio ringraziare il sindaco e tutta la giunta, il vicesindaco ce l'ha consegnato questa sera. Questo rimarrà per sempre nei nostri cuori. Grazie, grazie a Bologna, grazie all'amministrazione. Siete gentili, siete un pubblico straordinario, credetemi. E so bene che non siete i soli a Bologna. Parlavo prima del nostro mestiere, di tutti coloro che ci hanno aiutato a portarlo avanti e allora questo brano che parla proprio di una nostra giornata tipo dalla mattina fino alla sera quando torniamo a letto e si chiama "Pronto, buongiorno è la sveglia"!».
"Pronto, buongiorno è la sveglia…", cronistoria di un giorno di trasferta da una località di un concerto all'altra, è stata seguita dal lento “La donna del mio amico“, centrata sul senso di fedeltà ed amicizia che vincono sulla prospettiva di un nuovo amore. "Canterò per te" e "Dimmi di sì” hanno creato il giusto clima di allegria che serviva per accogliere le ultime parole gruppo, raccolto fianco a fianco.
Roby Facchinetti: «Grazie! Questa nostra straordinaria nave è entrata in porto questa sera insieme a voi e da domani ognuno di noi diventerà ex Pooh. L'unica cosa che continuerà a chiamarsi Pooh sarà la nostra musica e quella grazie a voi, mi auguro e voglio sperare che non morirà mai. Grazie dei vostri applausi, per il vostro amore, per il vostro affetto che abbiamo sempre avvertito. Grazie amici, grazie! Grazie di cuore!».
Dodi Battalgia: «Allora, dovevo dire un'altra cosa, ma essendo a Bologna... scusa io la battuta la devo fare perché sennò... Prima hanno fatto l'Expo, mò facciamo l'ex-Pooh... Eh santo cielo, due in un anno! Ho voluto sdrammatizzare perché ogni volta che ci penso io cappotto... va bene... E allora voglio dire che durante questo tour abbiamo avuto davanti ai nostri occhi delle immagini veramente fantastiche. Pensate, una delle cose più belle che ho visto durante questo tour è stato... ne ho visto uno anche stasera, ma non dico dove... due persone, un lui e una lei, che si sono tenute per mano carinissimamente, dolcemente, per tutto il concerto. Allora io penso che se la nostra musica o se la musica in generale possa servire da trait d'union per queste cose belle di affetto, di amore tra due persone che si tengono la mano per tre ore, penso che sia una delle più grandi soddisfazioni che questo mestiere ci possa aver dato. Grazie a voi. E dicevo, l'immagine che ho qui davanti ai miei occhi rimarrà per sempre nel mio cuore, come tutte le altre serate di questo tour, come la cosa più emozionante che io abbia mai vissuto nella mia vita dopo la nascita dei miei figli, per cui dopo quella venite voi. Grazie! Siete nel mio cuore. Grazie! Grazie per sempre! Grazie!».
Red Canzian: «Noi questo lungo viaggio lo abbiamo iniziato che eravamo poco più che bambini veramente e abbiamo passato la nostra vita con le valigie in mano, pronti sempre ad andare, anche se non sapevamo a volte dove andavamo, l'importante era andare. Ed il viaggio è stato lungo, nel frattempo con noi sono arrivati dei figli straordinari, che sono quasi tutti qui stasera e sono cresciuti in tournée: a volte il nostro retropalco sembrava un kinderheim con i bambini che giravano, poi crescendo hanno imparato anche a fare degli scherzi belli forti perché son furbi loro e si sono divertiti molto in tournée. Però hanno capito una cosa, la cosa più importante, quella che diceva anche Roby prima: che la musica è un mestiere serio, non è un gioco e noi siamo contenti di aver trasferito loro questo concetto perché la musica dà tante gioie, dà tante emozioni, dà tante cose meravigliose, però è una cosa seria e va rispettata. Forse il nostro paese non la rispetta troppo la musica ma voi, che siete qua stasera, invece lo state facendo con la vostra attenzione, la vostra presenza e questo è bellissimo, questo è un grande dono che voi fate a chi ha dedicato la vita alla musica e noi di questo non finiremo mai di ringraziarvi. Prima Roby ha detto che finalmente la nave è arrivata in porto, ma dobbiamo essere non soltanto tristi stasera, ma orgogliosi perché noi insieme a voi questa nave l'abbiamo portata in porto ancora con le luci accese! Grazie!».
Io stasera voglio dedicare a questa maggioranza silenziosa che magari ci saluta ai semafori piuttosto che invece ci chiede semplicemente di poterci stringere una mano, voglio veramente dedicare con tutto il cuore il mio ultimo importante grazie. Siete veramente stati i nostri compagni di viaggio incredibilmente importanti. Stefano D'Orazio
Stefano D'Orazio: «Di solito noi da qui sopra questo palco dedichiamo i sorrisi migliori a queste prime file, a questo pubblico incredibile, straordinario che ci ha accompagnato in tutte le nostre tournée, che è diventato una parte del nostro spettacolo perché si muovono con noi, cantano con noi, cantano al nostro posto molto spesso ed è questa una cosa veramente incredibile. Loro sanno tutti di noi, veramente, sanno già dove andremo a dormire e a mangiare, sanno tutto quello che magari non sappiamo neanche noi, ma la cosa incredibile è che potrebbero ricostruire la loro e la nostra vita attraverso tutti i selfie che ci hanno fatto da quando ci conoscono. E questo è veramente un regalo straordinario. Ma loro sono la punta di un iceberg di cui noi probabilmente non conosciamo totalmente la grandezza perché al di là di questa milizia, la prima fila, questa milizia di confine, ci sono gli altri, quelli che magari non hanno... quelli che magari non sono arrivati il giorno prima, quelli che non conoscono tutte le parole delle nostre canzoni, quelli che si sono persi strada facendo più di qualche nostro concerto, ma che sono quelli che in qualche modo ci hanno dato gli spunti per raccontare le nostre piccole storie che forse in qualche circostanza sono state anche le storie di loro. Ecco io stasera voglio dedicare a questa maggioranza silenziosa che magari ci saluta ai semafori piuttosto che invece ci chiede semplicemente di poterci stringere una mano, voglio veramente dedicare con tutto il cuore il mio ultimo importante grazie. Siete veramente stati i nostri compagni di viaggio incredibilmente importanti. Ci avete aiutato a rimanere con i piedi per terra, non siete stati esagerati, non ci avete santificato, ma siete stati veramente incredibili. questa sera siete ancora qui, o magari sono seduti in qualche cinema, qualche cinema in giro per l'Italia. Noi proprio a tutti voi, a tutti loro vi vogliamo dire veramente grazie! Grazie, grazie, grazie!».
Riccardo Fogli: «Prima non sono riuscito a parlare perché... perché non ci sono riuscito. Io mi divido fra la Maremma e Bologna San Lazzaro, quindi insomma gioco in casa: imio destino parte da Bologna e ritorna a Bologna. C'è qualche legame strano, un'alchimia. La prima volta che sono arrivato a Bologna mi salutavano e mi dicevano "Hei busèn!" e io dicevo "Ciao! Ciao! Ciao!". Poche ore dopo, un'altra parte di Bologna, "Hei busèn!" e io dicevo "Ciao! Ciao!". Chiesi a Valerio Negrini "Ma è possibile, è una settimana che sono coi Pooh e già sono così famoso che mi salutano tutti?". E lui mi disse: "Ma come ti dicono?". "Mi dicono busèn". E poi vi dirò cosa significa. Una cosa allegra, non è triste. E quindi ho chiesto l'autorizzazione ai Pooh se potevo invece esprimermi nella mia lingua maremmana che non è volgare, credetemi... ma tutto questo viaggio importante fatto con i miei fratelli Pooh, questo sogno, il fatto di suonare con loro, di poterli toccare anche perché io li vedevo in televisione, vedevo passare i TIR, dicevo "Ciao! Io sono...". E i TIR passavano... Tutto questo per me ha una sola espressione... guardare e dire: maremma maiala che bello!».
Il concerto è proseguito con "Noi due nel mondo e nell’anima" nella versione riarrangiata del 2016, "Tanta voglia di lei", "Il cielo è blu sopra le nuvole", "Io sono vivo“, ”Non siamo in pericolo", "Chi fermerà la musica" e "Pensiero".
La seconda variazione in scaletta è giunta con l'ultima canzone in programma: "Solo voci", brano a cappella privo di accompagnamento strumentale risalente al 1983, dove è apprezzabile in pieno quella coralità che ha sempre caratterizzato lo stile interpretativo dei Pooh.
Roby, Riccardo, Dodi, Red, Stefano si sono lasciati sommergere dall'applauso commosso del pubblico, abbracciandosi ed inchinandosi su quel palco che li ha visti per l'ultima volta insieme. D'Orazio ha stupito un'ultima volta gli astanti, togliendo il gilet e rivelando una maglietta con impressa su sfondo nero la frase "GAME OVER", a sottolineare la chiusura definitiva di un capitolo del suo passato lavorativo ed artistico.
Nei giorni successivi avremmo appreso che la diretta al cinema era stato l'ennesimo successo al botteghino, a coronamento di un tour ormai abituato ai grandi numeri: oltre 200 sale coinvolte, più di 35 mila spettatori, secondo posto al box office con un incasso pari a 440.755 Euro (piazzato subito dopo "Oceania" della Disney e la prima di "Rogue One: A Star Wars Story", per intenderci).
Per chi volesse rivedere il concerto, la registrazione della diretta trasmessa da
radio RTL 102.5 è disponibile alla pagina www.rtl.it/musica/concerti/pooh-su-rtl-1025-live-dall-unipol-arena-di-bologna-venerdi-30-dicembre-2016/
Al termine del concerto ci si è un po' tutti cercati nella calca della folla, come a voler vedere negli occhi degli amici le proprie lacrime e per condividere il senso di smarrimento piombato all'improvviso dopo tre ore di energia e suoni. Ai Pooh va riconosciuto il merito di aver terminato la carriera così come l'hanno sempre condotta: in modo professionale, serio, con grandi numeri e senza scendere a compromessi.
A noi fan hanno regalato un ultimo addio che si è rivelato essere una vera e propria festa densa di emozione sì, ma anche spensierata ed allegra. Ci hanno salutato con le lacrime ma anche con il sorriso, regalandoci ancora una volta ciò che di meglio sanno fare: musica. Anche se nel profondo del cuore c'è il rammarico perché non verrà rinnovato l'appuntamento con un nuovo album, non ci saranno nuove occasioni di amicizia durante le attese alle transenne, rimane l'emorme patrimonio di ricordi, melodie, parole su cui continuare a riflettere. Continueremo a stringere vicini gli affetti nati grazie alle loro canzoni o che ne portano il nome, come mio figlio Alessandro, mantenendo i Pooh e ciò che rappresentano una costante del nostro quotidiano: perché la passione ed il bene, quelli veri, non hanno data di scadenza.
Autore - Michaela Sangiorgi